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Processo Cpl Concordia, per l’accusa una… “Lancia spuntata”

Ieri mattina, presso la prima sezione, collegio B, del Tribunale di Napoli, si è svolta una nuova udienza nell’ambito del processo sulle presunte tangenti per la metanizzazione dell’isola d’Ischia. Il collegio presieduto dal giudice Pellecchia ha finalmente ascoltato la testimonianza di Giulio Lancia, il dirigente della società cooperativa Cpl Concordia, responsabile dell’area tecnica per Campania e Abruzzo, oltre che curatore della commessa sull’isola. L’udienza è cominciato col consueto, ampio ritardo di alcune ore, e ha sostanzialmente avuto luogo nel primo pomeriggio. L’esame del testimone è stato tuttavia preceduto dalla discussione circa la natura da attribuire al teste stesso. Il pubblico ministero avrebbe voluto ascoltarlo come teste “puro”, mentre il Tribunale ha invece deciso di procedere all’interrogatorio attribuendo a Lancia la qualifica di teste assistito (dall’avvocato Carmine Gatto). Come si ricorderà, il dirigente Cpl è imputato in un procedimento connesso, riguardante la metanizzazione dell’agro aversano. L’aver reso dichiarazioni in un processo collegato è stato uno dei motivi alla base della scelta del collegio giudicante, che ha affermato la necessità di un particolare vaglio probatorio delle affermazioni del teste. Sciolto questo “nodo”, si è passati all’esame testimoniale e al successivo controesame condotto dal collegio difensivo degli imputati, il sindaco d’Ischia Giosi Ferrandino e l’ex dirigente dell’Utc Silvano Arcamone, anche ieri presenti in aula. Alcune domande del pubblico ministero si sono concentrate sui “famigerati” accordi stipulati dalla società con la famiglia Ferrandino: il contratto di consulenza con Massimo, avvocato e fratello del sindaco, e la convenzione con l’Hotel di famiglia, il “le Querce”, situato al Castiglione. Sul punto, l’ingegner Lancia (nonché sindaco del Comune di San Vincenzo Valle Roveto), ha detto di esserne venuto a conoscenza, ma solo indirettamente. Altro tema ampiamente dibattuto è stato quello riguardante i rifacimenti del manto d’asfalto delle strade comunali intaccate dai lavori della metanizzazione. La società tendeva a riasfaltare solo il tratto interessato dallo scavo, mentre il Comune premeva affinché venisse completamente rifatto il manto per l’intera larghezza della strada. In ogni caso, Lancia ha negato decisamente che nell’ambito dei cantieri vi siano state pressioni per assunzioni clientelari, così come ha negato di aver beneficiato di favoritismi da parte dell’amministrazione. È spuntata anche in questa occasione  la conversazione intercettata sull’utenza di Nicola Verrini, componente di primo piano della cooperativa Cpl, che veniva sollecitato da Lancia affinché l’architetto Arcamone apponesse il visto a uno Stato avanzamento lavori (Sal): «Perché non si muovono a firmare?», affermava uno spazientito Lancia, il quale poi incalza Verrini: «Fagli arrivare qualche segnale». La circostanza sarebbe stata collegata proprio all’insistenza dell’amministrazione che premeva per il rifacimento totale del manto d’asfalto sulle strade pubbliche. L’udienza è durata un paio d’ore, e al termine il quartetto difensivo composto dagli avvocati Tortora, Furgiuele, Guida e Vignola è parso moderatamente soddisfatto dall’esito dell’esame. Dunque, una “Lancia spuntata” per l’accusa, in un processo che al ritmo di un’udienza al mese continuerà il prossimo 28 marzo.

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