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L’isola e la ripartenza col freno a mano

Ieri hanno riaperto i negozi a Ischia ma a parte alcune attività (barbieri, parrucchieri ed estetiste su tutte) la reazione della clientela è stata abbastanza tiepida, si spera non soltanto per colpa della crisi economica. In tanti, troppi, sono rimasti chiusi: ecco perché

Per avere un quadro della situazione più chiaro, certo dovremo aspettare i prossimi giorni. Ma, a giudicare dal traffico sull’isola (da sempre “termometro” più di ogni altro in grado di fornire risposte) la riapertura di una serie di attività commerciali a Ischia non ha suscitato particolari entusiasmi. Certo, la voglia di prendere d’assalto parrucchieri, barbieri e tutti coloro che si occupano dell’estetica di donne ed uomini era tanta e se vogliamo anche inevitabile, ma in fondo la risposta è stata tiepida. Aspettando che arrivino all’appello le attività di ristorazione, che saranno un banco di prova soprattutto dello stato di salute delle “finanze” dei nostri concittadini, non crediamo di profferire un’eresia se diciamo che non si sono registrate code o lunghissime file pur di riuscire a mettere piede in un negozio. Il ritorno alla normalità c’è dunque ufficialmente, anche se non si vede o – a voler essere generosi – si vede solo in parte.

Sono tante le attività che per adesso hanno deciso di rimanere ferme ai box, su tutte quelle che commercializzano una serie di prodotti destinati quasi esclusivamente a un’utenza turistica. Che per adesso resta un miraggio, o meglio un tabù. La stagione è ben lungi dal prendere il via, gli alberghi dall’aprire i battenti. Inutile allora rinchiudersi all’interno di un negozio a rimuginare su una crisi e un’emorragia che davvero pare impossibile da arrestare. A fare sintesi, per quanto possibile, su questa prima giornata di riapertura è il presidente AICOM Marco Laraspata, il quale ama sottolineare che parla di “dati” e non di percezioni: «Gli artigiani sono ripartiti col piede sull’acceleratore – spiega – in particolre artigiani, parrucchieri ed estetisti hanno registrato un boom di prenotazioni. Era prevedibile, visto che per due mesi era stata di fatto impossibile la cura della persona. Ma per quanto riguarda il resto il discorso è valido in misura esattamente contraria: la gente non ha soldi da spendere. Turisti non ce ne sono, e l’ischitano a stento mette il piatto a tavola e non arrivano soldi dal governo centrale. Il cosiddetto decreto rilancio ancora deve uscire…».

E poi c’è chi ha vissuto, secondo Laraspata, momenti di gloria che sono durati lo spazio di un “amen”: «Il comparto del take away e della ristorazione d’asporto ha avuto una impennata iniziale, e anche qui era facilmente prevedibile. Poi, però, ha avuto inizio la flessione». E quando gli chiediamo quali sono a suo avviso i settori più a rischio in prospettiva, il presidente è categorico: «La ristorazione corre il rischio di non passarsela bene – sottolinea Marco Laraspata – ogni attività rischia di avere un terzo o meglio due quinti dello spazio rispetto a quello a disposizione fino ad ieri e sarà davvero difficile sostenere i costi, a meno che non si possa optare sulla conduzione familiare. Lo stesso dicasi per i bar, è difficile pensare di entrare in un’attività del genere senza potersi sedere a un tavolo. In compenso il lockdown ha contribuito a rilanciare e restituire ossigeno ai piccoli negozi di alimentari, e questo non può che farmi piacere».

Insomma, al tirar delle somme almeno il trenta per cento di attività ha preferito e preferirà non riaprire i battenti nell’immediato e dietro questa dolorosa decisione ci sono anche un’altra serie di considerazioni. La prima: molti affittuari non sono riusciti a chiudere accordi transattivi con il proprietario dell’immobile, che non ha accettato la cancellazione di alcuni canoni di fitto o una decurtazione dello stesso. A questo punto meglio consegnare le chiavi e alzare bandiera banca. E poi c’è la categoria di privilegiati, quelli che sono proprietari del negozio e magari hanno la fortuna di avere un piccolo gruzzoletto da parte.

In questo caso la scelta è quella di “saltare un giro” per evitare emorragie finanziarie e dare appuntamento a sé stessi, all’eventuale personale e alla (si spera) clientela per la stagione 2021. E poi ci sono anche gli indecisi, quelli che sono stati letteralmente “triturati” da un ginepraio di normative nelle quali è assolutamente impossibile muoversi. E’ il caso di un bar di Ischia che ieri mattina ha riaperto al pubblico per chiudere poi dopo appena un paio d’ore, timoroso magari di non essere completamente in regola con i parametri voluti dalle autorità e preoccupato magari di beccarsi una multa che avrebbe reso ancor più drammatica la sua situazione.

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C’è anche confusione, insomma, più di quanta si possa immaginare. Per adesso si naviga a vista, inutile girarci intorno, nella speranza che qualcosa si muova. Anche perché, se le acque restano chete, inutile spiegare per l’ennesima volta quali scenari andrebbero a configurarsi. Ormai lo abbiamo capito tutti, e soprattutto che ci sarà poco da stare allegri.

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Bitte verliert den Mut nicht! Es ist eine schwere Zeit für die Bürger von Ischia. Wir wollten heute kommen, aber easyjet hat den Flug storniert. Trotz allem wird es schwer, Touristen auf die Insel zu holen, die dann bei über 30 Grad Celsius mit einem Gesichtsschutz im Freien gehen müssen, in den Bussen nicht sitzen dürfen und sich im Urlaub total eingeschränkt fühlen werden. Dazu kommt die Angst der Inselbewohner, dass vom Festland Covid 19 eingeschleppt wird. So wird man den Fremden aus dem Weg gehen. Werden die Thermalbäder wieder geöffnet? Wir wünschen Ihnen alles Gute! Man muss um seine Rechte kämpfen! Der italienische Staat muss endlich helfen und Gelder auszahlen! Herzliche Grüße Chris aus Berlin
p.s. Ich habe an ilgolfo24.it einen Vorschlag für einen Abstandsschutz für den Strand geschickt. Kann mir jemand die E-Mail-Adresse von Enzo Ferrandino, Bürgermeister schicken?
Hier meine: jan2607@t-online.de

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