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Polifunzionale, il mancato collaudo arriva in Regione: rischio “default” per il Comune d’Ischia

ISCHIA. Una nota che fa davvero tremare i polsi e che adesso rischia di scatenare un vero e proprio terremoto. Parliamo della relazione della commissione collaudo che si è occupata dell’opera del Polifunzionale che nella mattinata di oggi sarà protocollata dal presidente ing. Michele Califano presso il settore Opere Pubbliche della Regione Campania. Successivamente, quello che potrebbe accadere ha davvero il sapore di una vera e propria bomba a orologeria: da Palazzo Santa Lucia, infatti, non si potrebbe fare altro che prendere atto del documento succitato e portare lo stesso in giunta regionale per stabilire la non collaudabilità della struttura ubicata in via Morgioni e fortemente voluta dal compianto Enzo Mazzella. Ma attenzione, perché i rischi sono due: il primo è quello di dover determinare l’immediata chiusura del complesso (non dimentichiamoci che la relazione è non da ieri al protocollo del Comune di Ischia) con tutte le conseguenze facilmente immaginabili visto che lo stesso ospita tra l’altro centinaia di studenti del Liceo Ischia. Il secondo, che forse sfugge ai non addetti ai lavori, è che dal palazzo municipale di via Iasolino potrebbero essere costretti a restituire la bellezza di venticinque miliardi di vecchie lire, al cambio attuale più di dodici milioni di euro. E che ve lo diciamo a fare, sarebbe una mazzata devastante, in grado di mettere definitivamente k.o. le casse comunali, sancendone il “de profundis”
L’ALLARME IGNORATO CHE SCATTO’ GIA’ NEL 2010
Il vero problema, per quanto possa apparire incredibile, è che qui parliamo di una questione e di un allarme rosso scattato già nel 2010 quando – era il 15 aprile – all’allora sindaco del Comune d’Ischia e per conoscenza a Michele Califano arrivò una nota di quelle davvero “terrificanti” nei contenuti. Parliamo di un documento firmato dall’ingegner Cicalese della Regione Campania (dirigente dell’Area Generale di Coordinamento Lavori Pubblici ed Opere Pubbliche) L’oggetto era già tutto un programma, sufficiente a far scattare l’allarme rosso: “Progetto F.I.O. n. 101/86. Centro polifunzionale per servizi terziari, centro studi alberghieri, centro attività pubbliche e sportive di Ischia convenzione rep n. 3220 del 2 maggio 1990”.
SENZA COLLAUDO VA RESTITUITO IL FINANZIAMENTO
Mettetevi comodi e leggete con attenzione cosa scriveva in tempi non sospetti Cicalese: “Si fa seguito alla precorsa corrispondenza per ribadire che, prima del controllo della commissione di collaudo l’opera in questione non può essere utilizzata, né può costituire oggetto di ulteriori interventi strutturali per di più da parte della Provincia di Napoli, dichiaratamente funzionali ad un mutamento di destinazione d’uso rispetto a quello imposto dal finanziamento CIPE. Al riguardo si segnala peraltro che l’eventuale esito negativo del collaudo oltre a determinare, ai sensi della convenzione Rep n. 3220 del 2 maggio 1990, l’impossibilità di erogare la rata a saldo del finanziamento concesso, potrebbe essere valutato da parte dei competenti organi ispettivi statali quale ipotesi di revoca totale o parziale del finanziamento stesso, con consequenziali obblighi restitutori. Si coglie l’occasione inoltre per invitare codesto Comune a trasmettere la rimanente parte della documentazione richiesta dalla commissione di collaudo onde consentire alla stessa l’emissione del certificato di collaudo finale”. Ora, a naso, non occorre uno scienziato per capire che alla luce dei recenti accadimenti nulla è cambiato negli ultimi lustri. E adesso che la Regione – a partire da oggi – saprà ufficialmente che il Polifunzionale non è collaudabile, potrebbe tranquillamente usare il pugno di ferro e reclamare indietro un bel gruzzolo di denaro.
I CONTINUI SILENZI DEL COMUNE DI ISCHIA
Si tratta come recita la nota di un fondo FIO concesso dalla Regione negli anni 80, poco prima che Enzo Mazzella ricoprisse proprio l’incarico di assessore regionale per giunta con delega ai Lavori Pubblici. Col fondo in oggetto venivano stanziati 25 miliardi e si stipulava una convenzione tra l’ente di Palazzo Santa Lucia e il Comune d’Ischia, con lo stesso che diventava concessionario e unico responsabile dei lavori che dovevano essere eseguiti. La Commissione, e questo lo dice la storia, ha sempre avvertito i direttori dei lavori delle problematiche in atto e già nel lontano 2010 presentò una prima relazione nella quale si faceva presente senza mezzi termini che l’opera non era collaudabile e che in prospettiva futura avrebbe potuto esserlo solo a certe condizioni, ovvero realizzando una serie di adempimenti che doveva fare il Comune. Ma dal municipio ischitano, a giudicare dall’epilogo di questa vicenda, hanno evidentemente sempre fatto orecchie da mercante. Una nuova svolta si verifica nel 2014, a distanza dunque di quattro anni: la commissione torna a farsi sentire per un adempimento tecnico e scrive al Comune d’Ischia: la risposta che arriva è che la commissione stessa non aveva ancora presentato il certificato finale e dunque aveva commesso delle palesi omissioni.
IL 26 APRILE E L’INCONTRO MANCATO IN MUNICIPIO
Della vicenda, a questo punto, viene inevitabilmente investita anche la Regione con gli uffici competenti che ovviamente scrissero al presidente Michele Califano. A quel punto quest’ultimo convoca nuovamente la commissione in municipio nel tentativo di offrire ancora una volta la disponibilità dei tecnici a cercare di risolvere il problema. Ne nascono tre incontri consecutivi con i rappresentanti degli enti locali che chiedevano costantemente una proroga dei termini cercando di prendere tempo. Alla fine, però, visto che la situazione di impasse permaneva, la commissione decise di chiudere le operazioni di collaudo relazionando a chi di competenza. Passa il tempo e ci si attende sempre che dal “palazzo” qualcuno si svegli, ma nulla accade. Ed è per questo motivo che nell’ottobre del 2017 ancora Michele Califano scriveva ancora una volta al proprio interlocutore comunicando la necessità di chiudere la procedura di collaudo e per questo fissava una convocazione ad hoc negli uffici municipali. L’ultimo atto si è consumato proprio di recente: quindici giorni prima di presentare il certificato Enzo Ferrandino aveva chiesto una riunione con i componenti della commissione, ma il 26 aprile a quell’appuntamento il sindaco d’Ischia non si è presentato. Dall’altra parte si sono sentiti presi per i fondelli e così c’è stata una ulteriore riunione – di natura informale, evidentemente – della sola commissione a Napoli nella quale è stata disposta la chiusura del collaudo. Il resto è storia di oggi, e rischia di essere una storia dolorosissima.

DI GAETANO FERRANDINO

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