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Per la D’Avino un tuffo nel passato: «Ischia è la mia seconda casa»

Nostra intervista alla ex dirigente scolastica dell’Istituto Alberghiero “V. Telese” che è tornata a vivere l’ambiente didattico isolano nei panni di presidente di commissione al Liceo Ischia in occasione degli esami di maturità

Lei ha sempre mantenuto un legame con l’isola. Tornarci in veste di Presidente di commissione, un ruolo che le calza come un vestito su misura, quali sensazioni le ha regalato?

«Innanzitutto ho scelto io di venire a Ischia: non è stata una decisione imposta. Per me venire sull’isola è sempre un rientro a casa, come fra l’altro qualcuno ha detto oggi stesso, commentando il mio ritorno dicendo che per me Ischia è una seconda casa. Ed è proprio così».

«Ho scelto di venire a Ischia perché la considero la mia seconda casa. L’isola mi è mancata molto, perché in nessun altro luogo si respira il turismo come qui»

Lei ha continuato a frequentare l’isola in questi anni. Avendo insegnato in una scuola che è un po’ un osservatorio privilegiato, posso chiederle in che cosa vede migliorata l’isola e in che cosa le vede cambiata in peggio?

«Secondo me in linea di massima l’isola è migliorata “esteticamente”: gli ischitani hanno più attenzione alla cura delle cose, che prima davano un po’ per scontate. Lo vedo dalle strade, dai locali. Questi sono stati anni imprenditorialmente molto significativi. Tuttavia le dico che in questi pochi giorni dal mio arrivo mi hanno colpito soprattutto due cose: innanzitutto i ragazzi, che sempre più sono interessati alle sorti dell’isola. Ad esempio l’impegno nella questione del comune unico mi ha colpito molto, perché i ragazzi cominciano ad interessarsi della gestione dell’isola, ad approfondire ciò che prima non li coinvolgeva molto. Iniziano anche a pensare all’isola in maniera imprenditoriale. L’altra cosa è l’aumento degli investimenti in alcuni imprese e strutture turistiche: vedo una grande energia. Questo momento post-covid mi sembra un momento in cui le persone hanno voglia di riprendere il discorso interrotto dalla pandemia. Per quanto riguarda i cambiamenti in peggio, potrei piuttosto indicare dove non è migliorata abbastanza: direi nei trasporti».

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«A Ischia ho visto maggiore cura “estetica” rispetto a qualche anno fa, e un nuovo grande interesse dei giovani per la gestione delle sorti dell’isola. Nota dolente i trasporti, migliorabili»

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Posso chiederle cosa le è mancato di più dell’isola, sia alla persona che alla dirigente scolastica?

«Alla dirigente scolastica è mancato soprattutto il trovarsi in una vera località turistica, e mi sono resa conto di ciò proprio nel momento in cui ho cambiato il mio impegno, perché a volte non si ha chiara cognizione di quello che Ischia rappresenta il turismo, pur con tutti i limiti, le difficoltà e le divisioni interne: a Ischia si respira turismo, quasi in ogni famiglia c’è un componente che è legato al turismo. C’è quindi una mentalità difficile da trovare in altri luoghi, come Napoli. Al liceo ho avuto il piacere di avere con me in commissione la professoressa Garbaccio, figlia del noto professore, che si occupava di turismo in maniera competente: ecco, quello che mi manca è il confronto con persone veramente competenti di turismo, che mi hanno insegnato cose che non avrei potuto imparare in città».

«Credo che la maggior innovazione della mia gestione fu il rilevante coinvolgimento delle imprese nel progetto scolastico del Telese, che ha dato i suoi frutti»

Lei dà l’impressione di essere una persona equilibrata, ma diverso tempo fa si trovò a Ischia al centro di una serie di polemiche. Posso chiederle quali considerazioni fa a distanza di tempo, e se ritiene magari che sarebbe stato opportuno evitare di alimentare tali polemiche?

«Guardi, non mi va di rivangare il passato, quello che è stato ormai è stato».

«Ho mantenuto rapporti molto affettuosi con tanti ex studenti, alcuni dei quali vengono a farmi visita anche a Napoli»

Il saluto di Giuliana D’Avino agli studenti incontrati quest’anno e a quelli che incontrò all’Alberghiero, che sono comunque ancora giovanissimi.

«Spesso mi capita di incontrarli per strada, e si tratta sempre di incontri commoventi, per le cose belle che mi dicono in ricordo dell’esperienza comune. È un’esperienza nella quale in ogni caso gli aspetti positivi sono stati senza dubbio di gran lunga prevalenti sul resto, un periodo per me importantissimo ma anche per la scuola, ed è una cosa che mi dicono gli stessi ragazzi che incontro: con alcuni di loro mantengo ancora contatti. Molti hanno intrapreso soddisfacenti carriere, e a volte sono perfino venuti a farmi visita a Napoli. Un rapporto davvero forte. Non con tutti, perché secondo me piacere a tutti significa non piacere a nessuno. In definitiva, l’importante è vedere che tante persone hanno trovato nel progetto dell’Istituto Telese un punto di riferimento: non parlo solo dei ragazzi, ma parlo anche delle famiglie con cui ho stretto forti rapporti, e soprattutto degli imprenditori e dei docenti, dai quali ho ricevuto una grandissima disponibilità e collaborazione. La scuola non la fanno i presidi, ma si fa insieme, è un progetto collettivo, e l’idea vincente è stata proprio concepire un progetto che riguardasse tutti e coinvolgesse in maniera rilevante le imprese: in tale ottica gli insegnanti avevano continui contatti con gli imprenditori, e questo probabilmente ha costituito una sostanziale novità rispetto alle gestioni precedenti, cioè aprire in maniera ampia il Telese alle realtà imprenditoriali. Non potrò mai dimenticare che, appena arrivata sull’isola, dopo due giorni fui accolta dapprima dal sindaco Brandi il quale fu davvero molto gentile nel venire a salutarmi, un gesto da vero amante della propria comunità, e poi da Antonio Longobardi in rappresentanza di Federalberghi, persona che stimo moltissimo e con cui sono ancora in contatto, insieme al signor Leonessa. Dunque, forse non era solo Giuliana D’Avino ad avere una certa idea di progetto, ma era proprio l’isola a volere un contatto più forte tra l’istituto alberghiero, che forma i professionisti del settore, e l’impresa locale. Un messaggio che io ho colto, e che ha fatto sì che non ci siamo più lasciati, visti i costanti rapporti che ho mantenuto con ognuno di loro».

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