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Piove, la gatta non si muove

di Graziano Petrucci

Prefazione 1. Mentre l’ingresso e l’uscita alle rotatorie sono regolati dagli sguardi tra conducenti più che dalla condotta consigliata dal codice della strada, così da favorire certe volte la nascita dell’amore, e le lucine come lucciole d’estate ne popolano i contorni tanto che ogni sera s’illuminano nella speranza che un aereo low coast scelga la sua preferita per un atterraggio di fortuna e vomitare sul suolo isolano il carico di turisti, devo ripetere una cosa. Sì, ripetere. Poiché non possiedo il genio di Paganini, devo tornare su un argomento che è la critica. Attraverso l’uso della critica si fanno dei distinguo. Non si tratta di attacchi personali, come potrebbe pensare chi intuisce di essere il soggetto principale cui è rivolta. In genere si valutano (non) azioni o (non) comportamenti che avrebbero potuto dare una finalità diversa a un fatto. Se qualcuno ha bisogno, posso ripeterlo ancora a patto che si sforzi di aprire le orecchie, mettere in moto il cervello e da parte l’orgoglio. Prefazione 2. Si chiude in bellezza questa calda estate. Mentre i bar resteranno chiusi per ferie e le spiagge soffriranno di solitudine senza gli ombrelloni e Capri destagionalizza noi, non temete, avremo argomenti su cui riflettere che – come ho già detto in altre occasioni – ogni anno sono identici, sia in forma e sia sostanza. In questa tappa abitudinaria che riguarda il passaggio prima all’autunno e poi all’inverno, fuor di metafora dal sonno al letargo, non so se vi siete accorti, siamo interessati da un clima quasi monsonico che rovescia enormi quantità di pioggia al punto che rischiamo di somigliare all’India pure sotto quest’aspetto. Si tratta di alluvioni che provocano danni o a causa dei quali le strade si trasformano come il Gange quando supera i livelli di sicurezza. Tutto ciò è solo la punta di un problema più ampio. giosiI disastri causati dall’acqua, tipo i tombini che esplodono; o delle fogne che non fanno il lavoro per cui sono state progettate e spesi migliaia di euro, come della presenza imprevista di buche sulle strade che però non soffriranno dell’abbandono come le spiagge poiché a far loro compagnia vi saranno le transenne, sono tutti opera dell’uomo e non dei cambiamenti climatici. Va rilevato pure un altro dato. Non siamo capaci di usare piccole risorse economiche mentre ne mandiamo in fumo tante nei fuochi d’artificio durante le feste. Solo per fare un esempio, Ischia è stata bersagliata dalla pioggia nei giorni scorsi. Sono stati impiegati soldi, si presume in una cifra compresa tra i venti e i quaranta mila euro, per l’opera pirotecnica della festa del porto quando ne basterebbero forse dai cinque ai dieci mila per rimettere in moto le pompe di aspirazione e liberare una parte delle strade dall’acqua. Mi spiego meglio. Non ho detto che il panorama di fuochi artificiali non deve esserci. Ho detto invece che le spese dovrebbero rientrare in una gestione più scrupolosa allo scopo di impiegare risorse “anche” per risolvere problemi. In definitiva diminuire i costi in esplosivi e compensare quelli per opere più importanti non dovrebbe essere difficile. Prefazione 3. A Lacco Ameno a causa degli allagamenti del corso si offre la parodia dell’Esodo.Il sindaco Giacomo Pascale (1) Lungo il tempo scandito da un temporale, è successo quello che molti si aspettavano e temevano. L’ormai noto Michele Schiano non solo è riuscito a realizzare il suo sogno – cioè percorrere in canoa una parte del corso sommerso, farne un video e riceverne oltre seicento mila visualizzazioni- ma ha pure evidenziato, con amara ironia, che di «Ameno», cioè «bello», in realtà è rimasto poco. Mosè, esperto di rottura delle acque a differenza di chi rompe e basta, se fosse stato sul posto si sarebbe tenuto in allenamento e la gente gli avrebbe scolpito pure una statua. L’indignazione appare tanta da non poter essere più contenuta ed è giustificata perché le cose che non filano lisce fanno squadra e opprimono sia i risultati positivi e sia la buona volontà di chi si è dedicato con energia per raggiungerli. La popolazione si sente presa in giro dall’amministrazione. Non perché questa, inutile negarlo, ha il suo da fare ma perché l’amarezza di fronte a lavori del sistema fognario, da poco finiti e si direbbe per niente utili poiché sembrerebbe non funzionare, irriga il paese d’incazzatura collettiva. Oltre la distanza che la gente percepisce rispetto a Pascale e le sue dichiarazioni, quelle del tipo «tutto bene quassù l’acqua non può arrivare», e l’inerzia sia di una parte e sia dell’altra e per diminuire la prima e togliere di mezzo la seconda e i lamenti racchiusi nel semplice «nessuno fa niente», si può approfittare del trabocco d’irritazione per disporre un’assemblea pubblica nella Sala Consiliare, magari un sabato e agli inizi del mese prossimo. In quella sede domandare al primo cittadino un impegno e l’eliminazione dei pesi che affliggono Lacco Ameno.Foto Lacco Ameno O riguardo all’art. 49 dello Statuto del comune, secondo cui spetta al sindaco convocare la riunione popolare o confidando che qualcuno, tipo tutta l’opposizione non uno solo, si svegli ed esca dall’apnea per sostenere la ricerca agli interrogativi che gravano sugli abitanti con risposte precise, cifre e tempi che devono corrispondere alla realtà. Tutto ciò va fatto nell’immediato, senza aspettare il primo psichiatra su un pattino, sul corso, pronto a consegnarci la sua analisi. Cioè che dovremmo smetterla di essere i protagonisti di un film mentale sulla buona amministrazione in ragione del quale fantastichiamo di ricevere l’oscar.

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