Gianluca Castagna | Lacco Ameno – La riscoperta delle nostre radici e dell’identità di due popoli; la forza del passato per costruire un futuro di condivisione e civiltà; la tutela e la valorizzazione di beni culturali, storici, artistici ed architettonici che derivano da questo antico, ma immortale connubio, e che vanno raccontati in chiave di rilancio turistico. Soprattutto la rilettura di un’impresa senza precedenti: quella degli Eubei, greci temerari e indomiti che, solcando il Mediterraneo da Oriente a Occidente, e punteggiandone le coste di insediamenti e colonie già a partire dall’VIII sec. a.C., affrontarono e vinsero la sfida di fondare un nuovo mondo, di cui l’isola d’Ischia fu avamposto primario di terra e prospettive.
Il convegno prevede sei sezioni tematiche destinate a illustrare i più recenti scavi condotti in Grecia e nelle aree interessate dai contatti con l’Eubea e le novità che emergono da nuovi e importanti studi condotti su Ischia e su Cuma, mettendo in luce quella fitta rete di contatti e di scambi che, lungo le rotte del Mediterraneo, metteva in comunicazione le coste dell’Oriente e dell’Occidente.
Scopo dell’iniziativa è la valorizzazione dell’eccezionale patrimonio culturale dell’isola di Ischia, in passato come oggi importante crocevia di genti e di culture diverse; specchio di una comunità aperta (forse perfino più di oggi), la cui importanza e centralità nella storia del Mediterraneo affondano le radici nella fecondità delle dinamiche interculturali.
Come quasi tutti gli eventi di grande portata, anche la presenza ellenistica nel Sud Italia non ebbe perciò un’unica motivazione, bensì molte altre ragioni concomitanti: dallo sviluppo dei commerci, nei periodi immediatamente precedenti, all’affermarsi, più in generale, di un certo “spirito di avventura”, molto probabilmente risvegliato proprio dai traffici.
Della nostra civiltà futura, c’era già tutto: lo spirito di impresa, il coraggio e il rischio, il senso del bello e la spinta a varcare i limiti della conoscenza, la capacità di fondere e inglobare altri popoli, di imparare sempre a reinventarsi. Ischia doveva essere una destinazione elettrizzante, nell’ VIII sec. a.C: un porto vivacissimo in cui si incrociavano mercanti di ogni provenienza. Nelle colonie fondate dagli Eubei, il commercio, l’agricoltura e l’artigianato furono subito floridi. I contatti con la madrepatria si fortificavano anno dopo anno: dalla Grecia, infatti, gli Eubei importavano manufatti, opere letterarie, marmo. Non solo: l’arte, la letteratura e la filosofia elleniche influenzarono in modo decisivo la vita delle colonie al punto di farle giungere allo stesso livello di istruzione e ingegneria.
Nel convegno che parte domani, curato da Teresa E. Cinquantaquattro (Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Napoli), Matteo D’Acunto (Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”) e Cecilia Prota, Assessore alla Cultura del Comune di Lacco Ameno (Ischia) grazie a risorse messe a disposizione dalla Regione Campania con fondi a valere sul POC Campania 2014/2020, si ritornerà anche su quale sia stato il carattere di Pithecusae e il suo rapporto con la “dirimpettaia” Cuma, la prima colonia di fondazione ellenistica, risalente al 720 a.C. ed occupata subito dopo l’avamposto di Pithekoussai : se quest’ultima, dunque, debba considerarsi come un insediamento di artigiani e mercanti, e costituisca quindi l’espressione e l’epilogo della vicenda pre-coloniale; o se invece essa possa ritenersi una vera e propria polis, alla stregua delle città della madrepatria e delle fondazioni coloniali come Cuma. Riflettori puntati dunque anche su Kýmē, sul ruolo assunto dalla colonia – in rapporto con Pithecusae e da questa condizionato – nel duplice aspetto di scalo commerciale in posizione nevralgica lungo le rotti mercantili per l’approvvigionamento di minerali di florido centro agricolo. Un’occasione per fare il punto anche sui reperti archeologici finora rinvenuti, malgrado gran parte dell’antica città sia ancora seppellita e ogni anno nuovi scavi rivelino molte, entusiasmanti sorprese.
Per la Soprintendente dott.ssa Cinquantaquattro «gli scavi archeologici dell’isola d’Ischia hanno cambiato totalmente la storia dell’archeologia del Mediterraneo. Ancora oggi, con le sue necropoli, Pithecusae rappresenta un caposaldo per la cronologia delle civiltà antiche. Greci, orientali, fenici: l’interculturalità di quest’isola è il suo tratto essenziale, un’importanza (e una vocazione) di cui non dobbiamo dimenticarci mai».