CULTURA & SOCIETA'

Per una cultura della prevenzione e della salute, incontro a Ischia

L’evento si è svolto presso le Antiche Terme Comunali nell’ambito della manifestazione “Novembre mese del benessere”. Tra i presenti il vicesindaco Di Vaia, la presidente AIPARC Caterina Mazzella e i relatori Pasquale Arcamone ed Enzo Sarnelli

Abbattere i muri del silenzio, che distanziano, relegano, confinano e discriminano ancora una volta chi vive un disagio, che può essere temporale o non. Significa anche un impegno maggiore per sconfiggere i pregiudizi che impediscono una vera inclusione delle persone che vivono in una condizione psicologica particolare. La pandemia ancora una volta ha visto crescere questo disagio e non soltanto tra gli esclusi e gli emarginati, e ha evidenziato la necessità di indirizzare le azioni verso un approccio di comunità, attraverso i servizi di prossimità, di investire nella sanità territoriale e nei servizi sociali perché la persona sia sempre al centro di ogni progettualità. Ed in perfetta sinergia si è svolto l’incontro organizzato tra il Comune di Ischia e l’Aiparc sezione Ischia sabato 11 dicembre, nelle Antiche Terme Comunali, nell’ambito di “Novembre mese del Benessere”. Evento rinviato per il maltempo, si è tenuto alla presenza del Vicesindaco di Ischia Luigi Di Vaia, la presidente dell’Aiparc Caterina Mazzella e i due relatori, il dottor Pasquale Arcamone e il dottor Enzo Sarnelli, il tema dell’incontro “Per una cultura della prevenzione e della salute”, Sensibilizzazione sui disturbi mentali e lotta allo stigma sociale. Tantissimi i presenti fra cui il consigliere Luca Montagna, la psicologa Cristina Rontino, il criminologo Alessio Romeo, l’archeologa Mariangela Catuogno, il prof. Ugo Vuoso, la dott. Ale Vuoso ecc.

Introduce Caterina Mazzella presidente dell’Aiparc, a seguire, il vicesindaco Luigi Di Vaia, “I giochi di squadra tra le associazioni, che sono lo specchio del territorio e la comune amministrazione, sono sposalizi che hanno un significato di un cammino in comune, dimostrano di essere una sinergia che va coltivata. Si tende ad emarginare ragazzi che hanno una patologia e invece di amalgamarli nel tessuto sociale li lasciamo soli a se stessi, mentre dovrebbero essere seguiti non solo dagli specialisti ma da chi gli sta accanto e sono patologie che si possono ingigantire, se trascurate e non trattate nel modo giusto. Come amministrazione siamo contenti del successo di questo mese dedicato al benessere, c’è molta attenzione alla prevenzione soprattutto, in questo periodo in cui la pandemia sta allentando e si ritorna a trattare altri argomenti con la dovuta importanza.”

Grazie all’associazione LaAV per ricordare la figura di Vincent Van Gogh, un grande artista ma fragile, ne ricordano la figura della sua vita tormentata dalla depressione dalla guerra, ed ha riversato la sua interiorità nella sua pittura. Lo psicologo Enzo Sarnelli entra nel vivo dell’argomento: “È un tema impegnativo il pregiudizio e lo stigma, che cos’è lo stigma sociale, parte dall’ignoranza perché non conosce, per sentito dire, sentono dagli altri e continuano ad marcare persone che invece andrebbero aiutate e sostenute. Chi da voce ad un disagio esterna, chi tiene dentro soffre nell’anima.” E invita i partecipanti ad un aperto dialogo mettendo sullo stesso piano il relatore con i partecipanti. Un momento molto bello ed intenso dove si e’ parlato di anoressia, di dislessia. Il dislessico a scuola viene ancora additato come diverso, quando non ha nessuna patologia ma invece al contrario il disagio glielo creano. Il Dottore Pasquale Arcamone spiega che, cercando delle definizioni divertenti sulla depressione, non ne ha trovate, perché la depressione non prevede un’apertura alla visione ottimistica, non conosce divertimento, prima di diagnosticare un cambiamento dell’umore e dell’ autostima bisogna accertarsi che non siamo circondati da stronzi, secondo uno studio recente, la depressione non dipende solo da noi ma anche da chi ci circonda, che può influenzare notevolmente un soggetto con uno stato psicologico già provato.

