CULTURA & SOCIETA'

Casa, chiesa e…tavola: così gli ischitani vivono la vigilia e il natale difendendosi dal covid e controllando la tasca. Il fascino della festa con capitoni e paste reali protagonisti

Ci piace il Natale del Presepe, degli zampognari, delle novene, della teatrale Cantata dei Pastori. Ci piace il Natale dei tric-trac, dei giuochi della tombola, delle nocelle, del capitone, degli struffoli e dei roccocò, delle paste reali e della cassata, dei canti struggenti “Tu scendi dalle Stelle” e “Quann nascette Ninno” e tutti quegli altri canti popolari napoletani che magnificano la festa più bella dell’anno. Le pescherie isolane che da tempo hanno sostituito i tradizionali Mercatini in piazza, da questa mattina sono prese d’ assalto dagli ischitani per l’acquisto del migliore pescato con il capitone in prima fila per l’attesa cena della Vigila di questa sera

Natale con i tuoi e…Pasqua con chj vuoi, è il vecchio adagio a cui gli ischitani si attengono alla lettera, almeno per il Natale. Diversamente invece la pensano i turisti che in questi giorni sfidando il covid sempre minaccioso, in ordine sparso, sono arrivati sull’isola col determinato scopo di trascorrere le feste natalizie non proprio in famiglia, ma da noi, ossia qui ad Ischia dove si può dire, hanno trovato un ambientazione festosa elevata al meglio, in contrapposizione all’emergenza sanitaria in atto, con strade e piazze illuminate con le artistiche luminarie natalizie eleganti e di buon gusto, il Giardino incantato con il Jurassic Garden nella Pineta Nenzi Bozzi , per la gioia di bambini ed adulti, mercatini natalizi in Piazzetta San Girolamo e lungo via Edgardo Cortese, concerti di Natale nelle varie chiese dell’isola come quello di martedi scoroso nella chiesa del Buon Pastore a Ischia, canti natalizi,, ,sfilate di Babbi Natale a piedi ed in bicicletta e a cavallo per le vie del centro, negozi alla moda aperti, bar e ristoranti con i menu specifici del Natale, la Messa di “mezzanotte” di questa sera anticipata alle 21,00 per chi crede di ristorare anche il proprio spirito.. Insomma, tanta roba, come dicono al nord, per un Natale pieno e da ricordare e probabilmente anche costoso visto che i prezzi non sono da…fame..

BOSCO INCANTATO PINETA NENZI BOZZI
BOSCO INCANTATO PINETA NENZI BOZZI

Ma vale la pena evidenziare il Natale ischitani con le sue tradizioni e convinzioni. In pratica Natale in Chiesa, in strada e a tavola , per santificare lo spirito e la carne. Il concetto, se vogliamo, vale da sempre, dai tempi di magra a quelli opulenti di oggi, nonostante la crisi apparente di cui ciascuno si lamenta. Prima della rituale Messa nonj più di mezzanotte, per salutare la venuta al mondo di Gesù Bambino, avremo già consumato la nostra prima cena speciale della Vigilia tanto preparata ed attesa per la bontà del menu che per lo più è tutto a base di pesce col piatto di apertura dei classici vermicelli con le vongole. Cosi oggi 24 dicembre giorno della Vigilia di Natale inizieremo il ciclo delle feste natalizie. L’isola è tutta in festa con addobbi stradali molto belli ed eventi che ne rimarcano la sua internazionalità sul piano dell’immagine e della promozione turistica. Ma Natale è anche profumo, soprattutto di dolci che si fanno in famiglia e nelle pasticcerie dell’isola. La gamma è vasta e si caratterizza con l’imbarazzo della scelta. Si parte dal Roccocò e si prosegue con i mostaccioli, le paste reali, le cassatine. La cassata, gli struffoli, il tronchetto di Natale i susamielli, i torroncini natalizi, i raffaiuoli, il casatiello al rum ed il famoso panettone. Fra questi il Roccoco conserva il ruolo di leader fra i dolci di Natale per la gioia anche dei…dentisti, e si impone su di essi per il suo gusto e la speciale forma. Il roccocò è un dolce napoletano prodotto con mandorle, farina, zucchero e spezie varie ed in particolare con le essenze del,mandarino . Esso è cotto al forno ed ha una forma tondeggiante simile a quella di una ciambella schiacciata della grandezza media di 10 cm. È un biscotto particolarmente duro quindi può essere ammorbidito bagnandolo nel vermouth, nello spumante, nel vino bianco o nel marsala. La sua preparazione più antica risale al 1320 a opera delle monache del Real Convento della Maddalena. Il nome roccocò deriva dal termine francese rocaille per via della forma barocca e tondeggiante simile a una conchiglia arrotondata. Il roccocò è il dolce che accompagna le famiglie ischitane per tutto il periodo delle feste natalizie, fino all’Epifania. Viene spesso venduto insieme a raffaiuoli, mustaccioli e susamielli, altri dolci tipici della tradizione gastronomica natalizia ischitana. Anche se la maggior parte delle persone crede che i roccocò siano solo duri, ci sono anche di morbidi e di varie dimensioni.

CASA LUBRANO ACCOGLIE OGGI IL BAMBINELLO PARROCCHIALE IN VISITA PER LE CASE
CASA LUBRANO ACCOGLIE OGGI IL BAMBINELLO PARROCCHIALE IN VISITA PER LE CASE

Gli struffoli sono anch’essi dolci tipici della tradizione Napoletana importati sull’isola dalle vecchie generazioni, e rappresentano sicuramente una delle ricette più caratteristiche del periodo Natalizio ischitano. Essi sono piccole palline di pasta dolce, fritte e poi immerse nel miele e decorate con confettini colorati e frutta candita. Per quanto riguarda le origini degli struffoli, dobbiamo tornare indietro fino all’età degli antichi Greci che pare li abbiano esportati nel Golfo di Napoli al tempo di Partenope. Ed è proprio dal greco che secondo molti deriverebbe anche il nome “struffoli”: più precisamente dalla parola “strongoulos”, ovvero “dalla forma arrotondata”. Altre teorie sostengono che la parola struffolo, deriverebbe da “strofinare”, il gesto che compie chi lavora la pasta, per arrotolarla a cilindro prima di tagliarla in tocchetti. Le nostre mamme e nonni li chiamavano anche “Strangolaprieut”.Altri ancora, pensano che lo struffolo si chiami così perché “strofina” il palato, ovvero lo solletica con il suo dolce sapore. Le Paste Reali sono altri dolci che trovano la loro origine nei conventi della vicina Napoli, dai delicati colori pastello che vanno dal rosa, al verde al giallino, preparati con mucchietti di paste di mandorle sistemati su di un ostia tagliata che serve da base e dalle forme più svariate, come stelline a più punte, mezze lune, tondini, tronchetti e forme di vari tipi di frutta. Diciamo che sono i dolci della Vigilia di Natale per eccellenza, le suore li preparavano rispettando la dieta di magro, perchè erano preparati con farina zucchero, spezie e mandorle finemente tritate e non era utilizzato alcun grasso animale, essendo il loro condimento ottenuto esclusivamente dall’olio premuto dalle stesse mandorle. L’origine del nome pasta reale pare risalga all’epoca di Re Ferdinando IV..

Foto Giovan Giuseppe Lubrano Fotoreporter

antoniolubrano1941@gmail.com

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