CRONACA

Picchia più volte la ex moglie, ischitano finisce ai domiciliari

Il provvedimento è stato firmato dal gip della Procura della Repubblica di Napoli, la donna aveva sporto denuncia alla polizia lo scorso 6 agosto: applicata la nuova normativa “codice rosso”

Un cittadino ischitano è stato raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari firmata dal gip Lucia De Micco che ha accolto la richiesta del pubblico ministero Caterina Curatoli. L’uomo è accusato di reiterati maltrattamenti nei confronti della sua ex consorte, le indagini sono state rapidissime anche grazie alle nuove leggi varate in materia. Nell’ordinanza sono chiari i capi di imputazione, che hanno condotto C.B. agli arresti domiciliari.

L’uomo è ritenuto responsabile del reato di maltrattamenti in famiglia aggravati dalla presenza di minori perchP “ponendo in essere condotte violente e denigratorie nei confronti dell’ex coniuge (… omissis), rivolgendole espressioni del tipo ‘puttana, morta di fame, io ti devo vedere morta e non trovo pace finché non ti vedo morta in mezzo alla strada’, aggredendola sia verbalmente che fisicamente in diverse occasioni anche in presenza del figlio minore (… omissis), colpendola con pugni alla testa e al torace, infliggeva alla persona offesa sofferenze fisiche e morali tali da rendere abitualmente dolorosa, mortificante e intollerabile ogni relazione interpersonale”. A riguardo l’ordinanza parla di una condotta criminosa che sarebbe stata perpetrata a partire dal 2008 ma vengono specificati anche una serie di episodi. A riguardo, ad esempio, C.B. risponde di lesioni personali perché “al fine di commettere il reato di cui al capo a), aggredendo (…omissis) con un pugno alla testa le cagionava lesioni personali guaribili in sette giorni, consistite in ferita lacero contusa al cuoio capelluto come da referto medico del presidio ospedaliero A. Rizzoli del 15 febbraio 2015”.

Per la verità altri episodi di violenza perpetrati nei confronti della vittima sarebbero avvenuti anche a cavallo tra il 2017 e il 2018 ed anche nello specifico sarebbero debitamente documentati dalle ferite riportate dalla ex coniuge di C.B. Ed è anche per questo motivo che il giudice per le indagini preliminari ha deciso di accogliere la richiesta di applicazione cautelare formulata dal pubblico ministero. Per questo motivo il gip nell’ordinanza scrive dapprima che “dagli atti di indagine emerge con ogni evidenza la sussistenza dei gravi indizi richiesti per l’applicazione delle misure cautelari personali” e poi aggiunge che “il procedimento trae origine dalla denuncia querela sporta da (… omissis) in data 6 agosto 2019. Il magistrato spiega: “La donna riferisce che ha sposato il B. nel 2007 e nel 2008 nasceva loro figlio. Il matrimonio ha sempre vissuto di alti e bassi in ragione della abitudine del B. di assumere alcolici e in conseguenza di ciò tenere atteggiamenti violenti anche alla presenza del figlio. La situazione è costantemente degenerata fino a quando nel febbraio 2015 l’uomo le cagionava una lesione al cranio con copiosa fuoriuscita di sangue, da cui scaturiva la prima denuncia presentata presso la stazione dei carabinieri di Casamicciola Terme. Il referto medico del 15 febbraio 2015 è stato acquisito presso l’ospedale Rizzoli di Lacco Ameno dal commissariato ps dell’isola e riporta ferite lacero contuse al cuoio capelluto guaribili in giorni sette”.

Nell’ordinanza si rammenta anche che la donna nel 2017 si decise a mettere fine alla propria relazione coniugale, poi si legge: “In data 1 dicembre 2017, recatasi presso l’abitazione del marito come da accordi per prelevare il figlio, lui a tanto si opponeva e le sferrava un colpo in testa che le faceva perdere l’equilibrio. Il bambino assiste all’episodio. Negli ultimi anni la separazione pare fosse stata accettata dall’uomo tanto che la (… omissis) narra di aver iniziato una relazione con un altro uomo e che gli incontri tra il figlio e C.B. avvenivano regolarmente”. Ma evidentemente, a giudicare dalla piega che hanno preso gli eventi, si trattava soltanto di un fuoco di paglia e di una tregua armata. Le ostilità sarebbero riprese portando la donna a rivolgersi alle forze dell’ordine. I tempi per giungere all’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare, lo ricordiamo, sono stati decisamente celeri anche grazie alla normativa denominata “Codice rosso” che ha introdotto modifiche sulle leggi che disciplinano la violenza tra le mura domestiche o di genere. In particolare, dallo scorso 8 agosto, tra le novità in ambito procedurale, è previsto uno sprint per l’avvio del procedimento penale per alcuni reati: tra gli altri maltrattamenti in famiglia, stalking, violenza sessuale, con l’effetto che saranno adottati più celermente eventuali provvedimenti di protezione delle vittime. Inoltre la polizia giudiziaria, acquisita la notizia di reato, riferisce immediatamente al pubblico ministero, anche in forma orale; il pubblico ministero, nelle ipotesi ove proceda per i delitti di violenza domestica o di genere, entro tre giorni dall’iscrizione della notizia di reato, deve assumere informazioni dalla persona offesa o da chi ha denunciato i fatti di reato. Il termine di tre giorni può essere prorogato solamente in presenza di imprescindibili esigenze di tutela di minori o della riservatezza delle indagini, pure nell’interesse della persona offesa; gli atti d’indagine delegati dal pubblico ministero alla polizia giudiziaria devono avvenire senza ritardo. Non solo, è stata anche modificata la misura cautelare del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa, nella finalità di consentire al giudice di garantirne il rispetto anche per il tramite di procedure di controllo attraverso mezzi elettronici o ulteriori strumenti tecnici, come l’ormai più che collaudato braccialetto elettronico. Il delitto di maltrattamenti contro familiari e conviventi viene ricompreso tra quelli che permettono l’applicazione di misure di prevenzione.

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