CRONACA

RdC, ecco perché non ha funzionato: il flop dei centri per l’impiego

L’offerta di lavoro e di attività formative è il punto dolente messo in evidenza dalla gran parte dei percettori di reddito, sia sul versante sociale che su quello dei servizi per l’impiego

Mentre il governo Meloni sta lavorando per ridisegnare il Redito di cittadinanza, che ha dimostrato tutti i suoi limiti, emergono dati allarmanti sull’efficacia dei centri per l’impiego, che dimostrano perché la misura di sostegno al reddito e accompagnamento al lavoro non ha mai funzionato come avrebbe dovuto. E forse è proprio sul fallimento degli ex uffici di collocamento (oggi centri per l’impiego) che si possono spiegare il flop del RdC ed i gap presenti nel mercato del lavoro che non riesce a facilitare l’incontro di domanda ed offerta di lavoro.

I dati Inapp sui percettori di RdC

L’offerta di lavoro e di attività formative è il punto dolente messo in evidenza dalla gran parte dei percettori di RdC, sia sul versante sociale che su quello dei servizi per l’impiego. Infatti, quasi il 60% degli Ambiti territoriali sociali e dei centri per l’impiego individua come problematica l’attuazione di una qualche misura (Lavoro o formazione). Solo una quota minima di beneficiati, tra il 3 e l’8%, a seconda della tipologia di servizio, ritiene che la misura abbia prodotto risultati in termini di attivazione lavorativa e formativa. Vi sono poi alcune criticità, in particolare in merito ai tempi di lavorazione delle domande da parte dei Centri per l’impiego: in media trascorrono circa 4 mesi e mezzo tra l’autorizzazione ad ottenere il Reddito di cittadinanza rilasciata dall’Inps e la presa in carico del beneficiario da parte dei centri per l’impiego e dei servizi sociali comunali. Solo la metà dei centri (51,6%) risulta in condizione di convocare entro i 30 giorni prescritti dalla norma i beneficiari della misura. I tempi di presa in carico da parte dei centri per l’impiego naturalmente risentono del volume di utenza che caratterizza i diversi territori sicché risultano più ridotti al Nord, dove l’attesa mediamente è di 3 mesi e mezzo, mentre al Sud si approssimano intorno ai 5 mesi e mezzo. Meno problematiche le fasi successive, ossia la stipula del patto, la definizione di un’agenda di appuntamenti e la verifica degli impegni e delle condizionalità posti a carico dei beneficiari.

Oltre 1 milione di nuclei beneficiano di RdC

A gennaio 2023, i nuclei beneficiari di Reddito di Cittadinanza (RdC) erano 1,04 milioni, secondo gli ultimi dati comunicati dall’INPS per un totale di 2,3 milioni di persone coinvolte, cui si aggiungono 121mila nuclei titolari di Pensione di Cittadinanza (PdC) per un totale di 137 mila persone beneficiarie. Tali nuclei percepiscono un importo medio mensile di 563 euro (592 euro per il RdC e 309 euro per la PdC), ma la cifra varia sensibilmente con il numero dei componenti il nucleo familiare, e va da un minimo di 458 euro per i nuclei costituiti da una sola persona a un massimo di 810 euro per le famiglie con sei o più componenti. La maggior parte dei percettori risiede al Sud: sono 420mila persone beneficiarie al Nord, 324mila al Centro e 1,72 milioni nell’area Sud e Isole. Un dato confermato dall’Inapp che traccia un vero e proprio identikit delle persone che beneficiano di misure di sostegno al reddito che sono prevalentemente donne (60%), sui 49 anni, sole e/o con figli, con una maggiore presenza nel Sud (33,7%).

Ads

Come cambia il RdC?

Ads

La nuova misura di sostegno alle famiglie, che il Governo Meloni sta mettendo a punto di chiamerà MIA o Misura d’Inclusione Attiva e, rispetto all’attuale RdC darà una maggiore garanzia per quanto concerne la formazione degli occupabili. Il nuovo sostegno terrà conto innanzitutto della presenza di minori, disabili ed over 60, e sarà riconosciuto anche agli occupabili ma in misura ridotta del 25%. Per gli occupabili sarà obbligatoria la formazione, proprio come oggi, ma con una garanzia in più: il beneficio in danaro prenderà la forma di un rimborso spese e verrà corrisposto solo dopo l’avvio di un percorso di formazione. Anche il RdC prevede la formazione obbligatoria, ma la realtà ha dimostrato che sono pochissimi i nuclei cui è stata proposta dai centri per l’impiego una formazione per la mancanza di corsi sufficienti a coprire tutta la platea.

Articoli Correlati

0 0 voti
Article Rating
Sottoscrivi
Notificami
guest

0 Commenti
Inline Feedbacks
Visualizza tutti i commenti
Pulsante per tornare all'inizio
0
Mi piacerebbe avere i vostri pensieri, per favore commentatex