Riesame “amaro”, Noè Fioretti resta ai domiciliari
Il Tribunale ha confermato la misura cautelare applicata dal Gip dopo l’arresto dei Carabinieri nei confronti del 25enne accusato di tentato omicidio nei confronti del cugino
L’accusa è di quelle gravi, e non c’era da farsi eccessive illusioni. È stata infatti confermata la misura cautelare degli arresti domiciliari per Noè Fioretti, il 25enne isolano accusato di tentato omicidio nei confronti del cugino. Giovedì 23 dicembre si è svolta l’udienza di discussione del ricorso al Tribunale del Riesame inoltrato dal legale di fiducia dell’indagato, l’avvocato Michele Calise. Il collegio ha poi reso noto l’esito ventiquattr’ore dopo, appunto confermando i domiciliari per il giovane, il quale ha sempre sostenuto che l’atto offensivo compiuto con un coltello era stata una reazione difensiva nei confronti del cugino. Parliamo dell’episodio accaduto ormai quasi un mese fa, che portò all’arresto il primo dicembre del 25enne. Quest’ultimo aveva spiegato di essersi recato dal cugino, a cui lo lega un rapporto forte seppur controverso, per comunicargli di aver maturato negli ultimi tempi la convinzione che il congiunto avesse un’influenza negativa su di sé, ai limiti del plagio, portandolo ad assumere comportamenti diversi da quelli che egli avrebbe voluto tenere.
Di qui l’emergere della volontà di allontanarsi da questa frequentazione. Cosa che comunque non era condivisa dal cugino, il 32enne D.C., che cercava di dissuaderlo da tale intento. La frequenza con cui i due si vedevano di persona è dovuta peraltro anche al fatto che D.C. si recava in un immobile adiacente all’abitazione di Fioretti, dove era attrezzata una sorta di palestra d’allenamento. In una di queste occasioni, il giovane aveva deciso di comunicargli la sua volontà di un temporaneo allentamento dei rapporti, illustrandone i motivi. Tuttavia, il cugino non l’avrebbe presa affatto bene. Secondo l’indagato, il cugino avrebbe iniziato a lanciargli ingiurie, accusandolo di non avere“attributi”, per così dire. Ingiurie sempre più pesanti tramutatesi poi in minacce, anche di morte: il duro confronto sarebbe poi sfociato in una aggressione fisica. Spintoni, ma anche l’uso di un’asse di legno – rinvenuta e sequestrata dai Carabinieri – con cui D.C. avrebbe ripetutamente colpito Fioretti, il quale avrebbe tentato di fuggire verso la propria abitazione. Nel viale antistante sarebbe stato nuovamente colpito mentre chiedeva aiuto al padre ad alta voce, contemporaneamente tirando fuori il coltello che aveva con sé nel giubbino, vista l’abituale pratica del “bushcraft”, una disciplina riguardante le tecniche di sopravvivenza nei boschi: un’arma che secondo la difesa era quindi abitualmente utilizzata per tale attività, peraltro praticata spesso proprio in compagnia del cugino. Nella concitata colluttazione, l’accusato avrebbe inferto un unico colpo, scagliato però al fianco sinistro di D.C., procurandogli le gravi lesioni che lo avevano messo in pericolo di vita per alcune ore. Il padre di Fioretti, attirato dalle urla, era giunto nel viale, coi due cugini già separatisi, il figlio con una contusione al capo, e il nipote con la ferita sanguinante al fianco. Senza perdere un attimo, l’uomo aveva caricato D.C. sull’automobile portandolo al Pronto soccorso di Lacco Ameno, dove il 32enne era poi stato sottoposto a un intervento. Dopo l’intervento dei Carabinieri guidati dal Comandante Angelo Pio Mitrione, allertati e giunti al nosocomio, e il loro successivo arrivo all’abitazione di Fioretti, quest’ultimo confermò immediatamente di aver colpito il cugino per reazione difensiva, consegnando ai militari il coltello. Lo stesso Fioretti era stato successivamente portato al Pronto soccorso, dove erano state refertate le contusioni al capo riportate nello scontro con il cugino.Alla luce dei fatti e delle immediate conseguenze, era difficile il compito della difesa, che aveva cercato di ottenere una misura meno afflittiva ma, almeno per ora, Fioretti resta ai domiciliari.