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Tentato omicidio, la difesa chiede il rito condizionato abbreviato

L’avvocato Michele Calise ha depositato un’articolata memoria al Tribunale, contro il verdetto del Gip che aveva deciso di far celebrare col rito ordinario il processo al 25enne accusato dell’aggressione nei confronti del cugino

Non è ancora detta l’ultima parola sulla questione relativa al rito con cui sarà celebrato il processo nei confronti di Noè Fioretti, il 25enne isolano accusato di tentato omicidio nei confronti del cugino. Il suo legale di fiducia, l’avvocato Michele Calise, tra le varie questioni preliminari ha infatti chiesto al tribunale l’ammissione del rito condizionato abbreviato. Tale richiesta nelle settimane scorse era stata rigettata dal giudice delle indagini preliminari, quando il noto penalista aveva fatto istanza di applicazione di tale rito condizionato all’acquisizione di alcune prove, tra cui una consulenza medico-legale. Il giudice aveva tuttavia ritenuto non necessarie tali integrazioni probatorie, rigettando di conseguenza la richiesta e optando per il rito ordinario. Ma l’avvocato Calise, sfruttando quanto previsto dal Codice di procedura penale, ha avanzato analoga richiesta al Tribunale, indicando i motivi la difesa ha ritenuto illegittimo il provvedimento di rigetto. Il legale di fiducia del 25enne ha depositato una memoria molto articolata, ricca di riferimenti giurisprudenziali. Il pubblico ministero si è opposto chiedendone il rigetto, ma il Tribunale si è riservato senza sciogliere subito tale riserva, rinviando il processo alla prossima settimana: solo allora si saprà se sarà ammessa la richiesta dell’avvocato Calise, e di conseguenza quale sarà il rito con cui verrà celebrato il processo.

L’episodio che ha innescato la vicenda giudiziaria risale ad alcuni mesi fa, verso la fine di novembre, che portò all’arresto il primo dicembre del 25enne. Quest’ultimo aveva spiegato di essersi recato dal cugino, a cui lo legava un rapporto forte seppur controverso, per comunicargli di aver maturato negli ultimi tempi la convinzione che il congiunto avesse un’influenza negativa su di sé, ai limiti del plagio, portandolo ad assumere comportamenti diversi da quelli che egli avrebbe voluto tenere. Di qui l’emergere della volontà di allontanarsi da questa frequentazione. Cosa che comunque non era condivisa dal cugino, il 32enne D.C., che cercava di dissuaderlo da tale intento.Quel giorno di fine novembre, il giovane aveva deciso di comunicargli la sua volontà di un temporaneo allentamento dei rapporti. Tuttavia, il cugino non l’avrebbe presa affatto bene. Secondo l’indagato, il cugino avrebbe iniziato a lanciargli ingiurie, accusandolo di non avere “attributi”, per così dire. Ingiurie sempre più pesanti tramutatesi poi in minacce, anche di morte: il duro confronto sarebbe poi sfociato in una aggressione fisica. Spintoni, ma anche l’uso di un’asse di legno con cui D.C. avrebbe ripetutamente colpito Fioretti, il quale avrebbe tentato di fuggire verso la propria abitazione. Nel viale antistante sarebbe stato nuovamente colpito mentre chiedeva aiuto al padre ad alta voce, contemporaneamente tirando fuori il coltello che aveva con sé nel giubbino. Nella concitata colluttazione, l’accusato avrebbe inferto un unico colpo, scagliato però al fianco sinistro di D.C., procurandogli le gravi lesioni che lo avevano messo in pericolo di vita per alcune ore. Il padre di Fioretti, attirato dalle urla, era giunto nel viale, coi due cugini già separatisi, il figlio con una contusione al capo, e il nipote con la ferita sanguinante al fianco. Immediatamente l’uomo aveva caricato D.C. sull’automobile portandolo al Pronto soccorso di Lacco Ameno, dove il 32enne era poi stato sottoposto a un intervento.

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