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Casamicciola e la distruzione, Parroco Santo aiutaci tu!

Da bambina in famiglia ho sentito sempre parlare del parroco Morgera. Papà l’aveva conosciuto ed era anche stato battezzato da lui e lo chiamava il mio parroco. La nonna ricordava che col calessino vennero da Ischia Ponte ai funerali del parroco santo. Col passare degli anni la mia devozione per lui è sempre aumentata e sento che non è facile parlarne, ma ricordare la sua figura alle nuove generazioni è importante. Penso che due siano stati i santi a cui si ispirava nel suo fecondo apostolato: San Francesco di Assisi e San Vincenzo dePaoli.

Con San Francesco aveva in comune, oltre alla spiritualità, l’amore per Cristo crocifisso, per l’Eucarestia, per la Beata Vergine Maria, per la povertà, la carità e l’umiltà. Il parroco Morgera era Terziario Francescano perché conosceva bene il Padre Ludovico da Casoria, oggi santo, fondatore dei Frati Bigi e delle Suore Elisabettine. Il padre Ludovico portava spesso qua i piccoli orfani a curare le malattie di pelle nelle acque termali del Gurgitello, all’Ospizio Monte della Misericordia.I loro incontri, oltre a Piazza Bagni, avvenivano periodicamente a Napoli nella Biblioteca Nazionale dove erano presenti anche Bartolo Longo, il cardinale Sanfelice e altri cardinali, il padre gesuita Meli, l’Abate Fornari, autore di una Vita di Cristo, prefetto della biblioteca e tanti altri apostoli della carità. Tramite il padre Ludovico conobbe Caterina Volpicelli, ancella del Sacro Cuore e fondatrice dell’Apostolato della preghiera. La regola del Terzo Ordine – ancora oggi – èvivere secondo il Vangelo, sull’esempio di San Francesco che fece del Cristo l’ispiratore e il centro della sua vita con Dio e con gli uomini.

Cristo dono dell’amore del Padre è la via a Lui, è la verità alla quale lo Spirito Santo ci introduce, è la vita che Egli è venuto a dare in abbondanza.

Noi sappiamo che il nostro parroco ha vissuto il Vangelo “sine glossa”.Desidero ricordare in particolare: quando Francesco rifiutò tutte le sue ricchezze indossòcome veste il ruvido saio di gattinello dei contadini umbri, il parroco Morgera sotto la tonaca non aveva la camicia.

 

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IL PARROCO MORGERA VINCENZIANO

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La vita del parroco Morgera vincenziano si intreccia con la storia del nostro paese. Alcuni nobili napoletani avevano fatto costruire un Ospizio a Piazza Bagni sulla Fonte del Gurgitello affinché anche i poveri potessero godere dei benefici delle acque termali.Era il1604.Quest’opera dette inizio al termalismo sociale. L’ospizio fu chiamato Monte della Misericordia. Nel 1874 le figlie della Carità di San Vincenzo de Paoli furono inviate nei mesi estivi per assistenza ai poveri degenti che periodicamente giungevano da Napoli e dintorni. Alcuni anni dopo l’ospizio si ingrandì, divenne ospizio per gli anziani, orfanotrofio e ospedale. Il nostro parroco era legato ai Padri della Missione e alle suore da affetto e stima: per ben 24 anni percorsero la stessa strada, avevano in comune la carità e l’amore per gli ultimi.

Pochi anni dopo iniziò il periodo più triste per il nostro paese. Col terremoto del 24 marzo 1881, tutte queste opere furono lesionate: si aprì un nuovo ospizio per gli orfani e i vecchi rimasti senza sostegno.Si chiamò Santa Maria della Provvidenza.Il 26 aprile 1883 fu eletto Ente morale. Purtroppo la sera del 28 luglio 1883, il terremoto!L’immane catastrofe rase al suolo l’intero paese.Le suore e gli orfani sopravvissuti furono mandati,le femminucce, all’Arco Mirelli e i maschietti a Castelmorrone.Fra gli orfani di Forio c’era un ragazzo che un giorno avrebbe dato lustro a tutta l’isola:il Cardinale Luigi Lavitrano.

Non possiamo immaginare quanto dovette costare al nostro parroco quel triste periodo.Aveva perduto alcuni della sua famiglia ed egli stesso – ferito – fu ricoverato all’Ospedale dei preti poveri a Napoli. Quando tornò, fu nominato parroco di un paese che non esisteva più, padre di figli che avevano perduto tutto.

San Vincenzo diceva: i poveri sono il mio peso e il mio tormento.Identico era questo tormento per il nostro padre di poveri!

Nel 1893 volle l’associazione delle Dame della Carità. Sapeva quanto erano d’aiuto e quanto sollievo portavano nelle loro visite a domicilio, nei rioni baraccati. Ma da quelle macerie doveva rinascere la nuova Casamicciola e soprattutto la Chiesa Madre: anche per questa dovette lottare e soffrire per ben 13 anni!Intanto arrivò al parroco un segno di speranza: una bellissima statua del Sacro Cuore di Gesù, inviata da Venezia da un pio anonimo (in realtà era il re Francesco II di Borbone in esilio ad Arco –Trento). Il re era compagno di infanzia e adolescenza del parroco, perché questi viveva alla Casina Reale di porto di Ischia con il nonno materno che era sergente dei dragoni di re Ferdinando; anzi il re aveva provveduto anche alle sue spese di seminario.

Il paese che risorgeva fu consacrato al Sacro Cuore di Gesù e infatti sulla campana grande è inciso:Casamicciola in corde Domini fundata. Il re Francesco mandò ancora al suo compagno la statua della Maddalena e quella della Pietà e oggetti preziosi.Il 31 maggio 1896 fu consacrata la nostra carissima parrocchia e il nostro santo parroco potè dire “nunc dimittis”.

Dopo due anni, mentre consacrava l’altare del Crocifisso,fu colpito da malore: si spense due giorni dopo il 17 aprile.La sua ricchezza: pochissimi spiccioli.L’eredità che ha lasciato a noi suoi figli è grandissima e inoltre sue istituzioni sono ancora vive: la processione del Corpus Domini, le Sante Quarantore, i sabato alla Vergine di Pompei con relativo pellegrinaggio, l’Apostolato della preghiera, la devozione al Sacro Cuore, le volontarie vincenziane, il rito delle Prime Comunioni.

Il suo messaggio non può andare perduto! Se nel nostro correre quotidiano ci fermassimo di più davanti a quella tomba benedetta, potremmo considerare qual è stata la sua breve e intensa vita e quale la nostra. Egli ci dice che noi creature deboli e fragili, al di là di questo tempo e di questa storia, siamo chiamati alla comunione eterna con Dio!

Ora che la distruzione si è abbattuta di nuovo sulla tua Casamicciola, parroco santo aiutaci!

 

Lidia Sirabella

 

 

 

 

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