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La nave è una carretta, sull’isola “paralisi” monnezzara

Da venerdì sera il mezzo che deve trasportare i rifiuti in terraferma è fermo nel porto di Casamicciola, ufficialmente per avverse condizioni meteo: ma il problema è che il traghetto è inadeguato, visto che gli altri collegamenti sono costanti. Aziende al collasso, si cerca una soluzione tampone ma adesso i primi cittadini devono svegliarsi

questo punto i sei sindaci dell’isola d’Ischia sono pregati di battere un colpo, altrimenti dobbiamo necessariamente pensare che o siamo dinanzi a soggetti che se ne “strafottono” oppure peggio ancora che sono in malafede e vogliono evidentemente tutelare gli interessi di qualche terzo, per chissà quale oscuro motivo. Perché quanto sta succedendo sulla nostra isola nell’ambito di un servizio di vitale importanza come il conferimento dei rifiuti in terraferma, ha francamente dell’incredibile se si pensa che ormai ci troviamo nel 2020. E, incredibile a dirsi, bisogna fare i conti con problematiche che nemmeno nel “Medioevo” si sarebbero mai registrate, per colpa di chi non riesce a garantire un servizio degno di tal nome ma pretende comunque di volerlo assicurare, mettendo sempre in ginocchio la nostra comunità ma soprattutto mandando al manicomio addetti e maestranze delle aziende che curano il servizio di igiene urbana che ormai davvero non sanno più che pesci prendere.

Questi sono i fatti, per quanto possano sembrare paradossal-surreali. Gli automezzi della Nettezza Urbana hanno effettuato gli ultimi viaggi dal porto di Casamicciola verso Pozzuoli nella notte tra venerdì e sabato. Avete capito bene, e ieri eravamo arrivati a mercoledì. Cinque giorni con una nave ormeggiata nel porto ed impossibilitata a muoversi, ufficialmente per le avverse condizioni meteomarine. Ma a questo punto ci viene da interrogarci e non poco, dal momento che in questo lasso temporale non soltanto i traghetti hanno viaggiato più o meno regolarmente (specialmente in direzione Pozzuoli), ma spesso anche gli aliscafi hanno sfidato le intemperie non rimanendo ormeggiati nei porti. E allora, ci si chiede: com’è possibile che soltanto il traghetto della Traspemar non riesca a solcare il mare e raggiungere lo scalo flegreo? Non ci sono certezze, ma secondo alcune indiscrezioni – che peraltro si rincorrono da tempo immemore – il mezzo di trasporto adibito alla bisogna viaggerebbe con un solo motore. Un “handicap” non di poco conto che di fatto metterebbe in condizione il comandante (saggiamente, se così stanno le cose) nel non poter rischiare una traversata anche quando il mare è sì di quelli tosti ma non certamente impossibili. E nel frattempo, che ve lo diciamo a fare, qui sull’isola possiamo anche rimanere con le “pacche nell’acqua”.

Il problema è che adesso, dopo diversi giorni, il sistema sta letteralmente per “scoppiare”. Numeri alla mano Ischia e Forio hanno circa venti casse a terra, Casamicciola e Lacco Ameno una decina e non crediamo che nei quartieri “alti” dell’isola (leggasi Barano e Serrara Fontana) siano messi poi chissà quanto meglio. Tradotto in parole più semplici e con un solo concetto, la paralisi è totale. E allora che fare? Dovrebbero svegliarsi dal sonno, dicevamo, i nostri sindaci, che finalmente – compulsati ripetutamente anche da chi opera nelle aziende che svolgono il servizio di igiene urbana – starebbero pensando che è arrivata l’ora di sedersi attorno a un tavolo e verificare il da farsi. Si potrebbe ipotizzare di chiedere “soccorso” per alcuni giorni alla Medmar, chiedendo l’impiego di un traghetto per trasportare in terraferma quantomeno i cosiddetti rifiuti puliti (carta, cartone, plastica ecc.) ma è chiaro che ci troveremmo dinanzi ad una soluzione tampone. Che tra l’altro potrebbe piacere poco all’armatore Emanuele D’Abundo, che potrebbe anche non prendere di buon occhio il fatto di dover fare da “tappabuchi” per alcuni giorni per lasciare poi nuovamente campo libero a chi svolge un servizio in maniera approssimativa. Soggetto che a questo punto è arrivata l’ora di inchiodare alle proprie responsabilità perché si è giunti a un livello improponibile non solo per una località turistica ma finanche per un paese civile, e finalmente trovare una soluzione alternativa. Anche perché gira e rigira le cose non cambiano mai: nemmeno la fine del consorzio Cotrasir decretato dall’Antitrust ha risolto nulla, dal momento che la Traspemar è rimasta in sella. Per giunta prendendosi la briga pure in un recente passato di aumentare – pardon, raddoppiare – arbitrariamente le tariffe per un servizio di fatto effettuato in un modo tanto indecente. Intanto già ieri mattina proprio gli addetti della Traspemar hanno comunicato ai responsabili delle aziende che effettuano il servizio sul territorio – con il solito laconico e telegrafico messaggio – che anche nella notte appena trascorsa il collegamento marittimo non era garantito. Insomma, se non siamo alle barzellette ci manca davvero poco.

Nel frattempo, e vi facciamo solo qualche esempio, a Forio si è alzata bandiera bianca. Il Comune sui suoi canali social, dopo aver ricordato i problemi legati al collegamento marittimo ha informato la cittadinanza che a far data da ieri 9 dicembre ““potrebbero registrarsi alcuni disservizi. Pertanto, in una ottica di positiva e fattiva collaborazione, vi chiediamo non solo di continuare a rispettare gli orari e il calendario di conferimento, ma anche, nel caso in cui i rifiuti non vengano prelevati, di riportarli all’interno della propria proprietà evitando che gli stessi restino in strada”. A Casamicciola alla cittadinanza è stato comunicato che non sarà possibile fino al mutamento dello stato dell’arte garantire la raccolta sul territorio ma, lo ripetiamo, altrove non è che la musica sia diversa. Ma è davvero impossibile nel 2020 non riuscire a risolvere un problema del genere? Sindaci, scetateve a stu suonno, altrimenti la colpa sarà soltanto vostra.

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