LE OPINIONI

IL COMMENTO Le ceneri di Angela

Ecco il testo di una lettera che Sindaci attenti e preoccupati del futuro destino dell’isola, avrebbero potuto scrivere:

Cara Angela, Ci permetta il tono confidenziale, che riteniamo di poterle riservare, data la circostanza che Lei ci ha onorato – in un passato non troppo lontano – con la sua presenza nella nostra isola, visitando anche qualche modesta casa del luogo e suscitando l’apprezzamento nostro unanime, col suo fare sobrio e discreto ( normale viaggio in traghetto, sistemi di protezione ridotti all’osso, camminate mano a mano a fianco di suo marito Joachim Sauer, con pranzi frugali all’Hotel Miramare a base di melanzane a funghetti, zucchine e un pesce fresco, il tutto cucinato dallo chef Giovanni Garofalo). Non abbiamo dimenticato il suo accorato messaggio di solidarietà e vicinanza dell’agosto 2017, in favore della popolazione locale colpita dal terremoto. E non ci sfugge nemmeno che, nell’attuale pandemia, che sta flagellando in particolare la Lombardia, la Germania stia provvedendo ad accogliere, in terapia intensiva, pazienti che non trovano posto negli ospedali lombardi. Abbiamo sempre rifuggito le tesi di quanti, sollecitando pulsioni sovraniste, istigano un sentimento antigermanico.

Tanto è vero che temiamo fortemente l’insorgere, nel nostro Paese, di spinte all’odio e al boicottaggio de “l’ostile Germania” ( circola infatti su Facebook un invito al boicottaggio di tutti i supermercati e prodotti tedeschi, a partire dal Lidl). Abbiamo, in passato, invidiato il naturale ed innato senso del risparmio e del rigore dei tedeschi. Tutto questo fino a quando, prima una recessione mondiale e poi la disastrosa pandemia da Covid 19 non abbia rivoluzionato i termini della questione. Sbagliano coloro che insistono a richiamare la Germania ad una restituzione di solidarietà per il fatto che, nel secondo dopoguerra, furono aiutati da numerosi paesi creditori. Le rammentiamo, senza malizia, che con “ l’Agrement on German External debts” il 27/2/1953, paesi come l’Italia, la Grecia, la Spagna, la Gran Bretagna, ma anche Canada, Stati Uniti ed altri, vi avevano già dimezzati i debiti, da voi accumulati nelle due guerre ( 1919-1945). Debiti che poi furono congelati fino alla riunificazione delle due Germanie ( est ed ovest) e che, nel 1990, tali debiti vi furono completamente cancellati. Sbagliano coloro che sostengono che la Germania ha il dovere di aiutare i paesi in difficoltà ( come l’Italia) in cambio di quei favori post bellici. La questione è un’altra: non è un problema di paesi forti che devono aiutare quelli deboli. La pandemia ha cancellato ogni asimmetria, ogni disallineamento tra i paesi europei.

