CULTURA & SOCIETA'

Quei 21 colpi di cannone sparati a salve dall’antico Torrione per salutare l’arrivo a Forio della salma dell’Arcivescovo di Trani

La chiesa di Ischia con i suoi vescovi e parroci in prima per le grandi epidemie del passato ha pagato prezzi altissimi perdendo sul campo i suoi esponenti migliori. L’esempio più forte è dato dal “sacrificiio” del foriano mons. Giovanni Regine ucciso dalla spagnola il 4 ottobre 1918

La Chiesa di Ischia col suo Vescovo Mons. Pietro Lagnese, i suoi parroci, i sacerdoti tutti ed i suoi fedeli , in queste ore, prega in streaming e loda il gran lavoro dei medici e degli infermieri nel momento più complicato della loro strenua battaglia contro il male più pericoloso di questo secolo, il Coronavirus,e si affida a Dio ed ai santi affinchè ci mettano anche la loro mano in modo che si superi senza altri danni ancor più gravi, la grande prova cui il popolo ischitano in particolare è stato chiamato a sostenere, con la viva speranza che tutto quanto finisca al più presto.

La situazione drammatica che si sta vivendo in Italia e nel mondo, ha svegliato sull’isola ed in particolare a Forio d’Ischia vecchi e tristi ricordi legati a quella terribile epidemia del 1918 – 1920 chiamata febbre spagnola che oltre a colpire centinaia di ischitani fra semplici contagiati e sfortunati deceduti, portò alla tomba nel giro di due giorni uno dei figli migliori di Forio, quel Giovanni Regine divenuto per suoi innegabili meriti, arcivescovo delle città di Trani e Barletta in Puglia. Questi ricordi hanno richiamano alla mente tre episodi centrali della storia che raccontiamo. Ovvero, la morte e come si maturò di Mons. Giovanni Regine per altro raccontata da Mons. Onofrio Buonpcore e trrasmessaci da Gaetano Maschio, la con l’ evento recente del centenario della morte tenutosi nell’ottobre del 2018. Partiamo dall’emozionante arrivo al pontile nel porto di Forio della bara contenente il corpo dello sfortunato prelato ischitano. Era la mattina, aIle ore 9.00 del 19 agosto 1956 quando nei pressi del Molo detto “’U trumbino” (Zona Chiaia) arrivò la venerata salma di Mons. Giovanni Regine, proveniente dalla Cattedrale di Trani, accompagnata da S. Ecc. Mons. Reginaldo Addazzi, Arcivescovo di Trani e Barletta, dal fratello Gr. Uff. Avv. Aniello Regine, Presidente di Corte d’Appello, dai nipoti Cav. Dott. Aniello Regine ed Ing. Giuseppe Regine, dal Sindaco di Forio Avv. Vincenzo Mazzella. A riceverla, fu S. Ecc. Rev.ma Mons. Antonio Cece, Vescovo d’Ischia, col Capitolo Cattedrale e rappresentanze del Parlamento e dell’Isola, nonché il Clero Regolare e Secolare con in primis il Parroco Mons. Luigi Capuano, le Associazioni, gli Ordini Religiosi, il Comitato d’accoglienza ed il Popolo commosso. L’arrivo fu anticipato da un avviso alla cittadinanza: “ Foriani, accogliamo i resti mortali del nostro grande e santo concittadino come venerande reliquie e facciamo a Dio giuramento di custodirle gelosamente come il più caro e prezioso tesoro”. Dal Torrione furono sparati 21 colpi di cannone a salve ed il suono delle campane di tutte le chiese di Forio posero il saluto della madre terra. Il corteo procedette verso il centro del paese e dopo i rituali tre giri sul Corso, che rappresentano il tradizionale omaggio, che Forio rende al Clero, il Sindaco Mazzella salutò sulle scale della Basilica l’Illustre concittadino. Il solenne Pontificale fu tenuto dal Vescovo d’Ischia con l’Arcivescovo di Trani ed il Vescovo di Nicastro.

