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Annullata l’ordinanza di custodia cautelare a carico dello zio accusato di pedofilia

DI GAETANO FERRANDINO

ISCHIA – Tutto ribaltato, o meglio tutto cancellato. Clamorosamente o meno, questo lo capiremo leggendo le motivazioni a tempo debito, ma è certo che la vicenda giudiziaria che ha destato enorme scalpore sull’isola d’Ischia ha preso una virata davvero a trecentosessanta gradi. Nella mattinata di ieri i giudici della XII sezione del Tribunale del Riesame hanno annullato l’ordinanza di custodia cautelare a carico del 44enne ischitano accusato di abusi sessuali a carico della piccola nipotina di quattro anni. Dunque secondo il collegio giudicante non ci si trova affatto dinanzi ad un presunto pedofilo, tutt’altro, al punto che la decisione repentina è stata assunta per mancanza di gravi indizi.

E’ stato così accolto il ricorso, ma anche premiato il lavoro, degli avvocati difensori dell’uomo, Antonio De Girolamo e Mitty De Girolamo, che si erano appellati al Tribunale della Libertà subito dopo l’udienza di convalida che si era svolta nei giorni successivi a quelli in cui l’ischitano era stato posto agli arresti domiciliari su ordine della Procura della Repubblica di Napoli. Un lavoro certosino, quello dei legali dell’indagato, che hanno presentato anche una corposa memoria scritta ed indagini difensive a supporto del proprio assistito. L’udienza in tribunale si è protratta invero a lungo fino all’emissione del dispositivo. Il provvedimento è stato notificato nel pomeriggio di ieri al 44enne dai carabinieri della Compagnia di Ischia, guidati dal cap. Andrea Centrella, l’uomo è di fatto tornato nuovamente in libertà.

Le motivazioni, che dovrebbero essere rese note in un termine massimo di 45 giorni, chiariranno anche i principi che hanno ispirato la decisione del Riesame. I cui giudici, vista la delicatezza del caso, hanno studiato lo stesso nei minimi dettagli, al punto tale che pare che ieri sia stato visionato anche il filmino contenente la registrazione dell’audizione della minore dinanzi agli agenti della squadra mobile. E’ chiaro che i nuovi sviluppi rendono decisamente più agevole il percorso giudiziario per un uomo che è stato comunque colpito da una accusa infamante, forse la peggiore che possa essere rifilata.

La vicenda e l’attività investigativa ha inizio lo scorso 7 luglio quando presso il pronto soccorso dell’ospedale Rizzoli arriva la piccola bambina accompagnata dalla madre e dalla nonna materna. La minore veniva visitata da un pediatra ed un ginecologo che riscontravano un eritema vaginale da sospetto abuso sessuale. Ovviamente il referto veniva trasmesso per conoscenza anche alle forze dell’ordine e non a caso la madre veniva sentita il giorno successivo dai carabinieri della Compagnia di Ischia, guidati dal cap. Andrea Centrella, ai quali raccontava che il giorno precedente la figlia era stata prelevata dal padre di buon mattino e poi riportata a casa poco prima delle 19: la coppia, per la cronaca, è separata ma la donna consentiva all’ex coniuge di vedere la bambina ogni qualvolta lo desiderasse, senza alcun problema.

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Quella sera stessa la bambina, dopo aver cenato, chiedeva di essere accompagnata in bagno per espletare le funzioni fisiologiche e in quella circostanza riferiva alla genitrice di avvertire un bruciore alle parti intime. La mamma verificava effettivamente la presenza di un rossore e spalmava della pomata nella zona interessata. La nonna nel frattempo chiedeva alla nipotina come si fosse procurato quel rossore e qui arriva la risposta che nessuno avrebbe mai voluto sentire: la piccola infatti rispose che era stato lo zio, e cioè il fratello del padre, a toccarle la “patatina”. Da qui la corsa all’ospedale Rizzoli ed il predetto referto che giudicava la giovanissima paziente guaribile in quattro giorni.  Nei giorni successivi, allora, la bimba veniva sentita da alcuni esperti in servizio presso la Squadra Mobile di Napoli alla presenza di una psicologa con l’audizione che veniva anche videoregistrata.

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La piccola, alla domanda “c’è qualcun altro che ti tocca la patatina?” rispondeva “zio” e dichiarava che era dovuta andare dal medico “perché la farfallina era rossa”. La minore, nel corso dell’audizione, raccontava anche che i fatti si erano verificati quando si trovava in casa dello zio, che l’avrebbe toccata mentre si trovavano entrambi distesi su un letto intenti a guardare la televisione. Gli inquirenti le chiesero anche di specificare quante volte lo zio l’avesse toccata e la sua risposta era tanto telegrafica quanto eloquente: “Tante”. Nello specifico la relazione della psicologa riferiva che la minore si mostrava disponibile al dialogo e “palesava un livello cognitivo, un’organizzazione del pensiero, una capacità di concentrazione ed una capacità di distinguere al realtà dalla fantasia adeguati all’età”. Non solo, nell’ordinanza si racconta anche che “la stessa si era mostrata reticente nel descrivere l’abuso subito, sicché si era reso necessario introdurre il discorso della pulizia delle parti intime per poter poi affrontare l’argomento in esame, in particolare eventuali toccamenti delle parti intime”. Fatti e circostanze, quelli appena esposti, che avevano indotto il gip che “a carico dell’indagato non poteva che ritenersi sussistente un quadro indiziario connotato di significativa gravità, quadro però completamente ribaltato ieri.

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