CRONACA

Prescrizione, la protesta anti-Bonafede è un flop

A Roma pochi avvocati hanno partecipato all’iniziativa per contestare la riforma. Il presidente dell’Assoforense isolana Gianpaolo Buono: «Un’occasione mancata»

Non ha avuto il successo sperato, la manifestazione di protesta indetta dall’Unione delle Camere penali contro la riforma-Bonafede. La legge che modifica il meccanismo della prescrizione è da tempo al centro di un acceso dibattito, con i penalisti che contestano radicalmente l’impianto della riforma. Tuttavia, l’iniziativa di ieri, con l’astensione dalle udienze e la contestazione portata fino a Roma ai piedi di Montecitorio, non ha visto l’afflusso di professionisti che alla vigilia si sperava. Tuttavia tra i pochi che si sono recati nella Capitale c’era anche una delegazione dell’isola d’Ischia e della locale Assoforense, col presidente Gianpaolo Buono, il segretario Francesco Cellammare e il collega Francesco Mazzella.

I professionisti isolani hanno partecipato anche all’altra iniziativa della giornata, in una sala prossima alla Piazza Montecitorio, dove è stato organizzato un convegno di studiosi del diritto e della procedura penale, aperto alla partecipazione di tutti, dove sono state illustrate le obiezioni e le critiche di diritto sostanziale, processuale e costituzionale che secondo i penalisti sono alla base della richiesta di immediata abrogazione della riforma Bonafede della prescrizione, definita come “sciagurata”. Tuttavia anche tale convegno, nonostante la qualità dei relatori, è stato frequentato da poche decine di avvocati. Un esito dunque piuttosto deludente, ove si pensi che l’Unione aveva esteso l’invito a tutte le componenti dell’Avvocatura italiana, a partire dal Consiglio Nazionale Forense e dai Consigli degli Ordini territoriali fino a tutte le realtà associative che in questi mesi di lotta avevano ripetutamente manifestato sostegno, solidarietà e condivisione.

L’avvocato Gianpaolo Buono, presidente dell’Assoforense isolana, ha dichiarato senza troppi giri di parole: «Reputo quella odierna una occasione mancata, che la Avvocatura nazionale non ha saputo cogliere per contrastare con la dovuta efficacia la riforma Bonafede sulla prescrizione. La ridotta affluenza ha finito con il ridurre la manifestazione ad una discettazione accademica e salottiera sugli effetti nefasti della riforma e sulle distorsioni che essa potrà avere sugli assetti costituzionali e processuali, che avrebbe potuto avere più idonea collocazione in una qualsiasi aula universitaria. Dall’Avvocatura è lecito attendersi ben altri contributi, soprattutto in termini di partecipazione e compattezza».

Polemico l’avvocato Cellammare: «Basta con la distinzione tra penalisti e civilisti, l’avvocatura deve ritrovare l’unità indispensabile per il raggiungimento degli obiettivi comuni»

Molto più dure le parole del segretario dell’associazione, avvocato Cellammare: «Purtroppo ancora una volta dobbiamo amaramente rilevare la evanescenza di iniziative di protesta di questo tipo. Ci troviamo di fronte ahimè ad una Categoria sempre più debole perché divisa ed incapace di compattarsi per dare un’unica ed imponente voce e tutela ai Diritti Fondamentali dei Cittadini Italiani anche rispetto a riforme scellerate quale quella abrogativa della prescrizione che mina alle basi la civiltà giuridica e garanzie di rango costituzionale». Cellammare ha poi proseguito polemicamente: «È anche vero che la scarsa partecipazione dell’Avvocatura alla manifestazione di protesta di stamane in Piazza Montecitorio è figlia non solo di una malcelata indolenza e del solipsismo sempre più imperante nonché dello scoramento inerme delle nuove generazioni di Avvocati ma anche e soprattutto di una voluta ed esasperata distinzione o separazione dei Penalisti dal resto della Classe Forense, considerata una Categoria di Professionisti a parte. La fotografia di un isolamento forzato che costoro sembrano essersi negli anni ritagliati censurando intrusioni o invasioni di campo da parte di Colleghi ritenuti Civilisti e dunque estranei alla nobile materia trattata nelle aule penali, di loro esclusivo appannaggio. Eppure, non pare che le aule delle giurisdizioni civili, amministrative, tributarie, ecc…, disdegnino la frequentazione di cd. penalisti né che gli stessi si vergognino di evadere di tanto in tanto dalle aule penali, ristorandosi ad altre fonti del Diritto anche ritenute meno pure…». Consapevole del “peso” di queste parole, l’ex presidente dell’assoforense ha spiegato: «So e mi rendo perfettamente conto di quanto impopolari ed affilate siano queste mie considerazioni e me ne assumo in coscienza ogni responsabilità. Personalmente, come tanti altri Colleghi, nel mio piccolo mi sono applicato con la medesima dedizione a tutto lo scibile del Diritto e non mi sono mai sentito un Civilista, né un Amministrativista, né un Tributarista e tanto meno un Penalista, bensì un Avvocato come credo tutti dovrebbero sentirsi abbattendo barriere inutili e dannose tra noi». Cellammare ha poi concluso: «In definitiva auspico che l’Avvocatura possa voltare pagina al più presto ritrovando quell’unità imprescindibile ed indispensabile al raggiungimento degli obiettivi comuni. Non buttiamo al vento altre opportunità di rinascita come quella odierna, uniamo le forze, e la prossima volta proclamiamo l’astensione nazionale unitaria (anche ad oltranza a tutela di interessi e diritti costituzionali) in ogni settore in modo da consentire la partecipazione più ampia possibile dell’intera Avvocatura».

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