Siamo tutti colpiti allo stesso modo e non vale il ragionamento che paesi come la Germania hanno maggiori risorse interne da poter impiegare; il ragionamento non vale perché la tenuta del solo consumo interno non reggerebbe alcuno Stato europeo. E se, dunque, la grande maggioranza di paesi europei è in affanno, non ci sarebbe – nemmeno per voi tedeschi – commercio internazionale, non ci sarebbe esportazione e verrebbe a mancare il fatidico surplus commerciale da sempre accumulato. Così come l’Olanda, che attua una politica di dumping fiscale, non avrebbe compratori europei per i suoi tulipani. Ecco perché non si tratta più di aiutare l’Italia, ma aiutare l’Europa, prima che imploda. E non si dica che il Mes ( Meccanismo europeo di stabilità), con i suoi 410 miliardi di euro, sia fungibile con gli eurobond. Non sono equivalenti, anche se – come qualcuno pensa – potrebbero raddoppiare ed essere offerti agli Stati in difficoltà, con condizionalità affievolite. Non è la stessa cosa, perché il Mes parte comunque dall’ipotesi di un’Europa fatta di Stati asimmetrici ed ineguali ( i forti e i deboli), mentre occorre riconoscere, di fronte alla Pandemia, l’assoluta parità di crisi. Ed è questo il motivo per cui non è accettabile la recentissima proposta dell’Olanda di far donare significative risorse dai Paesi forti europei ai paesi deboli. Anche questa apparente generosa liberalità non farebbe altro che fotografaree cristallizzare un’Europa diseguale, fatta di Paesi integri e paesi fragili. Mentre va bene lo stanziamento di 100 miliardi, proposto dal commissario all’Economia, Paolo Gentiloni e approvato dalla Commissione, presieduta da Ursula Von Der Leyen, per la Cassa integrazione europea, al fine di fronteggiare l’ondata di disoccupazione che inevitabilmente seguirà alla pandemia. Angela, non ci deluda, martedì prossimo, nell’ostinarsi a rigettare la proposta di emissione di eurobond dedicati all’emergenza. Non faccia prevalere l’egoismo dei falchi della Bundesbank. L’Italia non vuole addossarvi il suo debito, accumulato negli anni passati, ma vuole che si condivida – a livello europeo – tutto il debito necessario ad affrontare l’emergenza sanitaria e il conseguente precipizio economico in cui tutti rischiamo di cadere. Cara Angela, noi non vogliamo che una decisione drammaticamente sbagliata dell’Eurogruppo, rada al suolo il turismo, di cui noi viviamo. Noi conosciamo la storia turistica dell’isola d’Ischia e siamo ben consci del debito di riconoscenza che abbiamo verso i viaggiatori tedeschi, che hanno fatto da volano dello sviluppo della nostra economia. Anzi, tra le nostre preoccupazioni, ai primi posti, c’è quella di recuperare questo importante flusso, trovando nuove attrattive e nuove argomentazioni per le giovani generazioni teutoniche. Venga a trovarci nuovamente, non appena che le condizioni lo consentiranno, anche con mascherina e guanti se necessario, ma ci venga dopo che avrà contribuito a salvare l’Europa dal disastro. Ci venga a trovare come leader europea, consegnata alla storia per decisioni epocali. Ci faccia essere orgogliosi di Lei. Ci faccia “ credere” di avere inciso con la bellezza dell’isola, la sua ospitalità, il suo mare, il suo cibo, sul corso della storia europea. “Credere” e non “ ricredere” sulla sua statura di leader, sulla sua capacità di tenere a bada, in questo frangente, l’ala degli oltranzisti di un rigore che – in questa fase – risulterebbe cieco ed autolesionistico. Se Lei, invece, si dimostrerà non all’altezza della gravità della situazione, avremo difficoltà ad ospitarla, e non per inimicizia ma perché – nel frattempo – potrebbe rivelarsi gravemente compromessa e sfilacciata la nostra catena ricettiva ed ospitale. Cara Angela, il nostro futuro è nelle sue mani, non ce lo distrugga!

POST SCRIPTUM

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Questa lettera non è mai stata scritta dai nostri Sindaci ed Angela Merkel, di conseguenza, non l’ha mai ricevuta. Peccato! Qualcuno potrebbe ritenerla velleitaria, se non addirittura ridicola, data l’evidente sproporzione e distanza tra una piccola isola italiana e la grande e potente Repubblica Federale Tedesca, Ma invece no. Sono convinto che avrebbe potuto insinuare il seme del dubbio nell’imperturbabile Angela; che l’avrebbe spinta a riflettere sul destino di tutti quegli alberghi, bar, botteghe e ristoranti che ha potuto osservare, negli anni, in quello scrigno della Natura che è Sant’Angelo d’Ischia. Mi resta da aggiungere, a questa lettera mancata, un’ultima appendice. La spiegazione del titolo dell’articolo: “ Le ceneri di Angela”. Ovviamente “ ceneri” in senso figurato e metaforico, per intendere il dissolvimento e la bruciatura di una leadership che, in fine carriera, ha mancato ( a meno di colpi di scena dell’ultima ora) il colpo d’ali, lo scatto finale. “ Le ceneri di Angela è il titolo di un libro ( a cui ha fatto seguito un film di Alan Parker ) di uno scrittore da me ritenuto tra i “ grandi” del secolo scorso: Frank Mc Court, nato in America da padre nordirlandese e madre irlandese, autore di altri libri di successo, come “ Che paese l’America” ed “ Ehi, prof!” Questo libro autobiografico parla della povertà e delle disgrazie familiari , vissute tra l’America e Limerick in Irlanda. Angela è la madre dello scrittore e sue sono le ceneri che, dopo la morte, dovevano ritornare in patria. Sembra solo una storia triste di povertà, malattia, morte, abbandoni e ricatti morali e sessuali e invece segna il riscatto morale ed intellettuale di Frank, che diventa insegnante in America e vince, in tarda età, importanti premi letterari. Non sempre i “ poveri” vengono del tutto sopraffatti. Qualche volta riescono a prendersi la loro rivincita. Lo tenga presente Angela Merkel e lo tenga presente tutta la Germania, dove comunque si è aperta una breccia ( non si allineano ai falchi, né i “verdi” né i sindacati tedeschi e importanti intellettuali del calibro di Jurgen Habermas o della regista cinematografica Margarethe von Trotta). A volte i presunti grandi leader vanno in cenere, mentre dalle ceneri risorgono, come l’Araba Fenice, i deboli della Terra.

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