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Il ricordo di Andrea Di Massa, l’artista intellettuale del borgo

Sono passati circa undici anni dalla immatura morte dell’artista del Borgo di Celsa di Ischia Ponte, l’artista Andrea Di Massa, autentico talento dimostrato delle arti fra le più impegnative quali il teatro classico e quello popolare, la recitazione, la poesia, la musica, gli eventi festivi laddove si richiedeva la sua creatività artistica ed artigianale in tutt’uno col suo innato estro dello spettacolo e della ribalta. Insomma Andrea degno erede del suo maestro Vincenzo Funiciello, era uomo di teatro, di poesia e di ricerca letteraria. Ed è morto troppo presto, lasciando incompiute tante cose. Però il libro sulla festa a Mare agli Scogli di Sant’Anna edito da ImagAenaria, che egli titolò “La Festa delle Barche di Sant’Anna”, riuscì a portarlo  a termine  alla grande, stampandolo nel luglio del 2004, quando mai immaginava di lasciare questo mondo, la famiglia e le cose belle che lo appassionavano e gli facevano apprezzare la vita più di quanto credesse. Il Libro sulla festa che qui ricordiamo ai lettori de Il Golfo,, rappresenta, unico e solo nel suo genere, il grande patrimonio documentato della storia della “Festa delle Barche” come amava definirla lasciatoci in eredità. Un trattato nostalgico di episodi legati alla Festa e la segnalazione di tutte le barche addobbate con i nomi dei loro costruttori ed ispiratori dal 1932 al 1997.

Un lavoro immenso di ricerca e di annotazioni letterarie  che onora la fatica e l’impegno di un personaggio intellettuale ischitano che avremmo voluto tenere e vedere ancora in mezzo a noi per una Festa a Mare agli Scogli di Sant’Anna, più ricca e più vera. Andrea Di Massa, scomparso a settembre del 2006 prematuramente, è stato uno dei “Giganti” della Festa a Mare agli scogli di Sant’Anna insieme ai vari Funiciello, Nerone, Nerino Rotolo, Ciccio Boccanfuso, Giovanni Conte, Luca Mazzella, i Procidani ed altri grandi appassionati. Troppo poco menzionato dalle cronache recenti, anche se l’organizzazione della Festa gli ha dedicato un “Premio” fisso per i meritevoli in suo nome, Andrea nel suo lungo percorso d’amore per la Festa a Mare agli Scogli di S. Anna, ha realizzato Barche addobbate pregevoli’ e riteneva che il Palio dei Comuni introdotto nella Festa, di qualche anno fa, fosse una pessima idea, tanto che  il prezioso libro sulla “Festa delle Barche di Sant’Anna” che ha scritto e consegnato alla storia, si ferma all’anno 1997, quando fu voluta  l’iniziativa del Palio che Di Massa giudicava formula estranea alle tradizioni della Festa.

Il tempo ha dato ragione  ad Andrea Di Massa: infatti poco dopo  il palio è stato abolito. Andrea Di Massa, la Festa a Mare agli Scogli di Sant’Anna ce l’aveva nel sangue e l’ha vissuta appieno fin da bambino. Nel suo libro riporta  un episodio bellissimo che con piacere riproponiamo ai lettori e a tutti quelli che amano questa festa dalle radici antiche. Prima ancora della fatidica data del 1932, anno in cui convenzionalmente si fa risalire l’inizio ufficiale della Festa di Sant’Anna, si celebrava, in forme arcaiche, un rito che aveva come momento fondante lo svago e la pausa ristoratrice: le famiglie dei pescatori conservavano piccole porzioni di cibo per consumarle, a mare sulle barche, la sera del 26 luglio. Subito dopo i pescatori sbarcavano le famiglie e andavano a pesca di fragaglie. Protagonista del  racconto genuino è un ischitano doc mandraiulo Antonio Costa poi emigrato in Argentina, che svela la simpatica storia di famiglie e di amicizia del tempo.