Il depresso incolpa gli altri e si autoaccusa del suo stato, ha una visione negativa di tutto ciò che accade e qualsiasi azione, anche piccola può essere insormontabile. Intorno non sempre hanno il giusto approccio, una volta accertata la depressione, bisognerebbe analizzare e trovare la giusta soluzione, sono tanti gli specialisti che seguono rami diversi e spesso si confondono, ogni specialista tratta una patologia differente, meglio partire dal medico di base per essere indirizzati, sia il neurologo e lo psichiatra sono dei medici e dipende dallo stato dei depressi se hanno bisogno di farmaci o non. Scegliere privatamente oppure scegliere il servizio pubblico, il pubblico consente di trovare più figure che possono seguire il paziente. Grazie al Comune che ha messo a disposizione degli spazi da poter dedicare alle attività ambulatoriali, si possono seguire più pazienti con problematiche diverse. Si fanno anche attività domiciliari e un dato importante da quando è stata chiusa Villa Orizzonte, è che si riescono a seguire più persone nelle case famiglia, attualmente vi sono 35 persone in ambienti familiari contro i 10 che c’erano nella struttura che è stata chiusa. Lo psicologo Enzo Sarnelli afferma che “sul pregiudizio spesso inferiamo sulle persone più deboli, che hanno delle fragilità, ci fermiamo solo davanti alle persone ricche, il loro stigma viene tollerato come momentaneo, perché passa come il soggetto che vive una mancanza. Lavorare con la scuola, sensibilizziamo gli adulti attraverso dei programmi che prevedono anche l’educazione sentimentale, rivolta agli affetti. Vivendo una difficoltà parlandone si stempera l’acuita’ dello stato d’animo. Fare la propria parte, l’indifferenza è il primo freno verso un tentativo d’inclusione, il lavoro di squadra tra scuola, famiglia, associazioni ed istituzioni sono fondamentali per non lasciare escluse persone che fanno parte della nostra comunità e si sono presi diciamo “ una pausa di riflessione”. Un dialogo aperto con le persone presenti, una mattinata che ha acceso i riflettori su tante problematiche che si possono ingigantire quando aleggia l’ombra del pregiudizio. Abbiamo sopportato, senza ribellarci mai a comportamenti da condannare assolutamente, come mettere in un banco separato una ragazza con con Dsa e farla sentire come “ diversa”, ha ricevuto un impatto psicologico devastante, difficile da scrollare, porta ancora i segni di questa violenza psicologica, ed è sbagliato, la colpa è nostra che lo abbiamo permesso. Spesso rifiutiamo di essere aiutati per la vergogna e per la paura del pregiudizio che ci può marchiare a vita. Ma quando il disagio impedisce di vivere una vita quotidiana normale e la influenza negativamente, bisogna riconoscere il problema ed arginarlo. Il disagio può nascere anche dietro una cosa bella come il post parto, un rifiuto e purtroppo grazie al rapporto sbagliato che ormai abbiamo tutti verso il cellulare, siamo sempre più isolati, pensiamo di poter risolvere i problemi da soli perché Google ha una risposta a tutto, è diventato parte integrante della nostra vita, vive praticamente con noi. E intanto rinunciamo e ignoriamo i piccoli momenti di vita che ci passano davanti, mentre stiamo così attenti a tutto quello che succede attraverso i Social. Qualche lato positivo della digitalizzazione c’è afferma il dottore Arcamone, in quanto ha permesso di stare vicino ai pazienti, e di seguirli per via telematica durante il lockdown, una giusta via di mezzo, aiuterebbe ma sono le esagerazioni ad aumentare il divario con la realtà. Il pensiero comune serve anche a gettare delle basi solide per una comunità compatta, preparata a trovare soluzioni, più difficili da trovare dove incombe l’ombra del pregiudizio e dello stigma sociale che dimostra ancora una volta il lato debole di una società troppo ignorante.

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