Gianluca Castagna | Lacco Ameno – E’ silenzioso, inodore e viene fuori direttamente dalla crosta terrestre. In particolare da rocce laviche, tufo, pozzolana e altri graniti. Il suo nome è Radon, gas nobile e radioattivo, originato dal processo di decadimento dell’uranio. Radioattività naturale, dunque, che tuttavia può avere conseguenze assai dannose per la salute dell’uomo. Dopo il fumo, infatti, questo gas e i suoi prodotti di disintegrazione costituiscono la seconda causa più frequente di cancro ai polmoni. Prima dell’inquinamento industriale. Perché nei luoghi aperti si disperde, in quelli chiusi (le nostre case, le scuole, i luoghi di lavoro), si concentra e viene respirato.
Senza eccessivi allarmismi, è necessario conoscere il problema per poterci in qualche modo difendere. E’ questo il senso del convegno che si è tenuto mercoledì scorso, presso il Polifunzionale di Ischia in occasione della Giornata Europea del Radon, promossa dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare che ha scelto l’isola verde come sede dell’incontro regionale per la Campania anche per ricordare il centenario dalla visita di Marie Curie a Ischia, e in particolare a Lacco Ameno.
Lo scopo della giornata è stato quello di divulgare la conoscenza del radon e della radioattività naturale ai fini della tutela della salute pubblica. Protagonisti gli studenti del Liceo Statale che, coordinati dagli insegnanti Agostino Mazzella, Miriam Di Meglio e Paola Ambrosino hanno presentato diverse relazioni divulgative, elaborate nell’ambito del progetto ‘Radiolab’, che l’istituto ischitano porta avanti da anni in collaborazione con l’ INFN ed il Dipartimento di Fisica della Federico II di Napoli.
«Ischia è la nostra sede preferita» ha ammesso la Pugliese, «non solo per la radioattività naturale del luogo, che la elegge a campo di studio privilegiato, ma perché la collaborazione con il Liceo Statale, che dura ormai da 15 anni, ha garantito in questi anni una continuità che in altre scuole e in altri luoghi non riusciamo ad avere». Ospiti della giornata i “colleghi” dell’IIS “Antonio Pacinotti” di Scafati, anche loro da tempo impegnati nell’approfondimento e divulgazione dei temi legati alla radioattività naturale.
In occasione del centenario della visita di Marie Curie a Lacco Ameno, tappa di una missione assegnatale dal governo italiano per una ricognizione di sorgenti e miniere come fonti di materiali radioattivi, lo studente Domenico Gallitelli ha ricordato la figura della scienziata due volte premio Nobel che verificò il tasso di radioattività (tra i più alti al mondo) delle sorgenti termali di Lacco Ameno. A ricordo di quella visita resta solo una lapide sul muro esterno delle Terme Regina Isabella.
Ischia, d’altro canto, è stata oggetto in passato di una ricerca condotta dal 2008 al 2016 su un campione di circa 100 abitazioni. Se la maggior parte di queste case oscilla su intervalli ancora accettabili secondo la normativa italiana (200/400Bq, ma l’Europa intende abbassare il limite massimo a 300Bq), una buona percentuale registra tassi ben oltre la soglia limite raccomandata per le abitazioni di vecchia costruzione.
Come gestire questi valori? Da questo punto di vista l’Italia è ancora indietro; la normativa del nostro paese si occupa soltanto dei luoghi di lavoro, in particolare quelli interrati o seminterrati, o di categorie professionali notoriamente esposte al rischio (radiologi, tecnici di laboratorio), ma per quanto riguarda le nostre case? Le scuole? I reparti termali? Quali garanzie abbiamo di vivere e lavorare in ambienti che non siano pericolosi?
A questo si aggiunge che il radon è emesso anche da alcuni materiali da costruzione, il che fa sì che all’interno degli edifici questo gas si disperda con difficoltà e raggiunga livelli da monitorare con attenzione, specie in quelle zone d’Italia in cui la presenza è maggiore a causa delle caratteristiche morfologiche e geologiche del terreno. Per esempio zone con forte presenza di rocce laviche o di tufo, o con terreno più permeabile, segnato da crepe o fessure, che lascia diffondersi il radon in superficie con più facilità e frequenza.
«Del radon conosciamo poco – spiega la dott.ssa Mariagabriella Pugliese, Dipartimento di Fisica all’Università Federico II di Napoli- ma già dalla fine degli anni ’80, in occasione di una campagna di ricerca promossa dall’Istituto superiore di Sanità, abbiamo appurato che la concentrazione di questo gas dipende certo dalla geologia, ma anche da come le case vengono costruite e tenute. Dai materiali come il tufo, ad esempio, di cui Ischia è ricchissima.»
Ecco perché, forse, bisognerebbe sollecitare una seria indagine sui benefici e sui rischi della radioattività ambientale, magari commissionata dalle istituzioni o dai centri di ricerca, che realizzi perlomeno una mappatura più organica e capillare delle nostre abitazioni e non sia lasciata, come accade oggi, alla buona volontà del singolo.
L’incontro in occasione Giornata Nazionale della Radioattività Naturale si è concluso con la proiezione delle videointerviste realizzate dagli studenti, la presentazione del logo legato all’iniziativa Radiolab e della brochure che sarà distribuita presto sul territorio isolano. Nel pomeriggio, agli ospiti del “Pacinotti” di Scafati è stato offerto dall’Associazione Termalisti Ischia presieduta da Giuseppe Di Costanzo un giro dell’isola in bus, con particolare riferimento al tufo verde e agli aspetti geologici, storici e paesaggistici del territorio.
I dati
Il grafico mostra la distribuzione delle concentrazioni di Radon nelle abitazioni isolane misurate tra il 2008-2016 su un campione di circa 100 casi. Si evince che mentre la stragrande maggioranza delle abitazioni ha una concentrazione nei limiti di legge dei 400 Bequerel/metrocubo ci sono non pochi casi di abitazioni con valori superiori, fino anche al doppio di quelli consentiti. Bisognerebbe indagare ulteriormente su quest’ultima fascia di abitazioni con potenziali rischi per la salute pubblica (Fonte: prof. Agostino Mazzella)
I rischi
Il radon è un gas radioattivo che si diffonde negli ambienti indoor e si deposita a livello dei bronchi, bronchioli e alveoli polmonari. Se inalato, avendo una sua emivita, inizia a decadere rilasciando radiazioni, le più note quelle alfa, che possono interagire con il DNA cellulare delle cellule circostanti e modificarlo, dando il via al tumore. Nel caso di esposizione al gas radon, il tumore al polmone ha un’incidenza, in Italia, del 10 per cento di tutti i tumori polmonari, con circa 3200 casi all’anno. Sulla tossicità del radon ci sono perciò pochi dubbi, anche se la consapevolezza del problema nella società è ancora bassa, come ammette Giancarlo Torri, dell’ Istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale: «Il radon come amianto, benzene e formaldeide è riconosciuto dall’Organizzazione mondiale della sanità nel gruppo dei gas cancerogeni. Manca però una spinta informativa, forse non abbiamo ben fatto capire l’entità di questo problema».
L’obiettivo di lungo termine è quello di arrivare a una legge quadro di gestione e prevenzione del problema. Per il momento, in mancanza di una regolamentazione, gli esperti hanno una sola raccomandazione: in qualunque edificio vi troviate, tenete sempre aperte le finestre prima o durante il soggiorno.