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Perché Luchino Visconti non ambientò nessun film a Ischia?

Veniamo da un periodo in cui Ischia è stata, nel male come nel bene, al centro dell’attenzione mediatica. Terremoto, G7, Convegno Internazionale sul Termalismo, Riunione dei quadri dirigenti di Forza Italia, il set del film di Muccino con numerosi divi cinematografici, l’omaggio a Toscanini alla Mortella, la moda a Ischia Ponte e tanto altro. Tralasciando per un attimo le calamità naturali e gli eventi straordinari a carattere mondiale (G7), voglio soffermarmi sull’importanza del cinema per lo sviluppo turistico dei luoghi. Senza alcuna volontà di rubare il mestiere all’ottimo collaboratore del Golfo, Gianluca Castagna, esperto di cinema. Ad Ischia abbiamo l’esempio virtuoso del consolidato Ischia Film Festival (IFF) di Michelangelo Messina (non a caso impegnato da Muccino nella logistica e nell’arruolamento delle comparse del film). Esempio virtuoso perché, in maniera originale e in tempi non sospetti (solo da poco la Campania ha istituito La Film Commission Regionale) intuì l’importanza dell’abbinamento film-luogo, cinema e paesaggio, scenografia-fotografia-ambientazione.

Dunque, negli anni, grazie soprattutto alla Cineriz di Angelo Rizzoli, Ischia ha costituito lo scenario in cui sono stati collocati film di vario genere e di diverso spessore artistico. Gabriele Muccino ha un legame con Ischia attraverso la madre nata nell’isola e per il fatto di essere stato concepito (lo ha rivelato il padre) a Ischia e questo spiega il film girato nella nostra isola (la pellicola arriverà alle sale cinematografiche il 14 febbraio 2018) che, però, è presa non nella sua specificità di “isola verde”, ma in quanto isola in generale, una specie di nuova Itaca, a simbolo dell’eterno desiderio di ritorno alle origini, al grembo familiare. Proprio lui, Gabriele Muccino, reduce da una pubblica dilaniante polemica familiare col fratello Silvio. Ma come mai un regista cinematografico e teatrale, ben più importante di Muccino e di Muccino più affezionato alla nostra isola, tanto da soggiornare prima in alberghi (Excelsior, Moresco, Regina Palace, Regina Isabella) poi in villa (Villa Colucci, proprio a Punta Molino come la scelta di Minniti per il G7), fino a comprare la Colombaia, villa sul promontorio di Zaro, come mai non ha girato film su Ischia? In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera di domenica scorsa, la brava attrice di cinema e teatro, Adriana Asti, alla domanda della giornalista Roberta Scorranese “Le piacevano anche gli uomini tirannici come Luchino Visconti?” così ha risposto: “ Un signore crudele, ci voleva tutti alla Colombaia, la sua villa a Ischia, ma ci sottoponeva a regole ferree; pranzo e cena a orari fissi, non potevamo ricevere nessuno e persino se volevi prenderti una granita in centro (al Bar Internazionale  da Maria n.d.r.) dovevi chiedergli il permesso. Ma a lui si perdonava tutto”.

E’ uno stereotipo o la verità? Lo scrittore antiquario Giorgio Balestriere, ischitano, nel suo libro “A Ischia cercando Luchino Visconti”  propende decisamente per il “luogo comune”:  Luchino Visconti è stato spesso giudicato inaccessibile, scostante, a volte addirittura cinico ed arido. Questo cliché, diffuso dai suoi molti detrattori, dipese senz’altro dalla sua inflessibile ed imperiosa personalità e, forse, anche dal suo aspetto fisico intriso di aristocratica fierezza. E Balestriere porta, a supporto di questo suo giudizio, i commenti bonari di Giorgio Strehler e di Claudia Cardinale , attrice che amava di più perché gli ricordava le sembianze della madre, oltre che dal musicista Franco Mannino che, però, era il cognato di Visconti. Balestriere cita inoltre un episodio di straordinaria bontà e solidarietà del regista: un regalo (1975) al suo barbiere personale a Roma, di origine calabrese, della somma di 30 milioni di lire per consentirgli di comprare casa per la famiglia. Sicuramente buono e solidale era Visconti, ma quando uno dei servitori ischitani che egli aveva impiegato nella sua villa di Roma e cioè Nicola Sasso (l’altro era Giuseppe Boccanfuso) gli chiese un aumento di stipendio, glielo negò e lo lasciò andar via senza tentennamenti. Era tutto questo Visconti, generoso ma inflessibile, affettuoso ma arcigno,marxista ma elitario; per lui era inconcepibile non considerare la sua disponibilità e la sua ospitalità meno che un onore per chi ne beneficiava. Se ne saranno sicuramente resi conto anche amici ischitani come Tonino Baiocco che, a cena nella villa romana del regista, sedeva all’altro capo di un lungo tavolo  e, per dialogare, doveva spostare il capo a destra o a sinistra, avendo due candelabri d’argento come separatori e distanziatori; ma se ne resero conto sicuramente anche i D’Ambra (Iolanda, Salvatore e Mario) grandi amici anche loro.

