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Processo Garage, la genesi e la “madre detective”

di Marco Gaudini

 

FORIO  – Questa storia, che fece parlare molto dentro fuori dall’isola, parte da molto lontano da attività di indagini nel 2007. In seguito all’arresto infatti, del “Re della Cocaina” Marquez Giuseppe e dei suoi complici, l’attività info-investigativa posta in essere dalle Forze dell’Ordine per la repressione del fenomeno del traffico di stupefacenti proseguì senza soluzione di continuità.

Quella che rappresenta una vera e propria piaga sociale, però, raggiunse anche l’isola, destando un grave allarme sociale nella popolazione ischitana. Il fenomeno infatti, coinvolse  fasce di età molto giovani,  senza risparmiare neanche minori, coinvolti sia nell’attività di spaccio che a titolo di assuntori. Nel corso degli accertamenti si appurò, quindi, che il “vuoto” lasciato dal MARQUEZ fu presto colmato da altri personaggi privi di scrupoli. L’attività investigativa posta in essere dai Carabinieri, consentì di delineare, anche se in maniera sommaria, l’assetto della “piazza” di spaccio nel Comune di Forio d’Ischia che, si allargò coinvolgendo anche altri Comuni dell’isola.
In particolare si accertò  che un gruppo di giovani foriani, tra cui Di Masso Antonio Lobosco Rosario, Cacace Graziano, Cacace Flora, Cristiano Alessandro e Patalano Lucia, avevano costituito una vera e propria associazione finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti ed all’organizzazione di “festini” nel corso dei quali la droga veniva consumata.
Ad avvalorare le notizie di cui sopra vi fu però la testimonianza accorata della madre di una giovane assuntrice di stupefacenti, la quale, oltre a confermare quanto accertato dai Militari dell’Arma, fornì una serie di numeri telefonici ed alcune fotografie registrati nella “memoria” del telefono cellulare della figlia. All’epoca, fu proprio il contributo della madre di una tossicodipendente a imprimere una svolta alee indagini dei Carabinieri di Ischia, coordinate dalla DDA partenopea, che portarono le sette persone in carcere e quattro agli arresti domiciliari, quasi tutti giovani tra i 20 e 25 anni. Nel gennaio del 2007, infatti, la donna fornì agli investigatori conferme sulle attività svolte dal gruppo di spacciatori e, soprattutto, numerosi numeri telefonici e fotografie di consumatori che ”sniffavano” cocaina durante alcuni festini, ricavate, come detto, dalla memory card del telefonino della figlia. Informazioni con le quali fu possibile effettuare riscontri e ottenere conferme    Oltre al ruolo della mamma-detective, nell’indagine emerse anche il coinvolgimento di giovani appartenenti a famiglie ”bene”. Secondo quanto accertato, Rosario Lobosco, 24 anni, figlio di un noto farmacista di Forio d’Ischia, ritenuto il principale promotore dell’organizzazione, si avvaleva anche della collaborazione di Graziano Cacace – originario del rione ”Forcella” di Napoli, che svolgeva il ruolo di anello di congiunzione tra alcuni soggetti che gestivano la ”piazza di spaccio” nella zona di via Duomo, a Napoli – e, anche, di Raffaele De Falco, originario del quartiere Pianura ed emigrato a Forio qualche anno fa. Tra i dieci arrestati figura anche Federica Trani, 23 anni, vigilessa stagionale al Comune di Ischia, in procinto di entrare in servizio nei prossimi mesi per svolgere i consueti cinque mesi di lavoro come vigile urbano. Una volta giunta ad Ischia la droga – in gergo ”Garage” per indicare l’hascisc, ”zia Maria” per la marjuana e ”sposa” per la cocaina – veniva consegnata ai pusher per la distribuzione, che avveniva anche su ordinazione. Ad acquistarla giovani che la consumavano durante party organizzati nei locali dell’isola o in abitazioni private. Gli inquirenti appurarono che era frequente l’abitudine dei ragazzi benestanti dell’isola di allietare i loro svaghi con sostanze stupefacenti. Una consuetudine che coinvolgeva un elevato numero di giovani i quali, ormai, l’avevano adottata come vera e propria scelta di vita. In sostanza una moda capace di coinvolgere anche i giovanissimi e di attirare un numero sempre crescente di proseliti. Tutto questo non faceva altro che alimentare gli affari dell’organizzazione la quale, per fronteggiare le richieste, si riforniva con maggiore frequenza. La struttura dell’organizzazione fu delineata da Carabinieri e Procura fino nei minimi dettagli, identificando i ruoli ricoperti da ciascuno degli undici arrestati. Al termine delle indagini – che quindi si possono considerare una prosecuzione di quelle che hanno condotto a giudizio tale Marquez, – vi furono numerosi provvedimenti cautelari per i giovani coinvolti, alcuni dei quali finirono in carcere, mentre altri agli arresti domiciliari.

 

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