PresaDiretta, viaggio nell’acidificazione dei mari: il futuro è già a Ischia
Il programma di Rai 3 ha raccontato gli effetti del cambiamento climatico e dell’acidificazione degli oceani, con un reportage dalla base scientifica Anton Dohrn di Ischia. Dalle Svalbard alle Alpi, un viaggio tra ghiacciai che si sciolgono, ecosistemi in pericolo e scoperte che svelano come il mare stia cambiando

Ieri sera PresaDiretta ha raccontato l’aumento delle temperature e della concentrazione di gas metano in atmosfera a causa dello scioglimento del permafrost, l’accelerazione dello scioglimento dei ghiacciai e le specie animali e vegetali a rischio estinzione. Un viaggio dalle Svalbard alle Alpi, dalle profondità marine alle vette montane, per mostrare le spie di quella che molti scienziati definiscono la “sesta estinzione di massa”. Una delle tappe del racconto di PresaDiretta è stata Ischia, ai piedi dell’imponente Castello Aragonese. Qui i ricercatori della Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli hanno allestito una base scientifica unica nel suo genere, da cui studiano uno degli effetti più inquietanti della crisi climatica: l’acidificazione degli oceani.
Sotto questo tratto del Mediterraneo, infatti, la lenta spinta della placca africana verso l’Europa piega la terra come una lamiera in una fornace, aprendo crepe sul fondale che rilasciano costantemente bolle di anidride carbonica. Questi camini sottomarini provocano un massiccio accumulo di CO₂ nei mari: il risultato è acqua sempre più acida. I fondali di Ischia diventano così una finestra sul futuro, un laboratorio naturale dove è già possibile osservare gli effetti che l’acidificazione avrà sugli ecosistemi marini nei prossimi cento anni, se non si invertirà la rotta. Valerio Zupo, primo ricercatore della Stazione Zoologica Anton Dohrn, professore di Gestione delle risorse marine presso l’Università Federico II di Napoli e presidente della Società internazionale per la riproduzione e lo sviluppo degli invertebrati, ha spiegato: “Qui abbiamo una simulazione di quello che potrà accadere ai mari nell’anno 2100. È una sorta di macchina del tempo da laboratorio che ci permette di fare degli studi e delle previsioni su come potranno essere i mari del futuro”.
Ogni anno gli oceani inghiottono circa due miliardi e mezzo di tonnellate di carbonio, un processo che sta facendo precipitare il loro pH. Dall’Ottocento quello superficiale è già crollato da 8,2 a 8,1: uno 0,1 che rende il mare di oggi già il 25% più acido di un secolo fa. Una pressione enorme, quasi insostenibile, sulla biodiversità marina. Secondo le rilevazioni della Stazione Anton Dohrn, ben un terzo delle specie che prosperano lontano dai camini di gas non compare affatto nella zona delle bolle: per questi organismi non ci sono più condizioni adatte alla sopravvivenza. Zupo ha aggiunto: “Sono preoccupato per le future generazioni, perché non è un cambiamento che avverrà tra chissà quanto tempo. Stiamo parlando di un centinaio di anni”. Ma non è tutto. Alla Stazione Anton Dohrn di Ischia c’è anche un laboratorio dove si studiano gli organismi microscopici. Il team di ricercatori guidato da Zupo ha dimostrato che le diatomee, microalghe marine, producono composti che causano morte cellulare programmata. “Abbiamo somministrato sperimentalmente questi estratti di diatomee a cellule cancerogene umane e muoiono molto rapidamente”, ha spiegato il ricercatore. Il nostro mare custodisce dunque una biodiversità straordinaria e un patrimonio di informazioni ancora in gran parte inesplorato — un potenziale che rischiamo di perdere prima ancora di averlo davvero scoperto e studiato.
TERRA ULTIMA CHIAMATA è un racconto di Riccardo Iacona e Maria Cristina de Ritis, con Liza Boschin, Antonella Bottini, Luigi Mastropaolo, Irene Sicurella, Elena Stramentinoli, Emilia Zazza, Eugenio Catalani, Fabio Colazzo, Fabrizio Lazzaretti, Paolo Martino e Massimiliano Torchia.




