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Procida scrive la storia, è Capitale Italiana della Cultura 2022

Gioia sull’isola per la nomina del MiBACT. Il sindaco: “Orgogliosi”. Il direttore della candidatura: “La nostra vittoria incarna la profezia del cambiamento delle politiche culturali del Paese”

L’isola di Procida è stata scelta dal MiBACT come Capitale Italiana della Cultura 2022 dalla commissione presieduta da Stefano Baia Curioni. Nella motivazione con cui ieri mattina la commissione ha nominato Procida Capitale Italiana della Cultura 2022, letta in diretta dal ministro Dario Franceschini, si legge che “il progetto culturale presenta elementi di attrattività e qualità di livello eccellente. Il contesto di sostegni locali e regionali pubblici e privati è ben strutturato, la dimensione patrimoniale e paesaggistica del luogo è straordinaria, la dimensione laboratoriale, che comprende aspetti sociali e di diffusione tecnologica è dedicata alle isole tirreniche, ma è rilevante per tutte le realtà delle piccole isole mediterranee”.

Secondo la giuria il progetto presentato da Procida “potrebbe determinare, grazie alla combinazione di questi fattori, un’autentica discontinuità nel territorio e rappresentare un modello per i processi sostenibili di sviluppo a base culturale delle realtà isolane e costiere del paese. Il progetto è inoltre capace di trasmettere un messaggio poetico, una visione della cultura, che dalla piccola realtà dell’isola si estende come un augurio per tutti noi, al paese, nei mesi che ci attendono”.

Nel momento in cui è stata decretata l’investitura di Procida, è scoppiata la festa in ogni angolo dell’isola di Arturo. Una gioia contagiosa che è andata avanti per l’intera giornata e che soltanto le stringenti normative anticovid e il senso di responsabilità dei procidani hanno impedito che si trasformasse anche in una festa di piazza o in un festante carosello. Me nell’intera comunità isolana ed ogni angolo del territorio si respirava l’aria di consapevolezza di aver raggiunto un risultato straordinario, epocale, ovviamente destinato a rimanere negli annali e sui libri di storia. Per Procida diventare capitale della Cultura può rappresentare davvero un punto di svolta ed un ulteriore tassello di crescita in grado di riuscire a strapparle definitivamente di dosso l’abito di cugina “minore” rispetto alle più celebrate Ischia e Capri. Ma è chiaro che la eco mediatica (peraltro già riscontrata nella sola giornata di ieri) ed il ritorno di immagine rappresentano un qualcosa di non ancora pienamente quantificabile. E basta questo, crediamo, a rendere l’idea del traguardo raggiunto.

Il tema del dossier di Procida è “La cultura non isola” perché “la terra isolana è luogo di esplorazione, sperimentazione e conoscenza, e’ modello delle culture e metafora dell’uomo contemporaneo. Potenza di immaginario e concretezza di visione ci mostrano Procida come capitale esemplare di dinamiche relazionali, di pratiche di inclusione nonché di cura dei beni culturali e naturali”.
Il programma culturale, nato da una serie di sessioni che hanno visto il coinvolgimento attivo della popolazione, abbraccia, tra l’altro, 44 progetti culturali, 330 giorni di programmazione, 240 artisti, 40 opere originali e 8 spazi culturali rigenerati.

“Siamo felici e orgogliosi per la scelta del MiBACT – dichiara Dino Ambrosino, sindaco di Procida – che premia gli sforzi dell’intera collettività dell’isola e il sostegno di chi ha, sin dalla prima fase, creduto in una sfida ambiziosa e appassionante. Procida sarà la capitale culturale del golfo di Napoli, del comprensorio flegreo, della Campania e di tutte le piccole isole d’Italia e del Mediterraneo. Ci aspetta un lavoro lungo e stimolante, esprimiamo la nostra soddisfazione in un momento particolare per l’intero Paese e nel rispetto di chi ha sofferto e soffre per la pandemia”.

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“E’ stata una vittoria epocale  – sottolinea Agostino Riitano, direttore della candidatura – perché la commissione ha compreso che il progetto di Procida incorpora un cambio del paradigma della cultura nel nostro paese, non solo grandi città d’arte ma anche e soprattutto lo straordinario patrimonio culturale diffuso nei piccoli centri. Siamo convinti che il concetto di ‘minore’ contenga il senso della profezia. In questo la nostra vittoria incarna la profezia del cambiamento delle politiche culturali del Paese”.

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Foto Franco Trani

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