«A rendere indimenticabile un 26 luglio di tanti e tanti anni fa, racconta Antonio Costa, ci pensò il marito di mia sorella Memena, Luigino, pescatore. Poco prima del calar del sole cominciò a preparare la sua barca come per uno strano rito che non avevo mai visto. Di lì a poco ci trovammo tutti riuniti sul ponte: io, che avevo circa sei anni, mia madre, mia sorella ed altri parenti. Salimmo sulla barca, che Luigino conduceva sicuro. Mi accorsi che non eravamo soli. In tanti, famiglie intere, si erano imbarcati e ora tutte le barche si dirigevano veloci verso la “corrente”, per andare al di là del ponte aragonese. Arrivati nello specchio di mare dall’altra parte del Castello, sempre calmo in quel tempo d’estate, le barche puntarono tutte insieme verso gli scogli di Sant’Anna. Gli uomini remavano veloci e sorridenti verso la chiesetta dedicata alla Santa protettrice delle partorienti e proprio lì sotto si fermarono per qualche minuto. Poi, tutt’insieme ripresero a percorrere la baia, avvicinando le barche per scambiare qualche parola o salutandosi con grandi gesti da lontano. Erano tutti volti noti: gente di Ischia Ponte e della Mandra, parenti, amici, compagni di pesca per i più anziani e di giochi per i più piccoli. Come se l’intero paese si fosse dato appuntamento in quello spicchio di mare sotto la collina di Soronzano. Poi, arrivò la notte. E, mentre il cielo e il mare cambiavano colore, un grande bagliore comparve vicino alla chiesetta.

La luce del falò fu come un segnale e la scena, fino a quel momento placida e serena, si animò di nuova vita. Dalla pancia delle barche le donne tirarono fuori i grossi involti che vi avevano deposto alla partenza. Pochi gesti ed ecco pronta la cena, ricca, una cena di festa: coniglio alla cacciatora e melanzane alla parmigiana, per tutti lo stesso menù. E dai cesti comparvero le percoche baciate dal sole di luglio. Luigino, come gli altri pescatori, tirò su dal mare il cesto che custodiva il bottiglione di vino; il mare si era incaricato di tenerlo fresco durante la traversata. Chiacchiere, risate, grida da una barca all’altra spezzavano il silenzio notturno. Poi, mentre ancora si mangiava, da sotto la “corrente” comparve un’altra barca, la più bella di tutte. Si accostò veloce, iniziando a muoversi lentamente nella baia. A bordo, volto conosciuto, inconfondibile, c’era Luigi De Angelis, il barbiere del Porto, con il suo violino. E con lui a fare musica, altri con mandolini e chitarre. E Giovanni, uno scaricatore del porto dalla bella voce di tenore, cantava le vecchie canzoni napoletane. Poi, verso mezzanotte, quando il falò vicino alla chiesa cominciava ad esaurirsi, le barche, una ad una, sparivano alla vista. Ciascuno prendeva la via del ritorno, verso il Ponte o la Mandra. Lì scendevano donne e bambini, liberando in fretta le barche dei resti della cena.

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Per gli uomini, invece, si era fatta l’ora di uscire in mare, come ogni notte, per andare a conquistare il piccolo bottino quotidiano di perchie e pinit’ ‘e rré. Puntualmente, ogni anno, si andava con Luigino alla festa a mare, finché non partii per l’Argentina e il rito della barca di famiglia fu interrotto. Intanto avevo imparato a suonare la chitarra. E così, con l’arrivo di una nuova Festa di Sant’Anna, fui ingaggiato, insieme a Vincenzo Funiciello e Luigino “Quattrocchi”, per andare a suonare sulla barca dei Purificato, una famiglia originaria di Ischia che viveva durante l’inverno a Napoli. La sera del 26 aspettavamo di imbarcarci alla “marinella di terrazappata” quando vedemmo arrivare la barca dei Purificato, trasformata per l’occasione in una gondola veneziana, con lampetelle, frasche e addobbi di ogni genere. Fu una grande sorpresa. La barca, piena di gente, ci accolse e si diresse verso la baia dei festeggiamenti. Quando, oltrepassata la “corrente”, ci immettemmo nella baia, fummo accolti dalle altre barche da entusiastici battimani: quella strana imbarcazione aveva suscitato meraviglia. Come sempre quella sera le melodie napoletane ed i cori rallegrarono l’atmosfera. Ma, quando fu il momento della cena, scoprimmo che non c’era nulla: la signora Purificato aveva dimenticato le ceste a terra. Allora due ospiti si rivolsero alle barche vicine, spiegando quanto era accaduto. Non passarono che pochi attimi e già da ciascuna barca erano partiti cesti ricolmi di ogni ben di Dio, con l’immancabile coniglio a dominare la scena. Ed i canti ripresero nella baia, fino alla mezzanotte, quando i falò si spensero.

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Antonio Lubrano (antoniolubrano1941@gmail.com)

foto di Giovan Giuseppe Lubrano

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