Procida e il blitz della Guardia di Finanza
Ieri mattina un gruppo cospicuo di militari delle Fiamme Gialle è sbarcato sull’isola: “visitati” gli uffici municipali, le abitazioni di un esponente politico e della presidente di un’associazione. Nel mirino la gestione del Castello d’Avalos e le modalità con cui si è arrivati alla gestione della storica struttura. Tutte le ombre anche sulle rendicontazioni, e poi…

Una vera e propria bomba che scoppia all’improvviso, anche se per molti di tutto si tratterebbe fuorchè di un fulmine a ciel sereno. Nella mattinata di ieri, l’isola di Procida è stata teatro di un’improvvisa operazione condotta dalla Guardia di Finanza: un gruppo di militari provenienti dalla Compagnia di Pozzuoli ha fatto irruzione in tre sedi diverse – il Municipio, l’abitazione di un assessore comunale e quella della presidente di un’associazione culturale – per effettuare una serie di perquisizioni e acquisizioni documentali. Al centro dell’attenzione degli inquirenti c’è una vicenda che risale al 2020, ma che continua a far discutere (e a destare sospetti e perplessità) per la sua complessità e per i nomi coinvolti. Tutto ruota attorno alla gestione del Castello d’Avalos, storica struttura isolana, trasformata negli ultimi anni in attrattiva turistica, con visite guidate e introiti crescenti, soprattutto nel contesto di Procida Capitale Italiana della Cultura 2022. Ma i dubbi sulla regolarità degli affidamenti e sulla rendicontazione economica hanno spinto gli investigatori – evidentemente attivati da qualche articolata denuncia, ma a riguardo non abbiamo riferimenti precisi – ad accendere i riflettori su una lunga serie di atti amministrativi, accordi e nomine.
DALL’ASSOCIAZIONE AL COMUNE, L’ASCESA DELL’ASSESSORE
Nel 2020, in piena campagna elettorale, Luigi Primario, allora attivista politico e presidente dell’associazione culturale “Castello d’Avalos”, avrebbe ottenuto per conto dell’ente un contributo economico diretto dal Comune. Un passaggio che non passò inosservato all’opposizione consiliare, che all’epoca denunciò pubblicamente la presunta commistione tra ruoli politici e gestione delle risorse pubbliche. Divenuto successivamente assessore comunale, Primario ha formalmente lasciato la presidenza dell’associazione. Tuttavia, secondo quanto emerso, avrebbe inserito un congiuntoin un ruolo fiduciario all’interno dell’ente culturale. Alla presidenza, invece, sarebbe stata nominata una terza persona. Un cambiamento di vertici che, secondo diverse fonti, non avrebbe modificato il legame sostanziale tra l’associazione e i soggetti interessati.
LA GARA DEL 2021 E L’AGGIUDICAZIONE CONTESTATA
Nel 2021, il Comune indice una gara pubblica per affidare la gestione delle visite al Castello d’Avalos. Due le associazioni partecipanti: l’ormai rinnovata (almeno formalmente) Castello d’Avalos e un raggruppamento composto da “I Love Procida” e un altro ente. Durante l’apertura delle buste, la commissione esaminatrice rileva che l’associazione vicina all’esponente politico non ha presentato correttamente i requisiti formali. Invece di procedere con l’esclusione, la stessa associazione chiede e ottiene un rinvio di una settimana per regolarizzare la documentazione. La decisione fa discutere, ma si va avanti. Alla successiva seduta, l’offerta dell’associazione Castello d’Avalos viene considerata la più valida e le viene aggiudicata la gestione. Viene firmata, ma su questo c’è più di un dubbio come vedremo a breve, una convenzione con il Comune che stabilisce una ripartizione degli incassi: il 60% all’ente locale, il 40% all’associazione.
VISITE, TARIFFE, RENDICONTAZIONI
Dal 2021 in poi, l’associazione ha preso possesso della struttura e la giunta ha stabilito anche un tariffario fisso: 10 euro per la visita guidata, 5 euro per quella libera. Ma è sul fronte delle rendicontazioni economiche che emergerebbero le maggiori ombre. L’accordo prevede che l’associazione versi annualmente la parte spettante al Comune. Tuttavia, secondo quanto dichiarato in Consiglio comunale, l’importo massimo versato sarebbe stato 120.000 euro. Una cifra che ha suscitato sospetti, soprattutto da parte del consigliere Menico Scala, che più volte ha chiesto chiarimenti sulla reale portata degli introiti e sui criteri adottati per il calcolo delle somme versate.
L’OPERAZIONE DEI FINANZIERI: DOCUMENTI RITENUTI RILEVANTI
Ed è proprio da queste domande rimaste senza risposte che ha preso il via l’attività investigativa culminata nel blitz di ieri. I finanzieri avrebbero acquisito documentazione ritenuta “significativa e attendibile” sia presso la sede comunale, dove si presume siano conservate convenzioni, bandi e rendicontazioni, sia nell’abitazione dell’assessore e infine in quella dell’attuale presidente dell’associazione. Secondo alcune indiscrezioni, gli inquirenti stanno cercando di ricostruire non solo il flusso di denaro tra Comune e associazione, ma anche eventuali conflitti di interesse, interferenze nelle procedure pubbliche e la veridicità dei documenti presentati nelle varie fasi. L’inchiesta è appena iniziata, ma sul Castello d’Avalos – simbolo del riscatto culturale di Procida – sembra ora aleggiare un’ombra che potrebbe scuotere profondamente l’intera amministrazione locale.