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«Caffè Scorretto» «Contro l’ironia»

Ci sono tante cose che colpiscono guardando l’isola. Specie d’inverno. I negozi che ospitano i cartelli “affittasi” appesi alle vetrine spoglie e solitarie un po’ ovunque, le strade deserte prive di esseri umani a pochi giorni dal Natale mentre scorrono fiumi di auto nomadi in cerca di uno scopo. E tassisti? Sono in attesa quasi fossero in sciopero della fame, almeno fino alle 18 ora deputata al coprifuoco. Anche le pinete, ferme e immobili da anni, si domandano se ci sono alberi in giro o qualcosa che si agita nel sottobosco dell’isola. Dopo la vibrante protesta dei servitori del servizio pubblico e delle auto bianche – ci saremmo augurati di trovare persone capaci di coinvolgere i colleghi di altri comuni ma nulla è perduto – siamo in attesa che il giorno accordato agli operatori, sembrerebbe per discutere dei problemi della categoria con il sindaco d’Ischia Enzo Ferrandino, possa essere proficuo per tutti noi. Auguriamoci che la delegazione sia in grado di annunciare una buona novella, come gli artistici zampognari. O freschi Re Magi, trasportino intenzioni moderne come la richiesta per favorire una svolta storica del trasporto da piazza e renderlo più appetibile. Attenzione. Che si possa evitare gettonate richieste retro datate al Medio Evo della mobilità con la scusa che il lavoro ormai si limita al periodo estivo ma innovazione, cultura del trasporto pubblico. Per lavorare pure nei mesi freddi come in Lapponia, affinché gli isolani possano spartire insieme con altri le natiche sui sedili posteriori delle auto in un continuo movimento e a prezzi convenienti. Auguriamoci che i tassisti possano scacciare i demoni dell’aumento delle tariffe e posti nelle auto solo se sei in regola con il pacchetto gold di Sky o sei un pollo. In grado di desiderare più tutela per i passeggeri, con il tassametro e la localizzazione GPS e le app a fare da strumenti innovativi, e perciò più protezione per il lavoro dei conducenti; e pretendere l’approvazione in tempi stretti di un regolamento unico (con l’abbattimento dei confini amministrativi tra comuni, e consentirci uno spostamento sostenibile anche per il portafogli!). Insomma auguro a noi e voi, cari tassisti, di riuscire a comprendere davvero ciò che ha detto il sindaco di Lacco Ameno in una intervista in relazione alla “possibile scomparsa della categoria dei tassisti di fronte a realtà che si stanno affacciando sul mercato” e a trovare una via. Di compromesso costruttivo, s’intende. Non il ritorno alle grotte, nella speranza di fare qualche corsa a Natale, ma spostarsi come i pastori fuori dai confini del presepe. Comunque, dicevo. A Ischia si rischia molto. C’è gente che va in giro ossessionata dalla stessa domanda, ogni anno: “che fai a Capodanno?”. Come a ricercare notizie sull’esistenza degli alieni o informazioni aggiornate sugli arabi o i tedeschi che potrebbero invaderci. Al momento ci sono i negozietti cinesi a ricordarci che qualcosa sta cambiando. E tra qualche anno, è indubbio, l’isola sarà più appetitosa. Per loro. Se comunque alla domanda ciclica ti limiti al tipico “non so che farò l’ultimo dell’anno, magari niente”, mostrando una chiara confusione, gli intervistatori seriali sono capaci di scrutarti attoniti come se fossi tu l’alieno, fuori dal mondo. È normale. A Capodanno, come a ferragosto, bisogna sempre fare qualcosa. Non serve a niente pensare a cose irrisorie, per esempio che fine hanno fatto i turisti o dove stiamo andando e se abbiamo sul serio la percezione di un mercato che non sappiamo fronteggiare tranne proporre tariffe low coast, ma bisogna rivolgere l’attenzione a cose di chiara rilevanza mondiale. Il rito è rito e va sì rispettato. Chi non lo fa non esiste. Che possiamo farci, l’isola è così. Si aspetta il letargo dell’inverno per lamentarsi, per transitare poi nella vivacità dell’estate, per lamentarsi. Siamo di un’abitudine spaventosa e nessuno che si renda conto, davvero, che c’è un sottobosco in fermento, che si agita, che