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“Piazza Piedimonte, non ti riconosco più”

Di FRANCESCO FERRANDINO

BARANO D’ISCHIA. Molto spesso il valore della bellezza e dell’arte non sopravvive al tempo e all’incuria umana. Un esempio ci viene dalla segnalazione dell’architetto Aldo Capasso, che quasi trent’anni fa con un suo progetto valorizzò la piazza di Piedimonte. Attualmente gran parte della sua opera è stata pesantemente alterata e per certi aspetti cancellata. L’inaugurazione della piazza e delle aree adiacenti riqualificate venne celebrata nel 1988 con una grande festa a cui parteciparono i bambini che frequentavano la vicina scuola elementare Ciro Scotti, tutti vestiti da Pinocchio. Infatti, oltre alla realizzazione di un ampio spazio davanti la Chiesa di Santa Maria La Porta e all’edificio delle Poste, l’opera del Capasso comprendeva un giardino dedicato proprio al celebre personaggio di Collodi: «Nell’area del giardino – afferma l’architetto – era stato installato il burattino collodiano di bronzo seduto su una panchina, opera realizzata dall’artista Antonio Borrelli. Una scelta motivata non solo dalla presenza della vicina scuola elementare, ma anche dalla destinazione a giochi del giardino: l’effige di Pinocchio intendeva essere un visibile “compagno” di giochi e di avventure per i bambini. Su un lato della piazza circolare, alle spalle del palco fisso per le manifestazioni, come quinta era stata invece realizzata una fontana decorata da un grande murale di ceramica, con la riproduzione di un’opera di un grande artista della body-art Giuseppe Desiato». Purtroppo l’aspetto originario della piazza è oggi profondamente mutato, purtroppo non in meglio, con inopinate modifiche che hanno stravolto le intenzioni e la visione dell’autore, come ci illustra lo stesso Capasso: «Sono passati quasi trent’anni dalla realizzazione di quest’opera, che ebbi l’onore di realizzare con grande passione ed impegno, ma oggi la piazza, nonostante che sia anche sagrato della Chiesa, è ormai destinata a parcheggio di autovetture. Il verde sembra curato e la grande magnolia, tanto contestata dall’allora Parroco, fa bella mostra all’ingresso della piazza; meno curati e abbastanza degradati, invece, sono gli elementi di arredo: panchine, lampioni, sedili di pietra antistanti all’ufficio postale. Sgradevole è apparsa  anche l’eliminazione di alcuni inserimenti di aiuole e muretti all’interno del giardino. Ma la cosa più sconcertante, quella che mi ha maggiormente colpito e amareggiato, è stata la distruzione, e poi l’eliminazione, dell’opera di Pinocchio, con l’inserimento di una dozzinale opera di Padre Pio, quasi a voler mortificare il burattino tanto amato in tutto il mondo. Un vandalismo che mi ha amareggiato per la violenza che ha subito Pinocchio e l’artista che ha realizzato la sua immagine, e per la delusione che certamente avranno quei bambini che 27 anni fa parteciparono alla festa dell’inaugurazione, ma principalmente per la stupidaggine umana». In effetti, anche la fontana è stata eliminata, e il murale di Desiato è stato ricoperto con una “parete” di verde, quasi a voler nascondere l’opera. Una censura inspiegabile, e infatti anche l’architetto non sa darsi spiegazioni: «Cosa avrebbe di tanto “osceno” quest’opera?  Vi illustro testualmente la sua motivazione dalla relazione di progetto del 1987: “Altra presenza artistica è rappresentata dalla decorazione maiolicata della fontana ispirata a un quadro di Giuseppe Desiato. Alcune tracce di colore, su fondo monocromatico, individuano un volto di donna sdoppiato frontalmente, inteso a rappresentare le due anime che albergano dentro di noi: la buona e la cattiva, l’amore e l’odio, la razionalità e l’irrazionalità, la ragione e la religione, la creatività e l’aridità ecc, ecc. Insomma, un invito a un momento di riflessione, di pensiero e di fantasia, che s’intravede sotto lo scrosciare dell’acqua che batte sulla decorazione.” Pertanto non riesco a capire i motivi di tale censura, per cui aldilà del grottesco e del ridicolo, rimango attonito per azioni incresciose che si possono ancora fare e che si lasciano fare nel XXI sec., in un paese  avanzato e che vive di turismo, qual è Ischia». Non si può non concordare con l’architetto Capasso, e sperare che quanto prima la piazza riacquisti lo stile e l’estetica che ne ispirarono la realizzazione nell’ormai lontano 1988.

 

 

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