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L’AZIONE DELL’EVI PER LA TUTELA DEL MARE ISCHITANO

di Pierluca Ghirelli

Liquidatore EVI spa

La natura delle correnti, la profondità del mare prospiciente l’isola d’Ischia e tutte le attività volte a minimizzare gli agenti inquinanti fanno sì che tutte le analisi dell’Arpac testimonino costantemente l’eccellente  qualità del nostro mare.

La realizzazione dei depuratori è, come tutti sanno, ancora lontana dal concretizzarsi.

Nel frattempo, all’EVI ci siamo posti un problema: quale sarà l’effettiva efficienza di queste strutture, chiamate ad operare con carichi enormemente diversi tra estate e inverno, con una rete molto corta che pertanto, negli orari di punta, porterà a destinazione i reflui, tutti insieme, senza avere i vantaggi di una rete lunga che ammortizzi i tempi di recapito agli impianti? E che problematiche porranno gli scarichi termali in termini chimici e di temperatura? E quanto inquineranno questi depuratori in termini di produzione di CO2 per i consumi elevatissimi di energia elettrica h 24 e per il trasporto in terraferma dei fanghi di risulta? Quanto “inquina” l’occupazione stabile di porzioni di territorio per le discariche dei fanghi e l’utilizzo dei reagenti comunque necessari per il processo di depurazione? E quale poi sarà il conto in termini economici per la gestione di questi impianti di depurazione?

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Da una ricerca che abbiamo effettuato, abbiamo accertato  che  anche per piccoli impianti siamo sull’ordine di circa dieci milioni di euro all’anno come costo di gestione! Questi fondi dovranno scaturire dalla tariffa idrica, che quindi  subirà aumenti di inaspettata rilevanza.

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Perciò, ci siamo chiesti se, nell’immediato, e magari anche in prospettiva, si potesse fare qualche sforzo supplementare per salvaguardare la salute del nostro mare. Dico “supplementare” perché l’EVI già ha messo in campo tutti quei procedimenti esistenti per abbattere la carica inquinante dei reflui, come disoleatura, dissabbiatura, grigliatura ed uso di enzimi.

L’isola d’Ischia ha la fortuna di non possedere insediamenti industriali. Le emissioni, dunque, sono di fatto tutte assimilabili alla categoria dei reflui domestici civili. In pratica, sono solo liquami di origine umana e detersivi, oltre che oli alimentari usati.

L’idea, allora, era quella di limitare l’immissione in fogna, e quindi il recapito finale in mare, di queste sostanze di origine non fisiologica.

Attraverso una nostra ricerca abbiamo verificato la situazione normativa e merceologica del settore dei detersivi, fissando quindi requisiti estremamente stringenti per quanto concerne i prodotti non destinati all’igiene personale.

L’idea è che se viene vietata la vendita e l’uso di detersivi, detergenti e saponi (per il bucato, i piatti, le superfici, ecc.) che non siano pressoché totalmente biodegradabili e totalmente privi di fosforo, in mare finiranno solo residui di prodotti assolutamente ecocompatibili e che non danneggiano in alcun modo l’ecosistema marino. Così facendo, in pratica a mare arriveranno solo deiezioni di origine umana, che sono totalmente biodegradabili.

I sindaci dei sei Comuni isolani hanno convenuto sulla bontà dell’iniziativa ed hanno emesso altrettante stringenti ordinanze.

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