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Perseguita e minaccia la ex moglie, finisce a Poggioreale

DI GAETANO FERRANDINO

ISCHIA. L’allarme lo avevamo lanciato già nei giorni scorsi e oggi, soprattutto in considerazione del fatto che siamo arrivati al terzo episodio nel giro di poco più di una settimana, non può essere più taciuto. Atti persecutori, stalking, violenze sessuali, un universo sconfinato di violenze che si insedia a pieno titolo anche sulla nostra isola dove sono state emesse in pochi giorni ben tre ordinanze di custodia cautelare, l’ultima delle quali – quella di cui vi racconteremo a breve – con la traduzione dell’indagato nel carcere di Poggioreale e non ai domiciliari. I carabinieri della Stazione di Ischia – guidati dal cap. Andrea Centrella e coordinati dal luogotenente Michele Cimmino – hanno infatti eseguito nella tarda serata di giovedì un’ordinanza di custodia cautelare in carcfere firmata dal gip dott.ssa Linda Comella a carco del 43enne Marco Sposato, siciliano di origine ma residente a Barano. L’uomo risponde del reato di atti persecutori in quanto “animato da un forte sentimento di gelosia – con condotte reiterate consistite nell’appostarsi continuamente nei luoghi frequentati da B.F. e dai suoi figli, nell’ingiuriarla con espressione del tipo ‘puttana, femmina e merda, vai a fare la puttana’, nel telefonarle ripetutamente nonché nello scriverle messaggi minacciosi quali ‘se ti trovo con qualcuno ti do fuoco, se ti trovo in compagnia con la benzina’, molestava la stessa in modo da cagionarle un perdurante e grave stato d’ansia o di paura nonché un fondato timore per l’incolumità propria e dei figli, tale da costringerla a modificare le proprie abitudini di vita”. Fatti questi che, come recita l’ordinanza, sono stati commessi a partire dal febbraio 2017.

UNA LUNGA SCIA DI MINACCE E PEDINAMENTI

Ci sono ovviamente una serie di elementi posti a fondamento della richiesta di custodia cautelare in carcere chiesta dal pm e concessa dal gip. In particolare lo scorso 4 febbraio F.B. aveva presentato una querela nei confronti del suo ex marito con la quale aveva denunciato le molestie e gli atti persecutori che lo stesso aveva posto in essere nei suoi riguardi a seguito della separazione avvenuta l’anno precedenti, nonché una serie di lesioni che le aveva provocato nell’agosto 2016. Un episodio, quest’ultimo, per il quale risulta tuttora pendente un procedimento penale per il reato di maltrattamenti in famiglia e lesioni. Si arriva al 1 aprile quando la situazione prende una brutta piega, perché F.B. presenta una nuova querela nei confronti dello Sposato, nella quale rappresenta la prosecuzione dei maltrattamenti ma anche l’accentuarsi di condotte palesemente persecutorie ai suoi danni. In particolare, come si legge nell’ordinanza, la donna spiegava che il suo ex coniuge, in epoca successiva alla prima denuncia da lei presentata, aveva mostrato verso di lei un atteggiamento ancor più rabbioso e violento. F.B. spiegava di essere spesso pedinata e seguita in ogni suo spostamento e in svariate circostanze si vedeva rivolgere pesantissime minacce. La stessa querelante chiariva agli inquirenti che i comportamenti ancora più pesanti dell’ex marito si erano esacerbati dopo che aveva dovuto spiegarli che la loro relazione era definitivamente terminata a seguito di un periodo di riavvicinamento che c’era stato tra il novembre 2017 ed il gennaio 2018. In particolare la donna spiegava che lo Sposato aveva frainteso le sue intenzioni nel senso che la stessa non aveva mai manifestato alcun intento di natura riconciliativa.  C’è anche un altro episodio che rende al meglio l’idea di tensione, quando la vittima racconta che il 15 marzo era stata minacciata dal suo persecutore che addirittura aveva cercato inutilmente di aprire lo sportello della sua autovettura dopo averla invano invitata ad uscire dal veicolo.

