CRONACAPRIMO PIANO

«Quello ha parlato e noi adesso ne paghiamo le conseguenze»

Dall’ordinanza di custodia cautelare emessa a carico di Angelo Marrazzo emergono una serie di particolari, tra cui lo scambio verbale tra alcuni imprenditori che, convocati in commissariato, non sanno di essere intercettati in sala d’attesa e si abbandonano ad una serie di considerazioni nei confronti di R.B. dopo aver appreso della sua denuncia

“Adesso ci ha coinvolti tutti noi in mezzo, per colpa sua… vero? E senza comunicarci nulla… e noi siamo costretti a pagarne le conseguenze per i ‘cazzi’ suoi”. E’ questa la frase che viene intercettata nella sala d’attesa del commissariato di polizia di Ischia. Alcuni imprenditori sono in attesa di essere ascoltati dagli agenti che hanno iniziato un’articolata attività di indagine su Angelo Marrazzo, finito poi agli arresti domiciliari. Chi parla ha saputo della denuncia sporta da R.B. e teme adesso che questa possa ritorcersi contri di lui e i colleghi. I fatti in questione si verificano il 4 luglio 2023 quando presso gli uffici di via delle Terme vengono convocati per sommarie informazione e come detto, nello stesso contesto, intercettati, S.S., G.D. e G.B. I tre, nelle conversazioni captate, concordavano sul fatto che il motivo della loro chiamata a testimoniare fosse la denuncia presentata da R.B. (G.D.: “…per quello scemo di…”) e S.S. consigliava agli altri di non rivelare nulla alla Polizia Giudiziaria: “per evitarti imbarazzi, dì che non sai niente…”. Ed in effetti, in sede di audizione S.S. ha affermato di servirsi della TRA.SPE.MAR esclusivamente per il trasporto di materiale edile, senza subire pressioni né intimidazioni per optare per quella compagnia, e di non essere a conoscenza di minacce ai danni di altri autotrasportatori per costringerli a usare i traghetti TRA.SPE.MAR. Ha aggiunto che le altre linee prevedevano una “preventiva istruttoria burocratica impegnativa”, mentre la TRA.SPE.MAR risultava “molto più pratica” dal suo punto di vista burocratico. In data 3 luglio 2023, A.A. aveva descritto l’utilizzo dei traghetti TRA.SPE.MAR come “comodo e conveniente” e, il 4 luglio 2023, G.B. e G.D. avevano fornito dichiarazioni analoghe. G.D., in qualità di titolare della ditta (omissis), ha confermato di non aver mai subito intimidazioni volte a obbligarlo a servire la TRA.SPE.MAR, che usava per comodità, poiché per le altre compagnie la procedura di imbarco dei rifiuti era più complessa e richiedeva moduli dettagliati e prenotazioni.

Le parole di chi aveva pagato per cambiare compagnia e non subire fermi da parte delle autorità. E c’è chi ha raccontato che Marrazzo era solito creare dossier sugli autotrasportatori che non utilizzavano la TRA.SPE.MAR, con riprese o fotografie durante gli imbarchi e gli sbarchi

Dinanzi al personale guidato dal vicequestore Ciro Re, G.B., socio di (omissis) insieme ai familiari, ha negato di aver subito pressioni o minacce per costringerlo a acquistare materiale edile o riciclare materiale di risulta con modalità non consentite. L’intercettazione telefonica ha confermato un atteggiamento di diffidenza verso S.S e gli altri autotrasportatori. Il giorno seguente alle prime convocazioni, la TRA.SPE.MAR ha inviato una comunicazione agli autotrasportatori per ricordare di non superare i limiti di carico per i rifiuti speciali e annunciare sanzioni pecuniarie in caso di eccessi. In una telefonata intercettata il 5 luglio 2023, S.S. contattava la TRA.SPE.MAR e lamentava con (omissis) un addebito superiore a cinquanta euro, recriminando: “per colpa loro sono stato tre ore dalla Polizia, minacciando di andare dagli organi di polizia per cambiare la versione dei fatti (‘ma che devo andare là e cambiare tutto quanto!’ ‘diglielo al mastro tuo’)”. La conversazione dimostra che S.S. polizia tutto ciò che sapeva e questo è chiaramente documentato dalla trascrizione integrale dell’intercettazione telefonica. Il 5 luglio 2023 venivano poi ascoltati a sommarie informazioni V.P. e D.Z. Intercettati all’interno del Commissariato di Ischia, anche loro concordavano sul fatto che l’intera vicenda fosse “un bordello” e la ricondussero ad Angelo Marrazzo.

