CULTURA & SOCIETA'

Procida e la sua “lingua di bue”

Abbiamo chiuso le feste. Non ci resta che, al mattino, fare colazione con il nostro dolce tipico “la Lingua di bue”, una nostra specialità apprezzata ovunque e portata sull’isola dal mitico Pasquale Mazziotti. Va bene pure per dopo pranzo con il caffè pomeridiano. Un dolce prelibato, imitato, ma mai eguagliato. La famosa Lingua di Bue è nota anche come “Lingua di Suocera” (forse per volere di qualche nuora o genero che non vedeva di buon occhio la propria suocera). Il dolce è stato inventato dal pasticcere, siciliano di origini ma napoletano di adozione, Pasquale Mazziotti, che, trasferitosi a Procida negli anni ’50, aprì la sua pasticceria proponendo una nuova versione di un dolce tipico siciliano fatto di un solo strato di pasta sfoglia e crema pasticcera. Da allora la “Lingua” è diventata il dolce simbolo di Procida. Il nome del bar pasticceria preso in gestione dal pasticcere Mazziotti prima che desse vita alle lingue di Procida si chiamava “O cafè r Barone”. Solo più tardi cambiò nome, diventando quello che oggi è conosciuto come il “Bar Roma”.

Il “bar Roma” procidano vede la luce alla fine degli anni ’30 del secolo scorso per opera di un signore del posto, Nazareno Barone, che abitava, insieme ad una sorella Agnese, proprio sopra i locali del bar, in un appartamento del Pio Monte dei Marinai. Erano gli anni del caffè preparato con la caffettiera napoletana, delle premute e delle granite di limone. Dopo fu la volta di Totore Bruttopilo che cominciò a gestire il bar. Cominciavano ad arrivare a Procida i primi turisti: allora anche intellettuali di primo piano, attirati dalla particolarità dell’isola. E così sbarcarono a Procida e si sedettero ai tavolini, dalla base di marmo ed i piedi di ghisa del bar Roma, personaggi del calibro di Moravia, Elsa Morante, Cesare Brandi. Dopo Totore Bruttopilo venne Pasquale Mazziotti che pensò bene di impiantare nel locale una pasticceria che prima non c’era. Dopo anni ed anni di successi, anche il mito e la professionalità di Pasquale, mai dimenticati, passarono e da qualche decennio troviamo Ignazio Righi e Michele Costagliola di Fiore. Non c’è nessuno che viene a Procida che non se ne va con il suo bel vassoio di queste delicatezze. Non c’è procidano che al mattino non fa colazione con la lingua di bue.

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