L’UOMO ALLA EX CONIUGE: “TI RIMANGO MORTA A TERRA”

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Passando i giorni, la situazione non migliorava affatto e così si arriva al 31 marzo quando l’uomo si avvicina ulteriormente alla ex moglie e dopo averla offesa ancora una volta l’aveva seguita fin sotto casa. Nella stessa notte, poi, non contento aveva nuovamente tentato di fermala urlandole contro, ingiuriandola e prendendo a calci il veicolo sul quale si trovava.  La denuncia del 1 aprile, a seguito di indagini effettuate dagli investigatori locali, trovava conferma nei contenuti dalle dichiarazioni rese dalla sorella della vittima che dichiarava di aver assistito a ripetuti episodi di inseguimenti, pedinamenti e insulti ma anche dalla figlia maggiorenne della coppia. Come se non bastasse, la persona offesa presentava una terza querela anche il 9 aprile con la quale denunciava un fatto verificatosi in quella giornata quando Marco Sposato l’aveva seguita per strada e intimorita con una serie di frasi del tipo “Cammina, mò ti faccio vedere”, oppure “Vai, vai dentro dai carabinieri che ti rimango morta a terra”. Non solo, nel caso di specie l’uomo, incurante delle raccomandazioni dei militari dell’Arma, gli ha rivolto una serie di ulteriori epiteti offensivi del tipo “Ti devo schiattare il fegato, stavolta ti faccio vedere io”. Insomma una escalation senza fine che ha portato anche F.B. ad accusare un malore come risulta anche da un certificato medico rilasciato dai medici del pronto soccorso dell’ospedale Rizzoli di Lacco Ameno, che parlava di disturbo d’ansia.

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LA REITERAZIONE DELLE CONDOTTE DI VIOLENZA

Per quanto riguarda la qualificazione giuridica dei fatti, l’ordinanza spiega che i fatti oggetto della contestazione vanno correttamente qualificati nella fattispecie penale di cui all’art. 572 del codice penale dei maltrattamenti in famiglia. Ma il gip spiega anche che “nel caso in esame deve ritenersi provata una reiterazione di condotte di violenza, principalmente di tipo psicologico, dello Sposato nei confronti di sua moglie. Con il suo comportamento l’indagato aveva creato nella dotta una situazione di particolare mortificazione incidente sulla sua persona, a tal punto grave da averla portata a richiedere l’intervento delle forze dell’ordine in più occasioni… Va ricordato che il reato di maltrattamenti in famiglia è costituito da una condotta abituale che si estrinseca in più atti, delittuosi o meno, che determinano sofferenze fisiche o morali, realizzati in momenti successivi, ma collegati da un nesso di abitualità ed avvinti nel loro svolgimento da un’unica intenzione criminosa, di ledere l’integrità fisica o il patrimonio morale del soggetto passivo cioè, in sintesi, di infliggere abitualmente tali sofferenze”. Nel dispositivo firmato dalla dott.ssa Comella si aggiunge poi che “la ripetizione da parte dell’indagato degli indicati atti vessatori durante il periodo oggetto di contestazione aveva indubbiamente provocato delle continue sofferenze morali alla persona offesa, avendo la stessa riferito di aver vissuto questa situazione con timore e con paura. Le molestie si erano intensificate nel periodo successivo la prima querela che la persona offesa aveva presentato. In questo modo lo Sposato aveva dimostrato disinteresse alle richieste di aiuto della sua ex moglie, avendo insistito nei suoi comportamenti ossessivi e persecutori. Le minacce che in questo ultimo periodo egli aveva rivolto alla moglie appaiono di particolare gravità e idonee a generare una situazione di forte angoscia nella persona offesa. D’altra parte, per il passato lo Sposato aveva pienamente mostrato la sua indole violenta… in conclusione, la ripetizione sistematica di tali comportamenti violenti e sopraffattori, delinea la consapevolezza – da parte dell’indagato – delle conseguenti sofferenze cagionate alla persona offesa e della condizione di sottomissione in questa era stata posta”.

L’INDAGATO E IL PERICOLO DI REITERAZIONE DEL REATO

Da qui la deduzione del magistrato che intravede “un serio pericolo di recidiva specifica, consistente nel rischio che lo Sposato commetta in futuro altri fatti analoghi a danno di sua moglie. L’ossessione da lui mostrata e la gravità delle minacce nell’ultimo periodo rivolte all’ex moglie sono espressione della natura fortemente negativa dello Sposato, incapace di tenere a bada le proprie intemperanze, talora persino alla presenza delle forze dell’ordine”. Di qui, dunque, il pericolo che l’indagato potesse nuovamente avvicinarsi a F.B. con intenti aggressivi e il drastico provvedimento di carcerazione a Poggioreale. Dove l’uomo resterà detenuto in attesa dell’udienza di convalida che si svolgerà alla presenza del suo legale di fiducia, l’avv. Gianluca Maria Migliaccio. E nel frattempo l’isola farebbe bene a interrogarsi su una spirale di violenza che sembra proprio non avere fine.

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