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Processo a Capuano, cala il sipario sui testimoni di polizia giudiziaria

Lunga udienza a Roma: conclusa la deposizione dei due componenti delle forze dell’ordine che ebbero parte attiva nelle indagini. Soddisfatta la difesa del magistrato: «Tesi accusatoria frutto di mere ipotesi suggestive»

Nuova udienza del processo nel giudizio immediato per il giudice Capuano. Giovedì scorso dinanzi al Tribunale di Roma l’udienza è durata in pratica tutta la giornata: la prima parte della seduta è stata dedicata alla conclusione della testimonianza della dottoressa Quattrone, che ebbe parte attiva nelle indagini, e la cui deposizione aveva già occupato le due precedenti udienze, sempre vertendo in merito all’informativa in cui erano contenute una serie di intercettazioni che l’accusa pone a base delle accuse.

Il resto della lunghissima giornata è stato dedicato alla deposizione dell’ispettore Carnevale, e nel corso dell’esame e controesame di quello che rappresenta il principale ed ultimo teste di polizia giudiziaria della pubblica accusa, la testimonianza in questione, secondo la difesa, ha ulteriormente evidenziato che la tesi accusatoria resta ancorata ad ipotesi meramente suggestive, laddove la prospettazione difensiva risulta sorretta dal reale contenuto di numerose conversazioni intercettate, e alla copiosa documentazione probatoria prodotta dagli avvocati Alfonso Furgiuele e Alfredo Sorge. I due penalisti hanno rimarcato come la tesi difensiva sia ancorata su fatti ineccepibili, che dimostrerebbero come da parte del dottor Capuano non ci sia stata alcuna condotta illegittima, né tantomeno integrante reati come quelli che gli vengono contestati. Secondo i due esperti legali, non c’è alcun dubbio sul fatto che l’intera vicenda sia stata letta in maniera suggestiva. Di concreto non ci sarebbe nulla: e se la prova principale è affidata alle intercettazioni con le dichiarazioni rese dalla polizia giudiziaria, la difesa si è mostrata moderatamente fiduciosa.

Del resto la strategia difensiva sin dalle prime battute del giudizio ha cercato di dimostrare l’insussistenza dei presunti episodi corruttivi ipotizzati dalla Procura di Roma a carico del magistrato già in forza presso il Tribunale di Ischia. Le accuse, come si ricorderà, riguardano altre cinque persone, il consigliere circoscrizionale di Bagnoli Antonio Di Dio, Giuseppe Liccardo, Elio Bonaiuto e Valentino Cassini. Ai cinque sono mosse diverse contestazioni a vario titolo: millantato credito, traffico di influenze illecite, favoreggiamento personale, corruzione per esercizio della funzione, corruzione in atti giudiziari, tentata estorsione. La prossima udienza si svolgerà già durante la prossima settimana, quando in aula saranno ascoltati altri testimoni indicati dal pubblico ministero.

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