CRONACA

Ucraina: si teme anche lo scempio ambientale e delle opere d’arte

DI RINO ROMANO

Il conflitto bellico (temuto da settimane) scoppiato in Ucraina – con evidenti ripercussioni anche ad Ischia, ove lavorano centinaia di cittadini provenienti dal “granaio d’europa” – nella notte tra il 23 e 24 febbraio scorsi, potrebbe avere conseguenze terribili persino sul patrimonio archeologico e sul paesaggio del vasto territorio orientale che si affaccia sul Mar Nero, confinante con Romania, Polonia, Ungheria, Slovacchia.

Già si segnala l’abbandono in massa – nelle campagne – di cani, gatti ed altri animali, col fenomeno dei profughi.

I testi classici considerano l’Ucraina – indipendente dal 1991 – parte integrante dell’Europa, sul piano geografico. Il paese conta 43 milioni di abitanti, esclusi i tantissimi emigrati.

Gli ischitani, i quali hanno passeggiato, almeno una volta, tra le vie principali di Odessa, Leopoli, Dnipro, Zaporozya, Cherson – ove campeggiano gli stessi “brends” (Benetton, Carpisa, Zara, Max Mara, Intimissimi, Calzedonia, ecc.) ritrovabili nelle piazze italiane – sanno benissimo che, grazie ad internet, l’integrazione con l’Occidente è ormai un processo irreversibile, da almeno 8 anni. Difatti, il principale partner commerciale della Repubblica Carpatica (a parte la Russia) è la Germania.

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Ipotizzare – dopo la rivoluzione del febbraio 2014 e la firma dell’“accordo di associazione” con la Comunità Europea (in seguito ad esso fu liberalizzato il visto Schengen per gli ucraini, nel 2017) – un ritorno all’ex Unione Sovietica, con gli stessi ridottissimi spazi di libertà dell’epoca di Breznev, appare follia.

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Sul piano delle emergenze zoofile – tralasciando l’esplosione della centrale di Chernobyl, nel 1986 – gli ecologisti, pure isolani, furono costretti ad intervenire sul governo ucraino fin dal 2012, quando – per “ripulire il territorio” – vennero massacrati (con veleni, bastonate, fucilate) migliaia di cani e gatti randagi, dagli addetti ai preparativi dei campionati europei di calcio, che si svolsero in Polonia ed a Kiev, Kharkov, Leopoli, Donetsk.

“Speriamo – ha detto Rino Romano della “P.A.S. Pronatura-Pan Assoverdi Salv.” – che il buonsenso ed il dialogo cedano presto il passo all’uso delle armi. Le interconnessioni, sotto tutti i punti di vista, tra noi e quest’orribile teatro di guerra sono palesi: nella sola area metropolitana di Napoli, si stima la presenza di circa 22.000 lavoratori ucraini”.

Nella foto: Rino Romano, a Maidan Square, nel centro di Kiev, prima che scoppiassero i combattimenti tra Russia e Ucraina.

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