CRONACA

Riesame per Capuano, gli avvocati respingono le accuse e sperano nella scarcerazione

Ieri mattina si è svolta l’udienza dinanzi ai giudici della III Sezione di Roma alla presenza dei legali di fiducia del giudice in servizio a Ischia, Maurizio Lojacono e Giuseppe Fusco

Un nuovo importante e significativo passaggio, uno step che forse potrebbe risultare addirittura decisivo. Ieri mattina a Roma si è svolto il Riesame per Alberto Capuano, il magistrato in servizio presso la sezione distaccata di Tribunale di Ischia finito in carcere a seguito di un’indagine condotta dalla Procura della Repubblica di Roma.

Una giornata cominciata in maniera davvero inclemente per la difesa del magistrato, dal momento che i disagi ed i ritardi dei treni che hanno reso il lunedì davvero nero in termini di trasporti hanno fatto iniziare l’udienza quando ormai mezzogiorno era stato superato da qualche minuto. La discussione con i giudici della III Sezione del Riesame capitolino è durata davvero parecchio, al punto da terminare intorno alle 14.30.

I difensori hanno ribadito come non ci sia stata nessun tentativo di avvicinare un magistrato della Corte di Appello, che peraltro l’indagato sapeva già essere andato in pensione. E anche relativamente ai lavori al centro estetico della moglie, sono state esibite le ricevute di pagamento che attestano come i fondi spesi fossero nella disponibilità del 60enne giudice monocratico. La decisione dovrebbe arrivare nella giornata odierna

La difesa di Alberto Capuano – che era rappresentato dagli avvocati Maurizio Lojacono e Giuseppe Fusco – si è detta soddisfatta del faccia a faccia, che ovviamente aveva l’intento di smantellare l’impianto accusatorio che è stato montato nei confronti del proprio assistito, che tuttora si trova ristretto in carcere. Sono stati tanti i tasti su cui i legali hanno tenuto a manifestare l’assoluta estraneità ai fatti di Capuano, in particolare è stato posto l’accento con particolare e reiterata attenzioni verso le eventuali pressioni che l’indagato avrebbe dovuto esercitare nei confronti di un magistrato della Corte di Appello. Dati (e date) alla mano, Lojacono e Fusco hanno voluto sottolineare come nel momento in cui al giudice in servizio a Ischia fu chiesta questa intercessione, il suo papabile interlocutore aveva già ottenuto il pensionamento. Insomma, Capuano lo sapeva e a chi gli chiedeva un “favore” aveva finto di manifestare un possibile interessamento solo per evitare che proseguissero le pressioni a suo carico. E nello specifico, relativamente al caso Liccardi, anche il periodo delle intercettazioni telefoniche risale cronologicamente a un momento in cui il giudice di Corte d’Appello non era più in servizio: insomma, un “avvicinamento” a questo presidente sarebbe stato materialmente impossibile. Di fatto, non avrebbe nemmeno partecipato all’udienza in programma a fine mese.

Ma la difesa ha prodotto anche un’altra serie di documenti atti a dimostrare l’innocenza di Alberto Capuano. Alcuni di questi, ad esempio, sono inerenti ai lavori eseguiti presso il centro estetico gestito dalla moglie: tutti i materiali, ricevute alla mano, sono stati acquistati e regolarmente pagati con bancomat o carta di credito direttamente dal dott. Capuano e che allo stato dell’arte una sola impresa risulta non pagata ma solo perché non ha ancora ultimato i lavori. Lo stesso viaggio in Colombia non sarebbe affatto un favore fatto da terzi al magistrato, ma è stato sempre pagato con i fondi nella disponibilità dell’indagato e dunque non rappresentano affatto – come sosteneva l’accusa – il corrispettivo per qualche “piacere” nei confronti di soggetti terzi. La decisione potrebbe essere arrivata nella tardissima serata di ieri o al massimo nella giornata odierna, è chiaro che i legali sperano che a carico di Alberto Capuano possa essere applicata una misura meno afflittiva rispetto a quella della permanenza dietro le sbarre.

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Il magistrato finì in manette lo scorso 3 luglio nell’ambito dell’Operazione ribattezzata “San Gennaro” dagli inquirenti e di un’indagine anticorruzione della Procura capitolina, da cui sarebbero emersi anche dei collegamenti con la camorra (reato, tra l’altro, che non viene contestato a Capuano)., Insieme a lui furono arrestati il consigliere circoscrizionale della X municipalità di Bagnoli, Antonio di Dio, l’imprenditore Valentino Cassini e il pregiudicato Giuseppe Liccardo, ritenuto da investigatori ed inquirenti vicino al clan Mallardo di Giugliano. Gli arresti domiciliari furono invece stati disposti nei confronti di Elio Bonaiuto, avvocato del foro di Napoli. Capuano era già stato indagato dalla Procura di Roma per presunte utilità o vantaggi incassati in cambio di una gestione morbida del patrimonio dei fratelli Ragosta, accuse poi archiviate. Due anni di indagini, almeno tre mesi di intercettazioni, con una cimice piazzata nell’ufficio dell’ex gip partenopeo. Accuse dalle quali però uscì completamente prosciolto. L’accusa riferisce anche che Capuano avrebbe ricevuto biglietti aerei, tessere gratis per stabilimenti balneari e perfino pastiere e bottiglie di vino: tra le utilità che otteneva in cambio di favori. Accuse, queste, che però lo stesso Capuano – prima ancora del Riesame – aveva decisamente respinto al mittente già quando fu interrogato a Roma dal gip.

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