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Regione e Comuni, la carica dei 170: «Perché fermare le ruspe»

Tra esponenti di Palazzo Santa Lucia e sindaci campani, è davvero imponente il numero di firmatari della nota con cui si chiede a Draghi di sospendere le demolizioni. E il “plebiscito” lascia ben sperare

Un esercito di consiglieri regionali, più altrettanti sindaci dell’intero territorio campano. Obiettivo, fermare le ruspe e le demolizioni delle case abusive in un periodo di piena pandemia dove in molti casi (quello di Domenico De Siano a Forio è soltanto l’ultimo in ordine di tempo) vedersi abbattuta l’abitazione significa rimanere in mezzo a una strada in un periodo invece in cui è fortemente consigliato – anzi, ad essere onesti imposto – di rimanere all’interno delle mura domestiche. E’ lungo e articolato il documento che ha raccolto autografi negli angoli più remoti della Campania oltre che all’interno del consiglio regionale, da tutti i capigruppo e non solo, a prescindere dalle connotazioni e casacche politiche degli uni e degli altri.

“Se da un lato il Governo chiede ai suoi cittadini di trovare un sicuro rifugio nelle proprie abitazioni, al fine di arginare il contagio, dall’altro può apparire illogico dare seguito da subito a provvedimenti di demolizione degli immobili abusivi, in mancanza di alloggi alternativi disponibili, rischiando di aggravare l’emergenza sociale e sanitaria in atto”

Ed è proprio su questo che i firmatari pongono l’accento nella nota che è stata indirizzata al presidente del Consiglio Mario Draghi. Nel testo si legge in primis infatti che “se da un lato il Governo ha chiesto e chiede oggi ai suoi cittadini di trovare un sicuro rifugio nelle proprie abitazioni, al fine di arginare il contagio, dall’altro può apparire illogico e paradossale dare seguito da subito a provvedimenti di demolizione dei manufatti e degli immobili abusivi, in mancanza di adeguati alloggi alternativi disponibili, rischiando di aggravare l’emergenza sociale e sanitaria in atto”.

“La situazione abitativa in cui versa specificatamente la Regione Campania, con 70.000 ordini di demolizioni e il triplo di procedimenti già avviati in corso di definizione, sarebbe del tutto ingestibile, con ripercussioni di tenuta dell’ordine sociale specie se connesse alle normative di contenimento della pandemia”

I firmatari subito dopo aggiungono: “In particolare poi la situazione abitativa in cui versa specificatamente la Regione Campania, con 70.000 ordini di demolizioni e il triplo di procedimenti già avviati in corso di definizione, sarebbe del tutto ingestibile, con intuibili e forti ripercussioni di tenuta dell’ordine sociale specie se connesse alle dette normative in essere di contenimento della pandemia.

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Per tutto quanto innanzi, i sottoscritti invitano la s.v. in ragione dell’attuale stato di emergenza sanitaria e sociale a valutare l’opportunità di ogni misura utile, in modo uniforme per l’intero territorio nazionale, tesa a determinare una sospensione temporanea della esecuzione degli ordini giudiziali di demolizione per le case di necessità abitate da persone sprovviste di alloggio alternativo nonché privi delle necessarie risorse economiche per garantirsi una differente adeguata abitazione, fino al 31 dicembre 2021, o finché perdura lo stato di emergenza nazionale come ad oggi prorogato, fatte salve le eventuali ulteriori proroghe da parte dell’autorità nazionale”. Come detto sono 170 le firme complessivamente raccolte: 48 di rappresentanti in seno al consiglio regionale campano e 120 da primi cittadini delle cinque province. L’impressione è che – come spiegato da Raffaele Cardamuro (“Io Abito”) nell’intervista rilasciata ieri al nostro giornale – stavolta la spinta propulsiva sia forte e significativa e dunque il governo potrebbe anche dar seguito a questa pressante richiesta. In attesa, magari, di tempi migliori. Per adesso davvero non si può pretendere di più.

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