LE OPINIONI

«Caffè Scorretto» «Che mi hai portato a fare a “Ishkia” se pure i prezzi sono pazzi?»

Sei euro. È questo il prezzo che ha proposto una struttura alberghiera ai suoi clienti. Magari per conquistarne di nuovi in base, si presume, a una campagna marketing. Si potrebbe dedurre che, alla fine, questo è anche il costo dell’immagine che diamo dell’isola, e chiediamo in cambio, nel mondo e per conseguenza ai turisti. Se a loro diventa facile l’accesso al labirinto cromatico di colori sapendo che, a soli sei euro, smette di essere spento pure il portafogli, noi intanto non guardiamo agli effetti devastanti di una politica che non è soltanto dei prezzi ma è anche un comportamento. “Sei euro” significa che offriamo la possibilità smisurata di cementare una vacanza a costi contenuti senza preoccuparci del mantenimento o della tenuta del mercato, in cui per forza di cose va ricompreso il costo di chi col turismo ci lavora. Significa che passiamo direttamente nella categoria del sottocosto e che ci interessa poco che cosa avverrà dopo, a parte il sentimento di indignazione che ci smuove per qualche giorno dal torpore in cui siamo finiti ma solo per consentirci di ripiombare nuovamente nella tipica apatia abitudinaria e automatica isolana. La situazione s’intensifica in particolare se persistono differenze composte di limiti locali e localizzati, sostenute da geometrie invalicabili tra comuni e sindaci impegnati, ognuno per il proprio, a raggiungere il minimo sindacale per la conservazione dell’orto botanico di voti.

Il mantra, insomma, è diventato riempire le stanze e le strade di numeri e gettarle a caso per giustificare la nostra visione limitata. Si tratta per lo più di cifre vuote che abbiamo imparato ad associare alle visite o agli sbarchi, senza preoccuparci però degli effetti reali. Quanti sono capaci di tradurre i numeri in conseguenze positive o negative o in analisi dell’economia reale per le attività commerciali, dai bar alle spiagge, dai ristoranti ai negozi di souvenir? Il comportamento che fa del ribasso dei prezzi senza alcun limite uno dei punti cardine, invece è da ricondursi a una particolare, forse naturale, inclinazione di Ischia e della sua popolazione alla sindrome del brutto anatroccolo. Nel tempo l’abbiamo incisa nel DNA e con l’adozione di un modello non più congruo con i tempi abbiamo messo una lapide al nostro sviluppo. Un blocco nell’apprendimento che ha ci ha limitato il confronto e il dialogo – continua a farlo – con altri mercati e allo stesso tempo ha nutrito quell’ego narcisistico e autoreferenziale che è possibile riscontrare quasi ovunque. Si tratta di un meccanismo che ci blocca la crescita lasciandoci prigionieri in un girone infernale che promuove un solo comportamento: svalutare se stessi per farsi riconoscere, all’esterno come all’interno. Una corrosione dell’autostima sociale, posto che si possa attribuirne l’esistenza anche a livello collettivo ed economico. Il danno è che l’ambiente si autoriproduce attraverso le persone, più propense a sottovalutarsi che non ad affermarsi per competenze, servizi e capacità. Minimizzare il fenomeno del low cost, significa togliere valore a se stessi e all’isola ed ha strascichi in ogni settore del mercato. “Sei euro”, rappresenta il modo in cui ci presentiamo al mondo. È questa l’immagine mediocre che scegliamo sostenuti da mille scuse (per esempio che low cost è la salvezza). Esiste una smania irrealistica di perfezione. E mentre si traduce nell’esaltazione del mare, delle spiagge – a nulla importa se non abbiamo neppure una sola bandiera blu -, del sole, dei tramonti che è possibile testimoniare affacciati al balcone della Chiesa del Soccorso, è compensata da un cerimoniale semplice e austero: la tendenza a usare aggettivi come “disagiata” quando si tratta di inoltrare richieste alle Istituzioni e al Governo per una Sanità al pari con il diritto alla salute. Invece di chiedere, con forza, più servizi come il loro adeguamento – e qui i sindaci dovrebbero dotarsi di una lungimiranza “fuori del comune” – percorriamo la strada delle convinzioni erronee distorcendo l’immagine dell’isola. Ciò diventa la nostra psicopatologia per eccellenza con la quale ancora non siamo disposti a fare i conti.Pagina Fb Caffè Scorretto di Graziano Petrucci

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Aldo Presutti

Buongiorno Isola di Ischia, perla del Mediterraneo.
Manteniamo la calma e ragioniamo con il buon senso, senza perdere la bussola con commenti e articoli che possono solo ulteriormente danneggiare l’immagine della nostra amata isola.
Stiamo attraversando un momento molto delicato, nella compagina isolana.
Come imprenditore, Vi invito di svolgere la propria attività e lavoro, con serenità, professionalità e ottimismo.
Si sta lavorando per ridare una reale speranza e fiducia a un futuro di grande opportunità per la nostra Isola di Ischia.
Con il Movimento dai una svolta alla nostra Isola”, si sta preparando la piattaforma per un sviluppo globale per il futuro di Ischia.
Non parole ma fatti concreti.
Con cordialità Aldo Presutti titolare dell’hotel Solemar di Ischia e promotore del Movimento.
Un comune unico DI IDEE.

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