Piricelli non ci sta: «Il mio operato non si discute, non sono colluso con la politica»
Dopo la rinuncia all’incarico nella cittadina casertana di Cesa e le ombre sul suo operato, il comandante della polizia locale di origine ischitana dice la sua in una lunga intervista a Il Golfo
Non vuole entrare nella polemica politica che si è scatenata a Cesa dopo la decisione di rinunciare alla guida del comando della Polizia municipale del paesino del Casertano. Si dice “amareggiato” per tutte le polemiche delle ultime settimane. Si tratta del tenente Antonio Piricelli, ischitano e comandate della polizia locale prima di Casavatore, dove è assunto a tempo indeterminato, e poi a Sant’Antimo, dove ha operato nell’ultimo anno. Lunedì scorso, per lui, sarebbe dovuta cominciare una nuova avventura lavorativa a Cesa e lo stesso giorno in cui avrebbe dovuto insediarsi c’è stato il dietrofront con la rinuncia a la richiesta di annullamento della delibera. Piricelli negli ultimi anni, come detto, è stato al comando della polizia municipale in due enti locali sciolti entrambi per camorra: Casavatore e Sant’Antimo. A Casavatore è dipendente in pianta stabile e l’amministrazione comunale fu sciolta nel gennaio 2017. Gli ultimi 12 mesi hanno visto Piricelli dirigere la municipale di Sant’Antimo, città commissariata lo scorso marzo per infiltrazioni mafiose. Dalla relazione della commissione di accesso che ha indagato a Sant’Antimo Piricelli non ne esce bene «Non sono mai stato ascoltato dalla commissione, malgrado l’avessi chiesto», ha detto. «E poi i risultati del mio operato sono sotto gli occhi di tutti», continua. Adesso Piricelli è tornato a Casavatore dove è assunto in pianta stabile. Non si esclude, però, che il suo futuro lavorativo possa essere altrove.
Alla luce di quanto successo, quanto pensa di aver pagato in prima persona il fatto di aver lavorato in due Comuni guidati da amministrazioni comunali ‘poco limpide’ tanto da essere sciolte per infiltrazioni camorristiche?
«In questi territori ubicati a nord di Napoli il lavoro del comandante della Polizia locale è un lavoro difficile, delicato e soprattutto non tutelato. Devo premettere una cosa: a Casavatore ho lavorato solo un anno e mezzo con un’amministrazione in carica. A Sant’Antimo addirittura poco più di un mese. Già questo dovrebbe far capire che non ho nulla a che fare con eventuali collusioni di politici dato che non ci sarebbe stato tempo per ‘stringere’ degli eventuali rapporti”.
Andiamo con ordine. Che cosa è successo a Casavatore. La commissione di accesso le ha contestato alcune cose.
«Non sono mai stato ascoltato dalla commissione, malgrado l’avessi chiesto. Il mio lavoro? In territori come quelli dell’area nord di Napoli non è affatto tutelato, nemmeno le minacce di morte mi hanno fermato»
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«Vero. Ma non è così. Ho tutta la documentazione che dimostra la mia estraneità ai fatti. Sono stato accusato di aver concesso alle consorterie criminali di partecipare alla festa dei Gigli. Così non è in quanto ho fornito tutta la documentazione su quanto fatto. Ho denunciato un comitato che aveva svolto una manifestazione senza autorizzazione ed emesso ordinanze di diniego di alcune manifestazioni. Nell’ambito di queste attività ho chiesto collaborazione ad altre forze di polizia. E come se non bastasse ho anche posto in essere degli sgomberi persone che occupavano abitazioni in modo abusivo”.
C’è stata anche un’indagine che l’ha vista coinvolto sul “Piano Casa”?
«Esatto. La polizia edilizia ha elevato, sotto la mia direzione, circa 25 verbali. Segno che tanto stato fatto. In ogni caso l’indagine a mio carico si è conclusa con una archiviazione per il “c.d. piano casa”, con la seguente motivazione “perché dalla documentazione allegata all’interrogatorio reso emergono una serie di interventi e sopralluoghi dallo stesso effettuati in ordine al fabbricato in oggetto”. Insomma. Sono tranquillo.
