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Piscina e Palazzetto, cercasi collaudatore disperatamente

 

ISCHIA – Continua ad essere un vero e proprio giallo la vicenda legata al collaudo delle opere eseguite all’interno della piscina comunale di via Michele Mazzella e del Palazzetto dello Sport di Fondobosso. Le due strutture ischitane, lo ricordiamo, sono da tempo chiuse al pubblico in attesa di lavori importanti di restyling e la loro riapertura è attesa davvero con molta “ansia” dai tanti sportivi, specialmente quelli dediti al nuoto che sul territorio isolano non hanno davvero un’alternativa dove poter esercitare la propria attività. Ma negli ultimi tempi, come vi ha raccontato il nostro giornale qualche tempo fa, proprio quando la vicenda sembrava in dirittura d’arrivo e giunta ormai ai titoli di coda, ecco che è scoppiata una grana non da poco, con il collaudatore delle opere che ha rassegnato le dimissioni dall’incarico rifiutandosi di apporre le canoniche firme.

Un fatto, questo, che aveva suscitato parecchie perplessità ed altrettanti interrogativi che purtroppo a distanza di tempo non sono certamente scomparsi, tutt’altro. Il sospetto, da subito, è che il professionista incaricato avesse visto o notato qualcosa che non quadrasse e dunque non se l’era sentita di assumersi una responsabilità comunque gravosa. Insomma, di fatto avrebbe gettato la spugna perché a suo parere le opere non erano collaudabili. Ad alimentare ulteriormente il “giallo” ci si è messo il fatto che, secondo alcune indiscrezioni decisamente attendibili, dal palazzo municipale di Ischia ci si sarebbe anche mossi per rimediare all’inconveniente, ma almeno fin qui con scarsa fortuna: la caccia ad un nuovo collaudatore, infatti, avrebbe visto due tecnici opporre un garbato ma fermo “no, grazie”, e quindi rifiuto, alle lusinghe della politica.

Ma cos’è che sta notevolmente rallentando la conclusione dell’iter burocratico destinato a far riaprire Piscina e Palazzetto? Difficile dirlo con certezza, ma semberebbe che la problematica maggiore riguardi la questione delle opere di condizionamento del “Federica Taglialatela”. Secondo quanto si vocifera, infatti, il progetto originario prevedeva l’installazione ex novo di un impianto caldo/freddo che però sarebbe rimasto sulla carta: pare, infatti, che in luogo di questo sia stata piazzata la vecchia macchina, che è stata soltanto sottoposta ad una revisione. Probabilmente qualcuno avrà pretesa che fosse collaudata come nuova, incontrando il diniego di chi avrebbe dovuto attestarlo. Tra l’altro, il macchinario in questione produce soltanto aria calda e dunque non avrebbe le funzioni espressamente richieste nel progetto, mancando quella altrettanto fondamentale di raffreddamento, specialmente nel periodo estivo. Ma è l’intera vicenda, per la verità, a suscitare diverse perplessità, partendo proprio da alcuni aneddoti che si raccontano e che “profumano” di leggende popolari, anche perché se confermati avrebbero davvero contenuti ai limiti del surreale. In parole povere, quando si parlò delle opere da eseguire nelle strutture incriminate, a menare le danze c’era un professionista baranese il quale organizzò una riunione nel municipio di via Iasolino. E, a un certo punto, pretese le luci spente per fare in modo che dall’esterno nessuno intuisse che ci fosse gente in municipio. Mah…

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