Processo Free Market, sfilano nuovi testi dell’accusa
Ascoltati due tecnici in relazione alle vicende dell’albergo Casa Bianca ai Maronti, e due membri di una ditta fornitrice di attrezzature per gli eventi fieristici
Le incerte condizioni meteomarine hanno indirettamente influito anche sull’udienza di ieri mattina a Napoli nell’ambito del processo originato dall’inchiesta “Free Market”. Gli avvocati difensori provenienti da Ischia hanno infatti preferito non rischiare di restare bloccati in terraferma, nonostante le previsioni fossero in miglioramento, e hanno delegato l’avvocato Amedeo Bucci De Santis a rappresentarli. Il professionista e il collega Alfredo Sorge hanno quindi rappresentato la difesa in questa udienza nella quale sono stati ascoltati cinque testimoni.
Uno di essi, Ciro Di Meglio, ha deposto in merito alle modalità con cui vennero effettuati i controlli presso l’attività commerciale di Alessandro Slama, colui che con la sua denuncia innescò le indagini dei Carabinieri. I controlli riguardavano la regolarità di alcuni lavori che si stavano effettuando presso la panetteria di Slama. Come si ricorderà, fu una denuncia telefonica a far scattare i controlli: la telefonata era stata fatta a nome di tale Giuseppe Mazzella, mentre secondo gli investigatori proveniva da uno degli imputati, il tenente Antonio Stanziola. Una reazione, secondo gli inquirenti, alla denuncia di Slama nei suoi confronti per la presunta illecita gestione delle attività mercatali a Barano da parte del tenente.
Chiamato a deporre anche uno dei vigili urbani che effettuò i controlli presso l’attività commerciale di Slama, dopo la denuncia telefonica su presunti abusi edilizi
Sempre in merito a tali presunte attività illecite, sono stati ascoltati i signori Alvaro e Sorrentino, in merito alle modalità di fornitura di attrezzature richieste dal Comune per lo svolgimento degli eventi legati ai mercatini e agli spettacoli organizzati sul territorio baranese, come ad esempio il palco utilizzato negli eventi fieristici. La loro deposizione è stata piuttosto veloce, al punto che sono poi state acquisite le dichiarazioni rese in precedenza.
Tuttavia, il processo non riguarda soltanto l’attività mercatale, ma si dirama anche verso la spiaggia dei Maronti, laddove sorge l’albergo Casa Bianca, finito nelle indagini perché l’accusa, come si ricorderà, aveva delineato una presunta illecita strategia da parte del tenente Stanziola per ottenere indebiti vantaggi nella vendita (o nella locazione) dell’immobile situato presso la grande spiaggia, con l’ausilio del signor Piro che per decenni lo aveva gestito, e del legale di quest’ultimo, l’avvocato Di Scala. Ieri sono stati ascoltati gli architetti Francesco Mazzella e Tobia Di Ronza, in relazione all’autorizzazione paesaggistica e alla Dia per una serie di piccoli abusi edilizi che negli anni erano stati compiuti presso la struttura ricettiva. Come alcuni lettori ricorderanno, nella causa che opponeva la proprietaria dell’immobile al gestore della struttura, venne prodotta un’autorizzazione paesaggistica poi rivelatasi falsa, e che non si rivelò risolutiva, in quanto la Corte d’Appello confermò lo sfratto dando ragione alla titolare dell’albergo, signora Migliaccio.
È noto che secondo l’accusa, vista l’ordinanza di demolizione pendente sull’albergo e la successiva autorizzazione paesaggistica, c’era una contraddittorietà tra i due provvedimenti, entrambi emanati da Stanziola in qualità di responsabile dell’Ufficio tecnico. Anzi, la prima sarebbe stata usata come spada di Damocle per svilire il valore dell’immobile, per mezzo della quale ottenere un canone d’affitto più favorevole. Contraddizione inesistente secondo la difesa, in quanto l’autorizzazione non era un titolo abilitativo ma solo prodromico e riguardante alcune costruzioni nei pressi della piscina, mentre l’ordinanza di demolizione riguardava il corpo dell’albergo.
IL PROCESSO. Vista la modifica della composizione del collegio intervenuta diversi mesi fa, e alla luce della recente pronuncia delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione, secondo cui le parti devono indicare specificamente le ragioni del mancato consenso all’acquisizione dei mezzi di prova, a dicembre scorso le parti ottennero dal collegio presieduto dal dottor Pellecchia un termine a difesa per articolare una nuova lista di testimoni, in un dibattimento iniziato ormai quasi quattro anni fa e che si annuncia ancora molto lungo. Tredici sono gli imputati, a vario titolo ritenuti responsabili, tra l’altro, di più episodi di peculato, concussione, corruzione per l’esercizio della funzione, abuso d’ufficio, falsità materiale ed ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atto pubblico e truffa in danno del Comune di Barano.
Le attività investigative iniziarono, come detto, grazie alla denuncia di Alessandro Slama nei confronti del tenente della polizia municipale di Barano Antonio Stanziola, denuncia che diede origine a un’indagine sempre più ampia, arrivata a coinvolgere un gran numero di personaggi di Barano: Paolino Buono, Salvatore Di Costanzo, Alexandra Eugenia Di Meglio, Ottavio Di Meglio, Maria Grazia Di Scala, Ernesto Napolano, Ciro Pinelli, Raffaele Piro, Antonio Schiano, Antonio Scordo, Antonio Stanziola, Antonio Vuoso e Giorgio Vuoso. L’inchiesta, oltre alla presunta gestione illecita dell’attività mercatale nelle varie zone del comune di Barano negli anni tra il 2012 e il 2013, si allargò anche alle citate vicende relative all’hotel Casa Bianca ai Maronti, per la quale l’accusa ipotizzò una presunta illecita strategia per ottenere indebiti vantaggi nella vendita dell’immobile situato presso la nota spiaggia. Il presidente del collegio giudicante ha fissato a fine aprile la nuova udienza, dove saranno ascoltati altri testi indicati dall’accusa.