Nell’ultimo anno ha lavorato a Sant’Antimo, un altro comune sciolto per infiltrazione camorristica.
«Premetto che non voglio contestare il lavoro delle commissioni di accesso. Però ho diritto a difendermi rispetto ad una relazione che infanga il mio lavoro e la mia reputazione. I risultati raggiunti, in ogni caso, sono sotto gli occhi di tutti. Appena la commissione si è insediata ho chiesto un’audizione. La mia richiesta, però, è caduta nel vuoto. Ai commissari, in pratica, non ho potuto mai spiegare quale fosse il mio lavoro e che cosa stessi facendo. In questo anno ho fatto tanto a Sant’Antimo. Tutte attività che hanno fatto emergere uno stato di grave mancato controllo del territorio che perdura da svariati anni. Si tratta di numerose attività che esercitavano da anni senza le dovute autorizzazioni sia comunali che ambientali. Tra le numerose attività svolte e portate a compimento di rilievo, in data 09 settembre 2019 dopo aver ricevuto denuncia da parte di un cittadino vittima di una estorsione, senza perdere tempo mi sono immediatamente attivato ed unitamente ai miei collaboratori abbiamo tratto in arresto in flagranza di reato un cittadino con numerosi precedenti per il reato di estorsione e ricettazione il cosiddetto “cavallo di ritorno”, il Giudice per le Indagini Preliminari ha convalido l’arresto. Potrei continuare per tanto ancora elencando tutte le attività poste in essere. Alla commissione di accesso, però, non ho mai potuto mai relazione quanto fatto. Ma ho tutte le relazioni e gli atti inoltrati alle autorità competenti testimoniano quanto fatto”.
«Ho tutti i requisiti per svolgere il mio incarico. Tornare sull’isola? Lo farei: sulla terraferma ho lavorato con una 500 rotta, a Ischia sarebbe una Ferrari»
Non è passato inosservato un video diffuso su Facebook da una persona a quanto pare riconducibile al clan Verde di Sant’Antimo che invitava i santantimesi a recarsi fuori il Municipio, dove ad attenderli ci sarebbero stati lui e la moglie per tributare un saluto al comandante. Chi è questa persona e perché ha fatto questa ‘manifestazione’?
«Non conosco queste persone e ho notiziato chi di dovere. Sabato, inoltre, non ero presente in Comune e non so com’è andata. In un anno di lavoro a Sant’Antimo ho visto questa persona poche volte, ma non so altro se non che nel periodo Covid si è attivato per prodigarsi per le famiglie meno abbienti. Questa iniziativa non è partita da me, non sono stato presente e non mi riguarda. Anche se ho saputo che uno dei presenti è accostato ad un clan locale. E proprio a questo clan, appena arrivato a Sant’Antimo, abbiamo sequestrato quattro appartamenti. Quindi non penso che siano proprio a mio favore”.
A Sant’Antimo lo scorso luglio è stato anche minacciato di morte.
«Vero. Ma non mi sono mai fermato. Sul territorio c’è un mancato controllo che perdura da anni. Una vera e propria mancanza di legalità alla quale ho provato a porre rimedio”.
Arriviamo al dunque: i requisiti per fare il comandante della polizia municipale lei ce li ha o meno?
«Li ho e non c’è alcun dubbio. Sono vincitore di concorso a Casavatore con profilo di dirigente Area di Vigilanza comandate della polizia locale. La legge 65/86 che è la legge madre della Polizia locale precisa che per poter avere la qualifica di agente di pubblica sicurezza da parte del Prefetto bisogna godere dei diritti civili e politici, non aver subito alcuna condanna a pena detentiva per delitto non colposo o non essere stato sottoposto a misura di prevenzione, non essere stato espulso dalle forze armate o dai corpi militarmente organizzati o destituito dai pubblici uffici. Ed in base a questa legge, io ho tutti i requisiti. Tutto il resto, sono polemiche che non mi interessano e non mi riguardano”.
A Ischia lei tornerebbe?
«Se ci fosse l’opportunità, dopo tutta l’esperienza che ho acquisito in terraferma, tornerei sulla mia isola. Sulla terraferma ho lavorato con una 500 rotta, a Ischia sarebbe una Ferrari”.