Il discorso commemorativo fu tenuto da Mons. Onofrio Buonocore e fu seguito dalla tumulazione. Riportiamo un curioso aneddoto riferitoci e descritto da Gaetano Maschio già promotore ed organizzatore dei lavori del Centenario della morte di Mons. Regine che si tennero a Forio nell’ottobre del 2018. Ecco l’episodio: “ In merito all’arrivo delle spoglie di Mons. Regine a Forio nel 1956” – ci ha detto infatti Gaetano Maschio – “ voglio riportare un ricordo di mia Nonna Peppinella Patalano Maschio, la quale presente sul lungomare di Forio fu testimone di una circostanza tutta particolare. Di Mons. Regine, infatti, erano note non solo le grandi doti umane, la spiritualità e la cultura, ma anche la sua corporatura e prestanza fisica. Doveva essere alto quasi 2 metri. All’arrivo della piccola bara in cui erano stati racchiusi i resti mortali dopo 38 anni dalla morte, una vecchina, alle spalle di mia nonna, ebbe ad esclamare, tra il meravigliato ed il preoccupato, in puro foriano: “Ma che n’hanne mannete sule ‘nu querte?” ovvero “Ce ne hanno mandato solo un quarto?”… Testimonianza, anche questa, dell’attaccamento del Popolo al suo Pastore”. Le epidemie più violente della storia quando nei secoli sono venute ed hanno aggredito con tassi di mortalità spaventosi, non hanno guardato in faccia a nessuno. Si sono portati via bambini, ragazzi, giovani madri, padri e nonni di svariata età di tutti i ceti sociali senza risparmiare uomini che contavano, nell’ industria, nella politica, nelle arti, nella scuola e perfino nella chiesa. Le cronache del tempo crude e spietate registrano morti eccellenti provocati dal morbo incurabile sopratutto della famosa “Spagnola”la famigerata epidemia che divenne subito pandomia degli inizi del secolo scorso (1918 -1920). Fra le numerose persone che non ce la fecero, a lasciarci la pelle, come si usa dire in gergo, fu anche un amato figlio della nostra isola, di Forio d’Ischia, quel Giovanni Regine che da sacerdote modello della diocesi isolana, con virtù sorprendenti ebbe carriera spedita nella chiesa locale fino ad essere segnalato quale titolare per una sede vescovile fori dall’isola. Infatti dopo gli anni proficui nella qualità di direttore del seminario di Ischia, rilanciandolo oltre ogni rosea previsione, Don Giovanni Regine nominato Vescovo titolare di Ascalona, il 9 giugno 1902, fu consacrato a Roma l’undici agosto successivo dal cardinale Francesco Cassetta.

Nell’ottobre del 2018 si svolse a Forio la “Sessione straordinaria del Festival della vita” organizzata da Gaetano Maschio in ricordo dei cento anni dalla morte di Mons. Giovanni Regine, Arcivescovo di Trani e Barletta, dilettissimo figlio di Forio, la cui vita fu sempre una vera e propria Missione verso i sacerdoti e verso il popolo. “ Se il Signore mi sarà largo di anni, i più pesanti verrò a chiuderli a Forio”, questi erano i propositi del Presule, la morte lo trovò, invece, sulla breccia, sul campo onorato di lavoro, nella martoriata Trani ove si era affrettato a recarsi lasciando la ridente Forio, dove trascorreva un breve annuale riposo, per recare nella Diocesi a lui affidata il conforto della Fede ai colpiti dalla epidemia della spagnola e restarne lui stesso contagiato. Le giornate commemorative furono veramente sentite e si svolsero in concomitanza con la Festa di S. Francesco d’Assisi con pellegrinaggi dalle Parrocchie del Territorio ed anche da Ischia. Punto di partenza il portone della Basilica di S. Maria di Loreto ove si trova la tomba dell’Arcivescovo, chiusa in quel periodo per urgenti lavori di ristrutturazione. Ad accogliere i Fedeli una gigantografia del Monsignore: le preghiere ed i canti e la presenza di tanti bambini inondarono l’atmosfera di quella letizia, che certamente era cara a Don Giovanni, che prestò sempre grande attenzione per le giovani generazioni. Fu veramente Padre e Pastore, come sottolinearono il Prof. Agostino Di Lustro ed il Prof. Aniello Penza in una seguitissima conferenza. La S. Messa del Vescovo d’Ischia e l’Omaggio del Sindaco di Forio Francesco Del Deo, davanti al portone della Basilica di S. Maria di Loreto, rappresentarono conferma di imperitura gratitudine. S. Ecc. Mons. Lagnese ebbe a sottolineare, che “ … Mons. Regine fa parte degli esempi belli espressi dalla nostra realtà ischitana. Ha dato un grande contributo con il suo zelo apostolico, non solo alla nostra Diocesi, qui per 31 anni, dove è stato docente del nostro seminario, ma ha fatto tanto bene anche nelle due Diocesi, che gli furono affidate: innanzitutto nella diocesi di Nicastro, dove è stato circa 16 anni e poi in quella di Trani e Barletta dove è stato per minor tempo ma dove pure ha offerto la sua testimonianza di Pastore zelante, di Pastore davvero pieno di spirito e dunque Pastore, che ha servito la Chiesa. Dobbiamo essere grati a queste persone, che ci hanno preceduto perché sono modelli a cui noi dobbiamo guardare; essi sono delle stelle del firmamento della Chiesa, che ci possono aiutare a non perdere di vista la strada da seguire .”. Per l’occasione si unirono nel ricordo, con significativi messaggi inviati a Gaetano Maschio, anche l’allora Vescovo di Lamezia (l’antica Nicastro) Mons. Cantafora e l’Arcivescovo di Trani Mons. Leonardo D’Ascenzo.

antoniolubrano1941@gmail.com

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