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Ricostruzione, il decreto e tutte le sue perplessità

DI MARIA GRAZIA DI SCALA

Il tanto atteso decreto (anche) per Ischia è arrivato, e meno male che è stato modificato nella sua bozza originaria che sinceramente lasciava molto a desiderare per forma e, soprattutto, per contenuti. Il testo che circola in queste ore, che a quanto mi risulta deve essere ancora firmato ed ufficializzato, appare invece completo nell’esame di tutti gli aspetti relativi alla gestione del post-sisma, riportando praticamente i punti già legiferati dal governo in occasione del terremoto che ha colpito l’Italia centrale. Però suscita in me delle perplessità: anzitutto – e questa pare essere una costante del governo giallo verde – con riguardo alle coperture finanziarie. Si parla in esso di Genova, di Casamicciola, Lacco Ameno e Forio, ma anche di altri organi, di altri territori, di una serie di variegati interventi, di tante assunzioni presso il Ministero dei Trasporti. Le relative coperture finanziarie o non sono indicate, o sono demandate a norme di riferimento, e comunque è talora indicata la formula di salvezza “nei limiti delle risorse disponibili”: questo non è un dato positivo, e non vorrei che le disposizioni restassero solo sulla carta, come quando si è in possesso di una sentenza di condanna nei confronti di un  nullatenente.

Poi, con riferimento alle procedure per la concessione dei contributi e per la ricostruzione: tra finanziamenti agevolati, meccanismo del credito di imposta soggetto (come è ovvio) alle relative erogazioni assistite dalla garanzia dello Stato e ai provvedimenti dell’Agenzia delle entrate (che è notoriamente solerte ed efficiente solo quando deve riscuotere), caterve di documentazioni da produrre e soggette ad esame, verifica e controllo da parte della P.A., la mia preoccupazione concreta è che la ricostruzione – se avverrà – avverrà molto lentamente, con le conseguenze di cui è facile rendersi conto in tema di sistemazione degli sfollati, di ripresa delle attività e di ricaduta sul turismo.

Ma la mia maggiore perplessità riguarda l’art. 24 del testo, che fa riferimento alla definizione delle procedure di condono, ivi ricomprendendo tutti e tre i condoni, anche il famigerato cd. “terzo condono”, che notoriamente non trova applicazione sull’intero territorio dell’isola d’Ischia. I tre comuni terremotati si trovano così in una posizione solo apparentemente di favore, con riferimento al terzo condono, che non è stato affatto “approvato”, come si vocifera lasciandosi intendere che le relative pratiche sono state “accolte”. Dovranno essere esaminate tutte le domande di condono pendenti sui fabbricati distrutti o danneggiati dal sisma, e solo l’accoglimento delle istanze consentirà l’erogazione del contributo. Mi chiedo: tanti fabbricati oggetto di domanda di condono ex L. 326/2003 sono interamente abusivi. Che succederà quando quelle pratiche saranno definite con esito negativo? Come si fa a definire quelle pratiche con esito favorevole al cittadino se i fabbricati sono crollati o inagibili? Chi potrà mai certificare l’idoneità statica? Non sarebbe stato più equo porre a carico dello Stato il contributo per la ricostruzione di tutti i fabbricati crollati o inagibili che erano completi ed abitati alla data del 21 agosto 2017 (ove ovviamente sussistano i presupposti per la ricostruzione in quei luoghi)?

E come accoglieranno la notizia coloro che, pescati a caso, la casa, sita nei comuni terremotati e coperta da domanda di condono 2003, se la sono vista demolire da quello stesso Stato che ora, invece, consente la sanatoria e magari concede pure il contributo per la ricostruzione? Non sono perciò in sintonia con i sindaci degli altri tre comuni, quelli che dicono “No” al Comune unico, che ora si ricordano che Ischia è un territorio unitario e vorrebbero estendere gli effetti del terzo condono a tutta l’isola. Questo sarebbe solo di danno alla popolazione, se prima non si proceda all’avvio di una politica di programmazione e pianificazione urbanistica che possa consentire l’esito favorevole delle istanze.

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Anche per questo, riveste particolare pregnanza, ora più che mai, l’ordine del giorno da me proposto in consiglio regionale ed approvato all’unanimità, relativo alla costituzione di un ufficio unico territoriale di coordinamento tra le varie figure e fasce istituzionali per la gestione del post-sisma: ciò consentirebbe agli isolani tutti di pervenire al risultato desiderato, affrontando con serenità lo spauracchio di permessi ed autorizzazioni, liberandosi dal giogo delle amministrazioni locali che – si sa – con l’edilizia privata determinano il consenso elettorale, e soprattutto,non solo ci farebbe trovare preparati e non lasciati all’improvvisazione del singolo caso (che una bella figura ogni tanto non guasta), ma consentirebbe finalmente l’avvio di un percorso teso alla ricostruzione in sicurezza e alla prevenzione.

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Infine, mi sia consentita una riflessione. E’ tempo di avviare una seria e possibile regolamentazione dello Sviluppo nell’ isola d’ Ischia dal troppo consumo di suolo.E’ tempo di un Ente Regione capace – come deve – di programmare il proprio territorio per rispondere alle istanze dei cittadini. Il ” decretone” – mi auguro che sia emendato in sede parlamentare per la definitiva trasformazione in Legge dello Stato – segna comunque un passo importante. Sarebbe grave per la Giunta Regionale presieduta da Vincenzo De Luca se l’ Ente Regione restasse a guardare e lasciasse i cittadini isolani non solo in gravi difficoltà di sussistenza ma nella ennesima incertezza giuridica.

 

* CONSIGLIERE REGIONALE FORZA ITALIA

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