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Raddoppiati in un anno i soldi bruciati al gioco, il triste record dell’isola

ISCHIA. Nell’anno 2017 sulla sola isola di Ischia sono stati giocati poco meno di 100 milioni di euro. Per l’esattezza sono 93,16 milioni. Un dato allarmante soprattutto se lo mettiamo a confronto con l’anno precedente. Nel 2016, infatti, sull’isola erano stati spesi ‘solo’ 59,27 milioni di euro in giochi. In pratica in un anno, cioè nel corso del 2017, gli ischitani hanno quasi raddoppiato i soldi spesi in giocate. Numeri che indicano la massiccia diffusione del gioco d’azzardo sull’isola. “Purtroppo è vero – ci conferma don Carlo Candido parroco della Chiesa dello Spirito Santo di Ischia Ponte – due anni fa per questo ho creato presso la parrocchia un centro di giocatori anonimi. Circa una decina di persone si riuniscono settimanalmente (ogni martedì alle 20) per un percorso comune contro la ludopatia, la dipendenza patologica dal gioco d’azzardo”. Consapevole della presenza del fenomeno della ludopatia anche il sindaco di Ischia Enzo Ferrandino. “La ludopatia – ha detto – è uno de drammi che tocca l’isola. La decisione adottata dal Comune di Anacapri, prima, e Capri, ora, può essere un valido esempio da seguire anche nel nostro Comune. Ci stavo pensando da tempo. Non escludo di poter seguire l’esempio di questi due Comuni e poter adottare un regolamento simile anche ad Ischia. Per noi potrebbe essere un fiore all’occhiello oltre che un modo concreto per stare accanto a quelle famiglie che lottano ogni giorno contro questo dramma”.

Nella vicina Capri lo scorso settembre, infatti, è stata dichiarata la guerra alla ludopatia. Gli apparecchi per giocare non sono totalmente banditi, ma la distanza minima di 500 metri dai “luoghi sensibili” stabilita dal regolamento fa sì che, negli spazi ristretti di Capri, debbano essere di fatto abolite. Il provvedimento è stato impugnato dinanzi al Tribunale Amministrativo regionale della Campania da alcune attività commerciali dell’isola che, con tutta probabilità, hanno valutato un possibile danno economico dal regolamento, senza tenere in considerazione i benefici derivanti dall’aspetto sociale, educativo e familiare di quello che sta diventando un problema in numerosi territori. Il tribunale amministrativo regionale ha sentenziato in merito al numero di votanti e voti necessari alla prima seduta per l’approvazione, che scenderebbe, comunque, nella seconda seduta. Un tecnicismo, appunto, che ha annullato una decisione che si era ispirata a principi di carattere sociale e non burocratico. Ma l’onda no slot non si ferma. E così il Comune si è appellato al Consiglio di Stato per far valere la propria delibera.

Francesca Pagano

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