ci sono invasioni di capitali stranieri, che il populismo è finalmente realtà e il Pd come i partiti di destra hanno bisogno di rinnovarsi, che l’età sta diventando un mero fatto anagrafico privo di sostanza, tant’è che – dice la scienza – si diventa anziani dopo i 75 anni e ciò produrrà una modifica, auguriamoci presto, del mercato del lavoro. Accade di tutto, mentre la gente resta ovattata e indifferente. Che isola fantastica. La politica locale –quella economica in particolare – ha una responsabilità, in parte. È la mentalità che dovremmo iniziare a modificare. Animarci e uscire dal presepe della tristezza, questo il fine. Per farlo, prima dovremmo renderci conto del posto che occupiamo. Se tanti all’opposto sono convinti di star bene solo perché i cinesi investono, domani saremo in-vasi e pronti per diventare cibo per l’Oriente. Fortuna che a Forio ci sarà “Note di Natale”, la manifestazione in house organizzata da Gaetano Maschio. Ha usato quasi l’intero budget – si presume si tratti di 70 mila dindini, euro più, euro meno- per un calendario fitto di eventi. Per l’occasione tornerà Tony Esposito e forse ci porterà il suo cavallo di battaglia quanto mai attuale, “Kalimba de luna”. Chi non se la ricorda? Una ventata di onda nueva, sicuro. Ciò che colpisce, di più, però, è l’affermazione di uno dei sindaci. Risale a qualche settimana fa. Per chi non lo avesse capito – lo dico per quelli che sono in vacanza a 19 euro tutto compreso e hanno la sfortuna di leggere questa rubrica – lo scoglio isolano è diviso in sei fette. E come la provincia che scimmiotta la città ci sono frazioni e sotto frazioni, le une che tendono a prevaricare le altre. Secondo il primo cittadino in questione, dicevo, “l’isola non è fatta per ospitare eventi o feste durante il periodo invernale, perché è noto che sia una località adatta per l’estate” e pertanto “organizzare avvenimenti nel periodo natalizio è come fare un buco nell’acqua. Meglio tenere un profilo basso, poiché il Natale è più adatto alla montagna. Noi siamo un’isola di mare”. Qui da noi se ti viene in mente qualcosa, la dici. Giusta o sbagliata che sia, non importa. E per avere critiche o applausi ti basta essere o un amministratore o un politico e dire frasi a minchiam. Non devi essere un giornalista, quello no. Che poi quello che dice un giornalista, se “locale” poi non ne parliamo, non se le fila nessuno ché magari potrebbe aver ragione. Forse se la fila chi perde tempo come lui. Sì, perché esiste la convinzione diffusa che chi scrive perda tempo specie se usa l’arma dell’ironia e che non si tratti di un lavoro e, perciò, non vada retribuito. Vabbè, in compenso c’è chi scrive. Scribacchia, va. D’inverno non c’è neppure abbastanza gente che legge, o intelletto capace di andare oltre le righe stampate in qualche articolo e superare le colonne d’Ercole dell’attenzione, per cui il rischio di parlare a un popolo dormiente che discute della terra piatta è dietro l’angolo. A Ischia? Se dici una cosa fondata su argomentazioni sostenibili, c’è chi non perde occasione per farti a pezzi con argomentazioni insostenibili. Comunque vada hai detto una cazzata. Se poi hai detto una cazzata che si sostiene sui pilastri dell’argomentazione, è una cazzata argomentata. Un giorno vi parlerò dell’astio tra giornalisti. Per tornare alla convinzione comune, se scrivi o sei “filosofo”, che non conosce una bene amata cippa della vita pratica e se ne va a passeggio per i sentieri dell’iperuranio, o perdi tempo. Ischia è un posto strano ma come tutti i posti la gente ha voglia di essere ascoltata e nessuno di aprire le orecchie. Certi amministratori oltre che sordi poi sono anche ciechi. C’è chi parla da solo – anch’io, che credete? – o scrive sul social o chi fa domande su come ti sei organizzato a Capodanno. Per quanto mi riguarda, è un periodo che non mi sento granché bene, deve essere il letargo. Auguriamoci almeno che i tassisti siano più svegli di voi, e di me.

Pagina Fb Caffè Scorretto di Graziano Petrucci

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