ARCHIVIO 2

Regno di Nettuno: area marina negletta

Andate a consultare, sul sito istituzionale, la produzione di delibere, negli ultimi 8/9 mesi, dell’Area Marina Regno di Nettuno, troverete il nulla. Qualche delibera di liquidazione di vecchie fatture di ordinaria manutenzione, ma iniziative, ricerche, programmi, zero. Eppure il primo mese del 2016 se n’è andato e ad arrivare alla Pasqua ci vuole poco, quando si faranno vivi i primi turisti e si affacceranno le prime imbarcazioni della nautica da diporto. Eppure, nella problematica della depurazione del mare che ci circonda, nel programma di completamento del sistema fognario, di depurazione e di moderne condotte a maggiore distanza dalla costa e a maggiore profondità, l’AMP può e deve avere un ruolo importante ( assieme agli enti locali, all’EVI e alla Stazione Zoologica Anton Dhorn-Ecologia del Benthos). Per esempio, l’EVI, per quel che può ( tarpato dall’immobilismo dei Comuni che lo compongono e dalla rigidità di norme e parametri di inquinamento da rispettare) svolge un’attività di monitoraggio e di autocontrollo dello sbocco delle acque al terminale delle condotte. Ma non può, non è attrezzato per analizzare e controllare le metamorfosi eventuali di flora e fauna marina in corrispondenza degli sbocchi delle condotte. Ci sono testimonianze di sub, pescatori, di quanti esplorano visivamente i fondali, secondo cui anche nelle immediate vicinanze degli sbocchi delle condotte, la flora appare intatta e rigogliosa. Ma servirebbero dati e certezze scientifiche e per questo ci vuole l’Area Marina nel pieno delle sue funzioni e la Stazione Dohrn- Ecologia del Benthos. Farò un esempio per tutti di come si muovono le altre Aree Marine Protette che sono nella pienezza delle loro funzioni istituzionali. Citerò l’AMP delle isole Egadi, gestita dal Comune di Favignana. Anche loro, come l’isola d’Ischia, sono ricchi di Posidonia, pianta marina che rappresenta un polmone di ossigeno del nostro mare ed è in grado di neutralizzare metalli pesanti come rame e cadmio. Nell’Area Marina delle isole Egadi la prateria di Posidonia si estende per circa 8 mila ettari, tra l’isola di Favignana e la costa siciliana. Ebbene, un importante industriale italiano del settore biomedicale, Carlo Castellano, genovese, si è inventato la “ Egadi cosmesi naturale” che, a marzo, lancerà ,sul mercato delle erboristerie, un prodotto innovativo che sfrutta i principi attivi estratti dalla pianta marina. Tale cosmesi fitomarina mediterranea avrà il marchio di “ Maressentia”. A lavorare ci sarà un team di chimici dell’Università di Genova, testato dal CNR. Naturalmente, il metodo di estrazione è brevettato. Quale ruolo ha avuto in ciò l’Area Marina delle isole Egadi? Avrebbe potuto commettere l’errore di un alt ideologico, di uno sbarramento all’iniziativa che, potenzialmente, potrebbe costituire una minaccia alla prateria della Posidonia, Avrebbe potuto commettere l’errore, commesso in Italia in altri settori: quello della trivellazione nei mari alla ricerca di petrolio o quello dell’installazione di inceneritori di ultima generazione o infine quello dei sondaggi nei terreni alla ricerca di energia geotermica. L’errore,cioè, di bloccare ogni iniziativa, a prescindere da seri approfondimenti, ricerche, esperimenti, dimentichi di un saggio aforisma di Galileo Galilei “ Provando e riprovando”. Ma noi italiani siamo fatti così: o tutto o niente. L’istinto più che la ragione. E’ ovvio che la salute, l’ambiente, la sicurezza dei cittadini sono valori primari da preservare, ma non per questo dobbiamo restare fermi al palo. Se avessimo agito così nei secoli, ci troveremmo ancora all’età della pietra. Dunque, l’Area Marina delle isole Egadi ha approfondito il progetto di estrazione dalla Posidonia di componenti per prodotti cosmetici e ha autorizzato, senza che venga turbato l’equilibrio dell’ambiente marino e seguendo un preciso protocollo , l’estrazione dei principi attivi della pianta marina. In tal modo si preserva ugualmente l’habitat marino, ma si favorisce un’iniziativa produttiva , che può innescare interessanti livelli di occupazione qualificata. Nel protocollo rigido, è previsto che la raccolta avvenga sempre e solo alla presenza di un biologo marino , solo sulle piante trascinate sulle rocce e mai quelle sulla sabbia e che il quantitativo estratto non possa superare una quantità annua concordata. Questo è coniugare conservazione e progresso, preservare l’habitat marino e sfruttare le risorse naturali in maniera intelligente e non invasiva. Il Regno di Nettuno così com’è, non serve a nessuno, non è né carne né pesce, non soddisfa le esigenze della nautica da diporto, della pesca sportiva, dei pescatori, e fa andare in bestia le associazioni ambientaliste. Questo mostriciattolo istituzionale ibrido che, sulla carta, è iperprotettivo ma di fatto inerme, non fa onore a Ischia e Procida, ai 7 Comuni delle due isole, alla Capitaneria di Porto di Napoli e al Ministero dell’Ambiente. Va rifondato o va, cinicamente e coraggiosamente, annullato. Tra le ipocrisie di questo mostriciattolo c’è, irrisolta, la questione delle condotte a mare. In teoria, l’Area Marina Protetta non è compatibile con gli scarichi a mare ( in condotta o fuori condotta). Non doveva nemmeno nascere e, di converso, la presenza dell’AMP dovrebbe essere ostacolo insormontabile ad ogni autorizzazione allo scarico di reflui a mare, provenienti da abitazioni o strutture alberghiere e termali. Il Ministero dell’Ambiente ritracci il percorso da capo. Inviti gli Enti locali ad un ripensamento e ad una riproposizione dell’Area Marina. Se del caso, ne ridimensioni l’area geografica, non la chiami “Regno di Nettuno” che è definizione troppo generica e non identificativa dei luoghi ( In Italia è l’unica a non identificare nel nome i luoghi). Non si limiti a consorziare i 7 Comuni delle due isole, ma inserisca un Ente terzo, di natura scientifica ( Università di Napoli o, meglio ancora, la Stazione Zoologica Anton Dohrn) che faccia da cuscinetto tra gli enti locali e da garante scientifico per la comunità e per il Ministero. Rifaccia fare il regolamento, coinvolgendo tutti gli stakeholders del tratto di mare interessato. Usciamo dagli equivoci, staniamo gli amministratori locali, verifichiamone le effettive volontà e non permettiamo più a nessuno di giocare a nascondino o al gatto e la volpe ( a voi lettori individuare chi sia il gatto e chi la volpe) Il Ministero dell’Ambiente non faccia, a sua volta, il giochino di muovere sullo scacchiere qualche suo prediletto Direttore d’Area. L’Area Marina di Ischia e Procida non ha bisogno di essere Protetta dall’alto, deve proteggersi con le forze locali, ma con la partecipazione attiva delle componenti più significative della società isolana ( produttive,scientifiche,diportistiche).

Articoli Correlati

0 0 voti
Article Rating
Sottoscrivi
Notificami
guest

0 Commenti
Inline Feedbacks
Visualizza tutti i commenti
Pulsante per tornare all'inizio
0
Mi piacerebbe avere i vostri pensieri, per favore commentatex