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Processo Cpl, è il giorno della sentenza

È il giorno del verdetto finale nel processo per la presunta corruzione nell’ambito della metanizzazione dell’isola d’Ischia. A meno di clamorosi imprevisti, stamane il collegio della prima sezione penale del Tribunale di Napoli presieduto dal dottor Francesco Pellecchia dovrebbe dare lettura del dispositivo dopo le ultime repliche del pubblico ministero. Una settimana fa si sono concluse le arringhe dei difensori di Giosi Ferrandino, l’ex sindaco di Ischia colpito da una duplice accusa: quella di corruzione per l’esercizio della funzione di pubblico ufficiale, e quella avanzata a sorpresa dal pm Celeste Carrano esattamente un mese fa, di induzione indebita prevista dall’articolo 319 quater del codice penale per le tubature che collegano gli impianti termali di due strutture alberghiere della Dimhotels. Un’accusa, quest’ultima, definita più volte come “patologica e tardiva” dall’avvocato Alfonso Furgiuele nell’arringa finale di martedì scorso. Il noto penalista ha invece bollato come contraddittoria e vaga la contestazione originaria di corruzione, prospettando in un’articolata esposizione l’assenza di ogni asservimento da parte di Giosi ai voleri della società cooperativa emiliana che tra l’altro aveva ottenuto l’appalto della metanizzazione anni prima che Ferrandino venisse eletto sindaco del Comune isolano capofila.

Nessun atto amministrativo che potesse configurare tale reato è stato mai accertato, e l’azione della Procura è stata meticolosamente “smontata” dal difensore anche sulla scorta delle contraddizioni e delle risposte date da uno dei testi-chiave dell’accusa, quel capitano Scafarto adesso al centro della bufera nell’ambito dell’inchiesta Consip. Dal famigerato viaggio in Tunisia, dove Giosi non andò mai, alle presunte assunzioni clientelari, in realtà non avvenute, fino al capitolo relativo alle convenzioni che la Cpl stipulò con il fratello dell’ex sindaco, l’avvocato Massimo Ferrarino, e con l’hotel Le Querce, albergo della famiglia Ferrandino: secondo la difesa non è mai stata provata alcuna contropartita in favore del sindaco, nemmeno nel caso della presunta opera di persuasione verso gli altri primi cittadini dell’isola per aderire al progetto di metanizzazione. A sua volta l’avvocato Vignola era stato ancora più duro nei confronti della Procura, “bacchettandola” per aver perseverato nelle accuse pur dopo averne accertato l’inconsistenza, fino addirittura a procedere con l’arresto del sindaco, ove si consideri che le convenzioni  con la Cpl erano state stipulate dai suoi familiari, e non dal pubblico ufficiale, circostanza che rende nulla l’ipotesi di reato.

Un mese fa erano stati gli avvocati Gennaro Tortora e Roberto Guida a formulare le conclusioni con la richiesta di assoluzione per l’altro imputato, l’architetto Silvano Arcamone, ex responsabile dell’ufficio tecnico di via Iasolino, ritenuto dal pubblico ministero la “longa manus” di Giosi nelle manovre corruttive. Al contrario, la difesa evidenziò la grande competenza riconosciuta all’architetto Arcamone nello svolgimento delle sue funzioni e l’eccellenza del lavoro svolto come confermato, peraltro, dai testi dell’accusa. Elementi che indussero Giosi Ferrandino a chiederne la collaborazione in incarichi amministrativi. Secondo i  due penalisti la Procura ha confuso la preparazione e la conoscenza di materie amministrative con qualcosa di evanescente, approdando al risultato paradossale di accusare un tecnico per aver dimostrato competenza e scrupolosità. Il pm Carrano verosimilmente si avvarrà della possibilità di replica alle arringhe difensive, a cui teoricamente lo schieramento difensivo potrebbe anche “contro-replicare”. Poi, secondo il programma annunciato nella scorsa udienza, si attenderà la lettura del dispositivo elaborato dal collegio giudicante.

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