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Quello che resta del G7

Forse l’apoteosi del G7 che ci siamo appena messi alle spalle, sta proprio in quello che è successo immediatamente dopo, che sa un po’ di episodio simbolico, quasi disegnato dal destino. Una sorta di nemesi, insomma. Sono le 19.30, minuto più minuto meno, di venerdì sera quando un impatto tra due autovetture in località Sant’Alessandro blocca la circolazione stradale in entrambi i sensi di marcia. Fosse accaduto qualche ora prima, col G7 ancora in corso, praticamente non ne se sarebbe accorto nessuno. Invece è stato l’inferno, col traffico rimasto letteralmente paralizzato da e verso Ischia e Casamicciola per oltre un’ora e mezza, con code chilometriche. Tutta colpa nostra, che dopo un giorno e mezzo di restrizioni – un giorno e mezzo, badasi, non un mese e mezzo – eravamo talmente “arrapati” che non appena il fortino si è liberato ci siamo rimessi in macchina. La leggenda narra che qualcuno lo abbia fatto anche se non avesse nessuna incombenza da sbrigare, ma dopo essere stato limitato per trentasei ore aveva una crisi di astinenza da risolvere e dunque era intenzionato a farsi un paio di giri dell’isola giusto per riprendere confidenza con quella che è da sempre la nostra seconda casa, e cioè la tanto amata autovettura. Una coda chilometrica di lamiere, quella che in molti si sono ritrovati davanti agli occhi, che faceva a cazzotti con il silenzio e le strade semivuote del primo pomeriggio. Per la serie, due facce diverse della stessa medaglia. Così, giusto per aggiungere qualche motivo di riflessione in più ad un evento, come quello delle riunione dei ministri dell’Interno sulla nostra isola, che di riflessioni, discussioni, polemiche e pensieri in libertà ne ha mostrati tanti, forse pure troppi.

Ma andiamo al tirar delle somme. Punto primo, l’economia. Ischia, intesa come terziario, potrebbe aver pagato presumibilmente dazio vista la blindatura che l’ha caratterizzata per 48 ore, ma non va dimenticato che il G7 ha comunque riversato sul territorio almeno cinque milioni di euro. Siamo pur sempre a fine ottobre, chiamarli bruscolini sarebbe una mancanza di rispetto verso la vil pecunia. Punto 2, il traffico. Credo che l’amministrazione comunale debba cercare di prendere spunto dai divieti che hanno caratterizzato le giornate di giovedì e venerdì e provo a spiegare il perché. Non eravamo infatti dinanzi a chiusure totali del traffico come in occasione del Giro d’Italia o della visita di Giovanni Paolo II (e dunque a dispositivi che non possono far parte della quotidianità), ma di restrizioni mirate, per quanto molto forti. Non ci sembra che sia morto nessuno, e se è vero che le scuole sono rimaste chiuse e che dunque manca una vera e propria prova del nove (a questo aggiungiamo il fatto che in molti hanno rinunciato a mettere in moto i loro veicoli per evitare problemi e disagi di qualsivoglia natura), crediamo che attorno a questa due giorni si possa lavorare. E non dico pensando ad una mobilità alternativa, altrimenti rischio di sfracassare gli zebedei a quelli che mi leggono, giacché sto diventando (e me ne scuso) oltremodo ripetitivo. Però, se ci pensate, magari avremo stravolto qualche nostra abitudine anche in positivo. Il sottoscritto, infatti, di “servizio” proprio al G7, ha utilizzato ad esempio insieme a due colleghi una sola vettura per gli spostamenti che erano consentiti. Siamo sinceri, in altre occasioni tre persone avrebbero utilizzato cinque macchine… e ho detto tutto. Insomma, non si perda questo ennesimo tram, e ci si sieda a tavolino subito: sfruttiamo l’onda lunga prima che i “sacrifici” fatti cadano nell’oblio e la triste normalità che ci caratterizza torni ad essere legge impietosa.

E chiudiamo col punto 3, quello legato al ritorno d’immagine più o meno palpabile per la nostra isola. Io, pur rispettando il pensiero di tutti, faccio un solo esempio. Di solito, quando va bene, tra la Mandra e il Lido trovo (in estate) bande di giovinastri – alias muschilli – che giocano a pallone di notte e non fanno dormire nessuno. E ad agosto non vedo chissà quale “crema”. I politici saranno pure poca roba, ma senza offesa in questo caso li considero di ben altro spessore. Poi, che del G7 ne abbiano parlato dieci o venti televisioni o giornali, mi sembra una questione di lana caprina. Ripeto, in fondo non è che abbiamo dovuto subire torture cinesi in queste 48 ore. Qualcuno potrà obiettare che c’erano più riflettori su Berlusconi a Capri, ma non c’è motivo di storcere il naso: è merito del Cavaliere, che fenomeno mediatico lo è ancora e di sicuro (a prescindere dal resto), non certo dell’isola azzurra.

gaetanoferrandino@gmail.com

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