Che cosa impedì al regista, così legato al luogo e alle relazioni sul posto, di trarre spunto per un film? Perché Visconti che, con tanta cura ristrutturò, da vero esteta, la Colombaia e frequentò – sempre conservando riservatezza e confinando la sua omosessualità nella sfera intima – i migliori intellettuali e grandi artisti in quel di Forio, soprattutto al Bar da Maria, dal musicista Hans Werner Henze a Suso Cecchi D’Amico, a Alain Delon, Jean Sorel, Helmut Berger, Bice Valori, Giuseppe Patroni Griffi, Massimo Girotti, Franco Zeffirelli, Tennesse Williams, Burt Lancaster, Claudia Cardinale, Anna Magnani, Marcello Mastroianni e il suo grande amore Maria Callas,nonostante tutto questo non sentì il bisogno di creare un’opera ispirata a queste ricche esperienze? A proposito della Callas, che poi sposò Onassis, è curiosa la circostanza che la Colombaia, prima che fosse acquistata da Luchino Visconti, era stata richiesta al barone Fassino da Onassis che ricevette un diniego. Per arrivare a spiegare i motivi per cui il regista non creò mai un film su Ischia e sulle esperienze ischi tane, dobbiamo citare un episodio, riguardante l’amico di Testaccio Giuseppe Boccanfuso: Visconti, nel 1948 ( la prima volta di Luchino ad Ischia fu nel 1945) portò con sé, a Catania, il giovane Boccanfuso, in qualità di collaboratore addetto al ciak, per il film La terra trema, ricompensandolo con cinquemila lire la settimana. Non era solo volontà di aiutare economicamente il giovane. Quel giovane era un povero pescatore dei Maronti ( cameriere d’estate al Bar Vittoria) e, nella tematica di La terra trema, quel pescatore c’era entrato indirettamente, per ispirazione, per traslazione, per trasposizione artistica .Ad onor del vero, Visconti teneva presente anche l’isola di Mikonos, da lui conosciuta prima che diventasse meta internazionale. Dunque il motivo per cui, a volte, un artista del calibro di Visconti non colloca la narrazione e i personaggi in un luogo preciso (e amato) è perché quella materia ispiratrice viene trasfigurata attraverso la creazione artistica.

Ne siamo sicuri, Ischia è entrata molte volte nei film di Visconti, ma in maniera indiretta, non palese. A volte sono proprio i film più scadenti che hanno bisogno di una forte e ben identificata location. In quei casi non è l’arte che magnifica i luoghi, ma sono i luoghi a nobilitare il lavoro cinematografico. Solo un altro Visconti potrebbe andare ad individuare nei suoi film tutte le ispirazioni nascoste che gli ha offerto la nostra isola. L’estetica ha diversi canoni e il canone estetico di Visconti trascende ogni catalogazione e ogni tentativo di incasellamento di genere. Scrive Giorgio Balestriere: “ Il suo profondo eclettismo e il suo impegno poetico, estetico ed ideologico, ha inglobato tutti gli aspetti dell’esistenza: il decadimento morale, la disgregazione sociale, la solitudine, la trasgressione e la morte sono temi ricorrenti in tutti i suoi film”. Quanta strana analogia tra la vicenda della famiglia lucana emigrata a Milano del film Rocco e i suoi fratelli e la vicenda dell’amato Giuseppe Boccanfuso, emigrato con la famiglia in California, dove il figlio Luchino ( omaggio a Visconti), poco più che ventenne, spaesato,  morì rimanendo schiacciato da una realtà diversa fino a diventare avversa.

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Franco Borgogna

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