CULTURA & SOCIETA'

LA PROCESSIONE DI SAN CIRO DI OGGI “SVEGLIA” STORICI RICORDI DELLA NOSTRA FANCIULLEZZA

ATTENDEVAMO A ISCHIA PONTE IL 31 GENNAIO CON GIOIA IL GIORNO DELLA FESTA DEI “UAGNARUOLI” PER ESSERE PRESENTI, FAMIGLIA AL COMPLETO IN CHIESA PER LA DEVOZIONE ALSANTO EREMITA E MEDICO – ARRIVAVAMO CON LA CARROZELLA DI ACHILLE…

Con la processione posticipata del Santo che avrà luogo oggi domenica 4 febbraio per le vie di Porto d’Ischia, si concludono i festeggiamento in onore di San Ciro Martire per l’anno del Signore 2024. Festeggiamenti che per noi rimangono speciali perché legati a struggenti ricordi della nostra fanciullezze. Attendevamo a Ischia Ponte il 31 gennaio con gioia,il giorno della festa dei “uagnaruoli”. Così chiamava la nonna gli abitanti di Ischia Porto. Era la prima festa dell’anno, il Santo era molto amato e venerato dal popolo, perché curava i malati di ogni età. Mio padre era un credente e praticante cattolico, perciò ci teneva che tutta la famiglia andasse a ricevere la benedizione del Santo. Era l’anno 1951, quel giorno alle 15.00 in punto arrivò la carrozza sotto casa con il cavallo bianco bardato a festa. Il nostro carrozziere era un giovane educato e rispettoso, il suo nome era Achille, lui prima di dare il via al cavallo per il galoppo, ci disponeva nella carrozza in questo modo: mio padre Giovanni “a cascett “ avanti vicino al carrozziere, sul divano grande mamma Antonietta, Giovan Giuseppe in braccio a lei, io a destra e Antonio a sinistra, mentre le sorelle Maria e Felicia sul sediolinosi fronte. Pronti per la partenza al segnale di Achille, il cavallo iniziò il suo percorso di 2 km. Si passava per la salita dell’Addolorata, chiesa San Girolamo, si s voltava per la via della pineta,arrivo a Piazza Eroi e giù per via Alfredo De Luva fino a San Ciro. La strada che dal Seminario portava per il Bar Calise non c’ era ancora.  Scesi dalla carrozza si entrava in chiesa, zeppa di fedeli, per pregare il Santo di mantenere tutti in buona salute. Piccoli fili di lampadine con bandierine di carta colorata ornavano la strada. Mio padre comprava per tutti noi “coppi “ di nocelline e castagne del prete, chiamate così perché erano affumicate e gustose. Quasi all’imbrunire il nostro carrozziere pronto fuori alla strada ci accompagnava a casa in quel di Ischia Ponte, tutti felici e contenti, questo uno dei nostr tanti “San Ciro” del dopoguerra!

DENTRO “LE PEZZE”. OVVERO IL CAMPO FERTILE DELLA NOSTRA AGRICOLTUR

Negli anni trenta la zona di Ischia Porto venne completamente stravolta. Iniziò la demolizione dell’Albergo Epomeo con l’apertura della nuova Via Alfredo De Luca. Questa importante strada, provocò la crisi dell’l’agricoltura locale che subì un colpo mortale, i terreni vennero risucchiati a favore di case popolari, di piccoli palazzi con negozi di vario tipo. Dopo 25 anni il “colpo di grazia” con la costruzione del Jolly Hotel ad opera di Marzotto e poi la costruzione di altri piccoli alberghi e abitazioni. Moriva la nostra agricoltura. In quella immensa pianura si coltivavano, patate di grade qualità, vari tipi di insalare, carciofi, carote gialle, pomodori, finocchi, cavolfiori, ravanelli tondi e quelli allungati bianchi e rossi, le famose “rapeste bianche”, insalate romanelle,scarole a foglia larga chiamate procidana, cipolline, e cipolle bianche e rosse, zucchine, zucche tonde ed allungate, e la grande specialità erano le carote bianche, lunghe 40 cm che si mangiavano come frutta, perché gustose e rinfrescante, ora questa pianta è completamente scomparsa, fu portata dai greci, ed i grecia oggi è da sempre è l’ingredienre principe della famosa “insalata greca”. Questa zona, che era un dono di Dio, era chiamata “ dentro le pezze”, perché quell’immenso terreno apparteneva a pezzetti a tanti proprietari. Oggi questo nome si usa pochissimo, ma viene chiamato “Dentro San Ciro”.  Dentro le Pezze non fu toccata la Vecchia Capella di San Ciro. Oggi il Santo verrà portato in processione, ma non vedrà più il “suo giardino” che aveva sfamato   Il popolo del Comune D’Ischia.-

michelelubrano@yahoo.it

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