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«Procida saprà distinguersi come comunità accogliente e aperta»

‘Le Persone sono Individui della specie umana, senza distinzione di sesso, età, condizione sociale… Siamo considerati sia come elementi a sé stanti sia come facente parte di un gruppo o di una collettività’. (Fonte: Treccani). Esistiamo in relazione all’altro perché siamo animali sociali. Noi ci riconosciamo nello scambio con le persone. Quando ci si chiude in se’ stessi non abbiamo la possibilità di crescere, di fare esperienza. Sulla base di ciò, e di tutti gli studi che da sempre hanno caratterizzato la mia formazione, sono fondati i miei principi, i miei valori. Sono le premesse che mi caratterizzano e che raccontano la storia del gruppo La Procida che vorrei.

UNA STORIA DI STORIE CHE SI INTRECCIANO. Tutto ha avuto inizio circa un annetto fa. Dopo che il Sindaco era stato chiamato in prefettura per accogliere richiedenti asilo, abbiamo cominciato a parlarne nel gruppo di maggioranza. Avendo avuto qualche esperienza sul tema, quando vivevo nella capitale, ho condiviso una serie di iniziative portate avanti a Roma. Successivamente due laureande dell’Università Federico II sono arrivate al Comune per chiedere informazioni sul tipo di accoglienza che volevamo attivare per i richiedenti asilo. Subito abbiamo colto l’occasione per dare inizio ad un tavolo di lavoro composto da persone che, in varie occasioni, ci avevano sottoposto il tema. Tutto il gruppo di maggioranza ha delegato il tavolo di lavoro per approfondire il tema e creare un percorso.

Con il tavolo di lavoro abbiamo sin da subito stilato il programma di studio, abbiamo cercato del materiale da studiare, abbiamo seguito i webinar dell’anci, abbiamo parlato delle nostre esperienze e abbiamo deciso di incontrarci ogni settimana per gli aggiornamenti. Decidiamo di cominciare ad elencare le persone con cui fissare gli incontri di condivisione e organizziamo i primi appuntamenti. Dopo aver incontrato i parroci dell’isola scriviamo al Vescovo il quale ci risponde con una bella lettera. Ci sentiamo ancora di più sostenute.

Io, nello specifico, mi sono occupata di stilare il protocollo di intesa con l’università Federico II per riconoscere il tirocinio alle due psicologhe. La professoressa Procentese, docente del corso di specializzazione in Psicologia di Comunita’, si mostra molto aperta e chiede di essere inserita nel gruppo di lavoro per dare il proprio contributo a distanza, oltre ad autorizzare il lavoro delle tirocinanti. Proseguo con l’invito alle due dirigenti scolastiche con cui conveniamo l’inserimento del comune e l’università nel ‘progetto inclusione’ che le scuole stavano presentando al ministero.

Diamo seguito al lavoro con un fitto calendario di appuntamenti in cui includiamo: Asl, medici di base, forze dell’ordine, consulta delle associazioni, Grancie e tutte le forme di aggregazione che i cittadini scelgono sulla nostra isola. Gli incontri prevedono l’introduzione del vicesindaco Giuditta Lubrano Lavadera, la parte legislativa esposta dall’avv. Claudia Esposito, la spiegazione del progetto da parte mia e le varie riflessioni del gruppo di lavoro composto dalle Consigliere Sara Esposito, Lucia Mameli e Maria Capodanno, la volontaria esperta sul tema migranti Cristina Meglio e le tirocinanti Carolina Traiola e Annalisa Iervasi.

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UNA SCELTA CONSAPEVOLE. Nel nostro paese era evidente che la gestione dell’accoglienza non stava dando le risposte sperate. Nel 2016 il Ministro dell’Interno, dopo una lunga trattativa, firma un accordo con l’Anci (associazione nazionale comuni Italiani) per distribuire in modo più equo la presenza dei richiedenti asilo in Italia. La formula coatta dei casermoni nelle periferie cominciava a creare un enorme disagio sociale che, a mio avviso, era prevedibile. Il nuovo accordo prevede la presenza di 3 richiedenti asilo per ogni 1000 abitanti in ogni comune. Inoltre, da la possibilità di creare un’ospitalità diffusa, creando una rete di servizi: il famoso Sprar (sistema di protezione per accogliere richiedenti asilo e rifugiati). Il Ministero mette a disposizione le risorse economiche per l’attivazione di progetti che promuovono l’accoglienza con una rete di servizi che devono essere ad integrazione del welfare locale. Credo che un’amministrazione consapevole e responsabile non poteva restare sorda davanti a tutto ciò.

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Oggi, dopo aver avviato un percorso, siamo pronti nel chiedere le risorse affinché le 34 persone destinate alla nostra isola possano trovare un’ adeguata accoglienza. Il progetto e quindi la rete di servizi saranno rivolti ai nuclei familiare che attraverso l’ospitalità diffusa potrebbero trovare una sistemazione sulla nostra  isola in attesa della convocazione davanti la commissione che valuterà se accogliere la domanda di protezione. La durata del progetto e’ triennale, dopo si potrà decidere se proseguire o meno. L’andata Xenofoba che sta caratterizzando tutta l’Europa preoccupa. Sono certa che, nel nostro piccolo, sapremo distinguerci come comunità accogliente e aperta.

Rossella Lauro, assessore Comune di Procida

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