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QUESTA SERA GLI “UOMINI DI MONDO” FARANNO TEATRO SUL CASTELLO ARAGONESE

Il Castello Aragonese seguendo a ruota la Torre di Michelangelo, apre da par suo la stagione delle iniziative promozional-culturali-turistiche della stagione 2018 con uno spettacolo teatrale che avrà luogo questa sera alle ore 20,30  nelle carceri borboniche dell’antico maniero. Lo spettacolo che andrà in scena ha per titolo “Pilato sulla luna” tra il sacro ed il dissacrante, fra l’antico ed il moderno. Insomma si tratta dello storico Processo a Gesù, dove  Corrado Visone autore della ricostruzione del lavoro teatrale, interpreta la parte di Ponzio Pilato. La scenografia è affidata a Giovanna Ballirano, le musiche per clarino solista ad Adriana Mendella. Completano il cast Michele Schiano (copo del servizio segreto), Salvatore DI Scala (il prigionieroYeshua), Sara Buonocore (è Luna), Bruno Granito (Caifa), Pasquale Di Meglio (Levi Matteo), infine Christian Mennella, Salvatore Sirabella, Luca Cristiano e Melania Trofa. La regia è dello stesso interprete Corrado Visone. La storia del Castrllo di Ischia è una, ma chi ne tramanda i dati,  la manipola, la interpreta, spesso trasmette ai posteri notizie, concentrati che i più puntigliosi ed esigenti per “amore della storia” seria vanno a verificare, consultano antichi scritti, pergamene e quant’altro. Sull’esistenza del Castello d’Ischia e sulla vita di Aenaria Sommersa di cui in questo Speciale facciamo cenno, ci sentiamo di offrire al lettore dati storici, sia pur differenti, ma interessanti abbastanza per accettarli.  Il Castello Aragonese è una fortificazione che sorge su un’isola tidale di roccia trachitica posto sul versante orientale dell’isola d’Ischia, collegato per mezzo di un ponte in muratura lungo 220 m all’antico Borgo di Celsa, oggi conosciuto come Ischia Ponte. L’isolotto su cui è stato edificato il Castello deriva da un’eruzione sinattica avvenuta oltre 300.000 anni fa. Raggiunge un’altezza di 113 metri sul livello del mare e ricopre una superficie di circa 56 000 . Geologicamente è una bolla di magma che si è andata consolidando nel corso di fenomeni eruttivi e viene definita “cupola di ristagno”. Altri storici danno la seguente versione: tra il 130 e il 150 d. C. una terribile eruzione vulcanica distrusse l’antica Aenaria e la fece sprofondare nel mare. Lo sprofondamento avrebbe causato il distacco dell’isolotto-castello dall’isola madre.. S. Gregorio Magno in una lettera del 598 parla non di una, ma di due isole. Più tardi, con l’incremento dell’abitato sull’isolotto-Castello, il toponimo Insula si rivelò incompleto e fu necessaria l’aggiunta di Major (Insula Major) in contrapposizione al Castrum o Insula minor. Il Castello dall’VIII al IX secolo divenne una vera e propria fortezza. Il nome Iscla compare per la prima volta in una lettera di Leone III con la quale comunica all’imperatore Carlo Magno le incursioni fatte dai Mauri e le gravi sofferenze patite dalla popolazione nelle isole di Lampedusa, Ponza e Ischia. Quindi “Ischia” deriverebbe dal latino “insula” attraverso la forma intermedia Iscla: «ingressi sunt in insulam quae dicitur Iscla maiore, non longe a Neapolitana urbe» (giunsero sull’isola che è detta “Ischia maggiore”, non lontano dalla città di Napoli). Molti documenti medievali, a partire dall’anno 1036, fanno riferimento al Castrum Gironis, il Castello costruito sulla sommità dell’isolotto dove sorgeva “una città chiusa da un cerchio  di mura”, il Girone appunto. Al Castello si accede attraverso un traforo, scavato nella roccia e voluto verso la metà del Quattrocento da Alfonso V d’Aragona. Prima di allora l’accesso era possibile solo via mare attraverso una scala situata sul lato nord dell’isolotto dal lato di Vivara. Il traforo è lungo 400 metri e il percorso è illuminato da alti lucernari che al tempo, fungevano anche da “piombatoi” attraverso i quali si lasciava cadere olio bollente, pietre e altri materiali sugli eventuali nemici. Il tratto successivo è una mulattiera che si snoda in salita all’aperto e conduce fino alla sommità dell’isola. Da questa strada si diramano sentieri minori che portano ai vari edifici e giardini. Dagli anni settanta del novecento è anche in funzione un ascensore, il cui percorso è ricavato nella roccia e che raggiunge i 60 metri sul livello del mare.

Michele Lubrano

 

 

 

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