Pianta “killer”, è allarme sull’isola

di Luigi Balestriere
BARANO. E’ allarme a Barano per la diffusione delle piante di ailanto che stanno praticamente invadendo ogni angolo verde dell’isola. Lo rileva il baranese Riccardo Di Meglio in una nota inviata al Corpo Forestale dello Stato, all’Assessore Ecologia della Regione Campania ed a tutti i sindaci isolani.
«La pianta di ailanto, detta anche “il buncazzone” Boncazzone o “fetiente” pianta originaria delle isole Molucche e dalla Cina nel 1751 introdotta in Europa – scrive Di Meglio – Vorrei , con questo mio scritto, interessare gli addetti ai lavori, in primis l’assessorato all’ecologia della Regione Campania e a tutte le persone animate da un animo ecologista, ad interessarsi del problema che ormai attanaglia l’isola intera. Questa pianta oramai si sta sviluppando in maniera incontrollata e sta modificando completamente la flora di tutta l’isola. Al momento sono pochi (o nessuno) coloro che si sono interessati al problema, perché una larga parte dei nostri terreni sono incolti e questo favorisce che il buncazzone possa crescere e svilupparsi in un numero abnorme. Bisogna tener presente – rileva il cittadino baranese – che crescono annichilendo tutto ciò che li circonda, compresi i castagni e tutte le piante che hanno fatto parte della storia della flora della nostra isola, interessando boschi di castagne e perfino i pochi pini rimasti sono soggetti al procrearsi di questa pianta fetida.
Al momento non voglio essere presuntuoso nel dire che nessuno comprende il reale pericolo che incombe al nostro patrimonio boschivo.
Desidererei che l’Assessorato regionale potesse interessarsi della problematica ed interessare la forestale o chi ritenga idoneo a studiare il problema ed eventualmente a censire – conclude Riccardo Di Meglio – facendo intervenire i proprietari dei terreni, anche quelli selvosi, per la bonifica o di quant’altro si ritenga idoneo ad affrontare e mettere sotto controllo questa pianta. In ultimo, vorrei ricordare che il boncazzone si riproduce con i fiori e con le redici con le bacche».