In quel contesto V.P. spiegava: “…allora è comoda questa cosa: tu vai, paghi e passi! Se non puoi farla, non ha senso!”. D.Z., pur negando minacce o intimidazioni, riferiva di aver subito da Marrazzo l’obbligo di acquistare il biglietto di ritorno con quella compagnia, anche quando non ne aveva necessità, e raccontava timori di possibili ritorsioni se si fosse saputo del viaggio (“…tu parli e quello ti castiga…”). Aggiungeva poi che alcuni colleghi, tra cui N.M. e A. di (omissis), avevano pagato per cambiare compagnia e non subire fermi da parte delle autorità. Raccontava inoltre che Marrazzo era solito creare dossier sugli autotrasportatori che non utilizzavano la TRA.SPE.MAR, con riprese o fotografie durante gli imbarchi e gli sbarchi, probabilmente per segnalare eventuali irregolarità dei trasporti gestiti da altre compagnie. D.Z. concludeva: “Riteniamo dunque necessario continuare a viaggiare con TRA.SPE.MAR”. Aggiungeva di non aver mai avuto rapporti diretti con Marrazzo, ma che, quando l’azienda era guidata dal fratello, i controlli erano ancor più frequenti. Anche P.V., autista per (omissis), confermava di preferire la TRA.SPE.MAR perché non richiedeva un’istruttoria preventiva, a differenza delle altre compagnie di navigazione. Assicurava di non aver mai ricevuto intimidazioni da parte di Marrazzo, ma sottolineava che era noto fra gli autotrasportatori che scegliere vettori diversi poteva esporre a possibili irregolarità prospettate: “Non puoi usare altri vettori, altrimenti Marrazzo percepisce conseguenze negative per chi trasporta”. Riferiva un episodio in cui, imbarcandosi a Napoli per Ischia, era stato fermato dalla Capitaneria di Porto per via delle stesse motivazioni. Infine, in data 6 luglio 2023, venivano sentiti i fratelli F.I. e G.I., che però non erano presenti insieme in sala d’attesa, per cui non si è potuta captare alcuna conversazione tra loro. F.I. dichiarava di amministrare (omissis) ed utilizzava per i rifiuti la compagnia di Marrazzo perché le altre richiedevano un’autorizzazione della Capitaneria, con analisi chimiche costose. Con Marrazzo, invece, bastava una semplice prenotazione telefonica e la consegna del modulo all’imbarco. Negava di aver subito pressioni o intimidazioni. G.I., pur ammettendo di aver appreso “da voci di corridoio” di diverbi intercorsi fra Angelo Marrazzo e alcuni autotrasportatori, non è stato in grado di fornire nomi precisi, ritenendo comunque che fossero questioni di natura economica.

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4 Commenti

  1. Non so se chi scrive conosce l’italiano o se fa copia e incolla , ma francamente non sa fare nè l’uno nè l’altro. Non si capisce niente, è in codice?‍♀️

  2. Nome e cognome titi bla bla i nomi le mettete solo chi dite voi e vi dichiarate giornalisti mi fate ridere .

  3. Un’articolo , scritto come si parla in strada, con la stessa identica modalità di chiacchiere da bar , olé

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