CRONACAPRIMO PIANO

Senegal, maxi sequestro di droga a bordo: arrestato marittimo ischitano

Il ritrovamento, all’interno di alcune macchine, di un quantitativo di cocaina pari a 750 chili avvenuto sulla nave “Grande Nigeria” della Grimaldi Lines – avvenuto in Senegal – avrebbe portato all’arresto del comandante dell’unità e di alcuni componenti dell’equipaggio. Tra questi ci sarebbe anche un marittimo originario di Ischia, tale Paolo Amalfitano. Secondo quanto si apprende, l’uomo si troverebbe tuttora in stato di detenzione o comunque impossibilitato a comunicare con i suoi familiari. La cosa che stupisce maggiormente è che la vicenda esca fuori soltanto oggi, a circa due mesi dai fatti. Con la Farnesina stranamente silente. Una storia, insomma, meritevole in ogni caso di ulteriori approfondimenti.

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Il 4 luglio 2019 le Dogane del Porto di Dakar hanno sequestrato la M/n Grande Nigeria, ivi ormeggiata per operazioni di sbarco del carico proveniente da un porto del Brasile (caricatore Renault du Brasil), dopo aver rinvenuto a bordo occultati nel bagagliaio di quindici vetture Renault nuove, un totale di oltre 798 Kg di cocaina; le autovetture caricate erano destinate a Congo ed Angola. Contestualmente, le Dogane hanno incarcerato il comandante della nave Biagio Pasquale Mattera ed il 1° Ufficiale di coperta Paolo Amalfitano e due cittadini tedeschi, questi ultimi a bordo nell’ambito di attività turistiche che prevedono di provare l’esperienza di un viaggio a bordo di nave da carico e non aventi ovviamente alcun legame con il carico Renault.

Sono stati incarcerati anche i presunti trafficanti, ossia “i ricevitori” senegalesi della cocaina, addetti al Terminal; altri correi sono riusciti a fuggire e sono tutt’ora ricercati (da ultimo sembra che alcuni di questi siano stati individuati ed incarcerati); pare che, se confessassero la loro responsabilità, i nostri marittimi ed i tedeschi verranno liberati e al fine porre fine a questa orripilante odissea.

La contestazione, sulla base della quale si è proceduto al sequestro ed all’arresto dei quattro, è quella di narcotraffico internazionale e contrabbando. L’arresto ed il sequestro sono stati convalidati dal locale Giudice, che, a quanto ci risulta, si attiene a regole di diritto sostanziale e processuale mutuate dall’ordinamento francese.

Le Dogane, ritenendo applicabili le norme del Codice doganale, si sono date pena di calcolare rapidamente l’ammontare di tributi dovuti ed evasi e relative sanzioni, commisurandole al valore della cocaina sul mercato interno, valore del carico di autovetture e valore della nave; i valori adottati riteniamo senza ombra di dubbio essere assurdi; come se non bastasse , nel conteggio, i Doganieri hanno considerato sanzioni e tributi anche in relazione ai 238 Kg di cocaina rinvenuti a bordo di autovetture destinate alla M/n Grande Africa, fatto occorso circa un mese prima sempre nel porto di Dakar e con le stesse modalità e diverso equipaggio. Si parla complessivamente di circa 200 miliardi di valuta locale; quanto alle pene detentive, esse sono draconiane.

L’aspetto aberrante è che, in maniera del tutto esplicita, i nostri marittimi sono stati arrestati sulla base di una presunta responsabilità oggettiva, ossia per il solo fatto di essere comandante e primo ufficiale di coperta della nave, senza alcuna evidenza del loro coinvolgimento nel fatto. Crediamo ve ne sarebbe a sufficienza per chiedere l’intervento degli Organismi deputati alla tutela dei basilari diritti umani.

La richiesta di scarcerazione è stata recentemente respinta, senza alcuna motivazione sugli indizi di colpevolezza, del resto assenti; neppure vi sono riferimenti ad esigenze cautelari, che del resto da sole non sono sufficienti ad incarcerare una persona. Ci è del tutto evidente che i due siano, ne più ne meno, ostaggi, la cui liberazione , temiamo, avverrà solo quando l’armatore avrà pagato.

Altra aberrazione è la pretesa applicazione delle norme doganali, le quali si applicano alle merci destinate all’importazione e al consumo interno e non certo alla cocaina.

Riteniamo inaccettabile che due italiani vengano incarcerati senza titolo e gettati in una prigione di un paese del terzo mondo, senza le minime garanzie e senza la adeguata assistenza delle nostre rappresentanze consolari a differenza del governo tedesco che sta facendo fortissime pressioni per la liberazione dei due loro cittadini, incarcerati altrettanto assurdamente.

L’armatore, pur con i tempi che gli sono propri, sta perlomeno contrattando con le autorità senegalesi ed in particolare con le loro Dogane il pagamento delle somme da questi richieste, cui, di fatto, il locale Magistrato subordina la liberazione ed il dissequestro della nave. In buona sostanza trattasi di atteggiamento assimilabile ad una estorsione.

In questi due mesi i nostri connazionali hanno notevolmente perso peso corporeo. Il comandante è stato più volte sottoposto a visita medica.

COSMAR invita le preposte autorità ad agire negli stessi modi e tempi messi in atto dalla Germania. Chiediamo alle deputate istituzioni la ragione per cui ancora non sia stato convocato l’ambasciatore del Senegal. Non ci risultano trattative ufficiali tra il Governo italiano e quello senegalese. Ad alta voce e senza mezzi termini chiediamo sia fatta luce su questa incresciosa vicenda e che i nostri lavoratori del mare ingiustamente imprigionati vengano immediatamente liberati.

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