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IL PROGETTO DELLA “BELLA ISCHIA” NON PUO’ IGNORARE IL RILANCIO DELLE PINETE

DI ANTONIO LUBRANO

Da  quando  persiste l’incuria e  rimangono evidenti  i segni dannosi della marchalina ellenica, il primo storico in negativo  parassita  che ha generato la malattia determinando l’insecchimento  e quindi la morte e il conseguente abbattimento della maggior parte dei pini colpiti, Ischia da un po’ di anni  patisce seriamente  il problema delle sue pinete non più accoglienti come negli anni passati. Allo stato attuale, va detto che  le pinete, quelle almeno che gravitano sul territorio del Comune Capoluogo, oggi rappresentano il volto dimesso di un paese che è, per risollevarsi, alla ricerca di una sua nuova identità, avvalendosi, tra l’ altro,  del  programma ambizioso  della “Bella Ischia” che il sindaco Enzo Ferrandino  ha in animo di portare avanti, superando, se vi riesce, tutti gli ostacoli  che gli si frappongono.  Se le pinete negli anni ‘80 sono state per un sindaco del passato, Enzo Mazzella, dopo il colpo di mano del clamoroso esproprio pubblico, il fiore all’occhiello della propria azione amministrativa, non lo è stato invece  per i sindaci di Ischia dell’ultimo decennio ed ancor meno non lo è per l’ultimo sindaco in carica. In realtà L’ attuazione e il successo. se di successo si potrà parlare, del  Progetto la “Bella Ischia” del sindaco Enzo Ferrandino passa anche  per il necessario rilancio  delle pinete che appare fra le priorità da mettere in conto nella lista dei vari ed onerosi impegni  che da oggi  l’Amministrazione comunale è chiamata ad affrontare. In sostanza si tratta di ridare  alla pinete di Ischia, scampate per ora al pericolo d’estinzione, il decoro naturale ed ambientale perduto con interventi mirati nella continua manutenzione e sorveglianza del Parco Pubblico ove non molti anni fa eccelleva per cura, presenza di addestrati “pinetini” e attrattive ornitologiche oggi ridotte al minimo inefficiente.  E innegabile che le pinete ad Ischia rappresentano un patrimonio pubblico di grande rilevanza, ma la loro acquisizione alla comunità è costata e continua a costare un’ira di Dio;  c’ è un Villari che si batte ancora in via giudiziaria per incassare gli interessi su di una quota non pagatagli nei temi stabiliti. L’esproprio, voluto essenzialmente dall’amministrazione presieduta da Enzo Mazzella, avvenuto decine di anni fa, economicamente è da considerare ancora una pratica aperta. All’epoca si parlava di miliardi, ora si continua a parlare ma di milioni. Allora in lire oggi in euro. Il costo di quelle pietre laviche, certamente suggestive, invece di essere paragonate a terreno agricolo, magari edificabile, visto che all’epoca era ancora possibile, sono state paragonate ad una miniera d’oro. Il loro valore, è stato riconosciuto addirittura in quattrocentomila lire a metro quadro. Per i proprietari, la famiglia Villari, un vero Eldorado, visto che prima era solo un bene che produceva passività e dopo solo ricchezza. Nel tempo questa spesa incredibilmente alta, è stata assorbita prima da un dissesto comunale e quindi inglobata nella massa debitoria e poi, per alta parte pagata per accordo fra le parti. Nell’amministrazione Telese, quella di Luigi, si riuscì a trattare con quattro delle cinque parti aventi diritti. L’unico che non volle saperne, fu il dott Enrico Villari, che ha portato avanti un’azione legale. Causa vinta nei vari giudizi e, ultimamente con sentenza che prevede il pagamento da inserire nel bilancio comunale e non nei debiti fuori bilancio. Un brutto colpo per l’amministrazione, che si è vista condannare anche  per anatocismo.  Non è una bestemmia, lasciano solo intendere che si devono pagare gli interessi sugli interessi passivi non corrisposti. Questi interessi su interessi, al momento, se il comune non deciderà di chiudere il contenzioso, porteranno ad una somma annua di circa 9.000,00 euro. Ma il dottor Villari non ha inteso fermarsi e ha comunicato il provvedimento del giudice, con raccomandata non solo al sindaco, ma anche al presidente del consiglio comunale, ai singoli consiglieri sia di maggioranza che di minoranza personalmente, al segretario del comune e a chiunque ne fosse interessato. Questo per far si che tutti ne fossero a conoscenza. Al momento il debito complessivo è di circa cinque sei milioni. Debito che le casse comunali non sono in grado di pagare e per questo si cercano appigli giuridici per rimandarlo. Fino a quando? Fino a quando ci saranno i soldi, il che è difficile da prevedere. Strano destino, probabilmente per poter far fronte al pagamento di un bene espropriato, quasi  bisogna far ricorso alla vendita di altro bene comunale. La sensazione è che la vicenda in un modo o nell’altro è vicina alla conclusione. Ce lo fa pensare l’accanimento che negli ultimi tempi  sta mettendo in campo il dottor Villari e la mancanza di argomenti che può opporre il comune d’Ischia. La beffa è però che dello splendore di quelle pinete, il cui costo ha dell’incredibile, molto è andato distrutto. I pini rimasti sono pochi, il fascino del parco è enormemente scemato in considerazione della manutenzione che è ridotta al lumicino  e la destinazione originaria  e di parecchio venuta meno.

        antoniolubrano1941@gmail.com

 

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